Alessandro Fugnoli, Strategist di Kairos, illustra il cambio di narrazione dei mercati: dall’accelerazione della crescita delle Borse alla recessione globale. La differenza sono le Banche Centrali più accomodanti, che danno forte sostegno alle Borse e ai bond, orientate sempre più ad una politica espansiva.
Da un mese all’altro le differenze nella psicologia dei mercati non potrebbero essere più grandi. Ai primi di maggio la narrazione, una narrazione diffusa era quella del melt up, cioè di una esplosione verso l’alto, di un’accelerazione della crescita delle borse, che pure già durava dall’inizio dell’anno, ed era stata estremamente sostenuta. Passa un mese, e la narrazione che si va diffondendo è quella di una recessione globale, se non imminente comunque nei prossimi 6-12 mesi. Siamo tornati anche al clima del quarto trimestre, almeno in parte. Nel quarto trimestre si prevedeva anche allora la fine della crescita del ciclo decennale di crescita, Le borse erano calate drammaticamente… però c’è una grossa differenza: che allora la FED era ancora orientata verso una politica di rialzo dei tassi per il 2018, per il 2019, per il 2020. A questo punto invece sappiamo che la FED è come minimo orientata alla pazienza e alla stabilità, e se dovrà cambiare la struttura dei tassi questa cambierà verso il basso. Questa è una grossa differenza, che dà un forte sostegno alle borse, che infatti per il momento sono scese molto meno che nel quarto trimestre dell’anno scorso, e dà anche sostegno ai bond, che sono in una situazione di notevole forza, soprattutto quelli di alta qualità, proprio perché anche essi aspettano una politica, non sono della FED, ma di tutte le banche centrali, ormai orientata di nuovo, in misura sempre più decisiva, verso verso una politica espansiva.
Da una parte c’è stata una pausa di consolidamento, di cui parlammo, abbiamo anche parlato il mese scorso, e che si sarebbe comunque manifestata estendendosi tra maggio e giugno, ma a questo si sono accompagnate due evidenze. Una, un rallentamento nella crescita americana. E’ successo che nei primi mesi dell’anno, vedendo l’economia riprendersi, e vedendo i mercati finanziari riprendersi, molte imprese, molte aziende hanno accumulato scorte, e ora queste scorte sono da vendere, e quindi la produzione ristagna, però si tratta di un fenomeno passeggero. L’altro fenomeno, invece più preoccupante, è quello della rottura delle trattative tra Cina e Stati Uniti, e di un inasprirsi dei toni, e di una trasformazione del conflitto tra Cina e Stati Uniti, da puramente commerciale, a sempre più strategica, quindi un conflitto che si estende alla sfera politica, alla sfera tecnologica, ed in prospettiva alla sfera delle tecnologie militari. Questo ha creato preoccupazione, unitamente alla inattesa misura presa da Trump nei confronti del Messico, che non ha una logica commerciale, ma una logica interna, perché le sanzioni contro il Messico sono funzione della politica migratoria. Il Messico permette di fatto il passaggio sul suo territorio dell’immigrazione proveniente dall’America Centrale e Meridionale, e Trump usa l’arma delle sanzioni commerciali per un un obiettivo che non è commerciale. Questo disorienta i mercati e crea una situazione nuova indefinita.
A mio avviso la situazione non è così compromessa come in certi momenti i mercati ritengono. Primo, perché come abbiamo visto le banche centrali sono di nuovo orientate verso una politica di sostegno dell’economia e dei mercati, e poi perché le trattative commerciali certo hanno avuto una forte battuta d’arresto, ma potrebbero anche riprendere. L’imprevedibilità di Trump gioca nelle due direzioni, nella direzione negativa, ma anche in certi momenti nella direzione positiva, ma poi più strutturalmente, sostanzialmente, i dati macroeconomici e dei profitti delle società, in particolare negli Stati Uniti, non sono compromessi, e c’è ancora crescita negli Stati Uniti; certo è meno brillante del trimestre scorso, ma non siamo ancora in una situazione che può far pensare con convinzione a una recessione imminente, quindi molto probabilmente i mercati troveranno un nuovo equilibrio. La FED, così come era successo nel quarto trimestre, ritiene la situazione economica migliore di quanto non stiamo facendo i mercati. Nel quarto trimestre ha avuto ragione, e molto fa pensare che possa avere ragione anche questa volta.
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