Mercati emergenti. Sono da mettere in portafoglio secondo Goldman Sachs | VideoFinanza

Loredana La Pace, country head per l’Italia di Goldman Sachs Asset Management spiega la view della casa di gestione per il 2019: preferenza per i mercati emergenti sia per quanto riguarda il comparto azionario sia per il comparto obbligazionario.

L’azionario emergente è l’asset class che potrebbe riservare maggiori opportunità di rendimento nei prossimi mesi grazie a un ritmo di crescita che nei paesi in via di sviluppo continuerà a sovraperformare quello delle economie sviluppate. È questa l’indicazione principale di Loredana La Pace, che guarda in particolare alla Cina.

Come vedete il quadro macroeconomico per l’anno in corso?

L’espansione globale proseguirà a un ritmo più moderato. Negli Stati Uniti a causa della saturazione della capacità produttiva, in Europa per il progressivo ritiro degli stimoli fiscali e monetari e in Cina perché, dopo l’ultimo congresso del Partito Comunista, i policymaker potrebbero focalizzarsi sul risanamento degli squilibri piuttosto che sulla crescita. Negli altri mercati emergenti ci aspettiamo che il differenziale di crescita con le economie sviluppate continui a crescere, supportando le performance di questi paesi“.
Inoltre, quest’anno inizieranno a farsi sentire gli effetti della transizione verso politiche monetarie meno accomodanti. Negli Usa, le condizioni finanziarie sono più favorevoli e il calo della disoccupazione sta accelerando. Crediamo che la Fed dovrà proseguire con una politica monetaria restrittiva per evitare un eccessivo surriscaldamento dell’economia. In Europa, il quantitative easing (l’acquisto di asset per generare liquidità aggiuntiva sul mercato, ndr) continuerà probabilmente a sostenere l’economia, ma prevediamo un continuo rialzo del tratto più estremo della curva, a conferma del fatto che anche la Bce è sullo stesso sentiero”.

Quali asset class prediligere?

I mercati azionari sono quelli a cui guardiamo con maggior favore. Dopo la corsa del 2017, ci aspettiamo rendimenti moderati ma ancora positivi, sostenuti dalla crescita economica e dal buon livello degli utili societari. A livello globale preferiamo l’azionario emergente rispetto alle economie sviluppate. Mentre tra i mercati sviluppati puntiamo su Europa e Giappone, dove le valutazioni relative sono favorevoli e la ripresa della spesa per investimenti globali è maggiore rispetto agli Usa. Per quanto riguarda l’obbligazionario governativo crediamo che i prezzi di mercato stiano sottostimando il ritmo dei futuri aumenti dei tassi della Fed e che negli Usa il basso livello di inflazione visto nell’anno appena concluso sia un fenomeno temporaneo. Più in generale, il rischio di una politica fiscale statunitense più espansiva, il dibattito sulla possibilità futura che la Fed fissi un obiettivo di inflazione superiore e i rischi relativi al rallentamento dei flussi globali del Qe suggeriscono nel complesso la necessità di un maggior premio per il rischio dei titoli di Stato”.

Qual è invece la vostra view su materie prime e valute?

I tagli alla produzione decisi dall’Opec (organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) potranno portare le valutazioni del greggio a valori minimi di 40 dollari al barile, mentre l’ampia offerta di shale oil ne limiterà il prezzo massimo a circa 60 dollari al barile. Prevediamo anche che il mercato delle materie prime in generale non uscirà dal proprio range di negoziazione, motivo per cui queste ultime costituiscono un’area interessante per un approccio più dinamico all’asset allocation. Infine, per l’area valutaria, prevediamo una sovraperformance del dollaro, grazie ai differenziali dei tassi di interesse che dovrebbero sempre più favorire gli Stati Uniti. Le valute dei mercati emergenti dovrebbero continuare a beneficiare del contesto di crescita globale e bassa inflazione, nonostante i possibili aumenti della volatilità”.

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