Come l’intelligenza artificiale sta entrando gradualmente nell’Asset Management e sta cominciando a giocare un ruolo su come l’intero settore, in primis la gestione, stia ripensando il mix di competenze necessario per stare sul mercato. Intervento a cura di Luca Bartolini, Responsabile Comunicazione e Marketing Digitale di Arca SGR, per la puntata di Advisor Talk dedicata al Fintech.
Il settore finanziario, a livello globale, è un mercato da un trilione di dollari in revenues. Più della metà di questi vengono reinvestiti in capitale umano. Sembra probabile che nei prossimi anni questa quota decresca. Lo farà per una generale riduzione delle fee, attesa principalmente come conseguenza di cambiamenti normativi (come MIFID2).
Di contro, si osserverà uno spostamento di investimenti sempre più massicci in machine learning, big data e sicurezza informatica. Si va verso uno scenario in cui le tecnologie di apprendimento automatico, che producono informazioni dai dati, saranno indispensabili per un asset manager. Già oggi diventa cruciale cominciare ad affiancare, a risorse con competenze finanziarie, risorse con competenze tecnologiche.
A medio termine, invece, è ipotizzabile la nascita di professionalità ibride, con competenze sia tecniche (scrittura di codice) che finanziarie (mercati). Del resto, se l’AI avrà un ruolo crescente nelle nostre vite, non possiamo aspettarci che l’asset management faccia eccezione. L’AI, però, non sostituirà di certo tutto ciò che facciamo oggi. La speranza è che possa renderci più efficienti ed efficaci nelle cose che facciamo; ci consentirà di focalizzarci sugli aspetti realmente differenzianti ed a maggiore valore aggiunto.
Quindi, l’AI non sarà certo la fine del portfolio manager; ma sarà un’evoluzione della professione. Evoluzione verso una figura di programmazione e controllo del sistema, a cui continueranno a fare capo le decisioni strategiche.
Uno scenario operativo ipotizzabile è quello in cui molte operazioni saranno eseguite da algoritmi di autoapprendimento. Saranno seguiti da professionisti di alto livello che, quando necessario, inseriranno nel sistema decisioni umane.
Con lo sviluppo delle reti neurali, macchine per l’apprendimento profondo che che mimano, per adesso solo vagamente, l’attività dei neuroni cerebrali, è prevedibile che l’AI abiliterà gli asset manager anche ad altro. Questo altro sarà processare dati in maniera sempre più sofisticata. Lo scopo sarò scoprire pattern ed opportunità non ancora individuati nei mercati, generando ipotesi per poi segnalarle successivamente agli umani.
Man mano che le macchine aggiungeranno più valore, cambierà la natura del lavoro dei gestori di fondi. Le loro view, però, continueranno a giocare un ruolo non sostituibile anche nell’era dell’intelligenza artificiale. Sarà per forza la fine dello stock picking vecchia scuola? Non necessariamente, almeno finché riuscirà a produrre rendimenti per gli investitori. La stessa AI, in definitiva, verrà valutata in base alla stessa capacità.
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