Ma alla fine l’intelligenza artificiale ci toglierà il lavoro si o no? Proviamo a capirci qualcosa, con l’aiuto di Mauro Del Rio, in questa eterna diatriba tra apocalittici e integrati.
Sembra che il dibattito tra questo tema sia tra i potteriani (quelli a favore dell’intelligenza artificiale, che farà solo cose meravigliose), ed i voldemortiani, che pensano l’esatto contrario.
L’intelligenza artificiale cambierà tutto. Cambierà il lavoro di tutti, ad ogni livello. L’esempio di quel pool di avvocati che ha fatto una gara con un algoritmo nell’interpretazione di una legge (ed ha ovviamente perso) è sintomatico. L’algoritmo funziona meglio di un avvocato su attività automatiche e ripetitive, e non ci vuole un genio a capirlo.
E non è una questione legata solo a lavori ripetitivi. Basta pensare ai video. Anche il montaggio video può essere gestito, e meglio, con un’intelligenza artificiale.
Tutti saremo impattati dall’intelligenza artificiale, o dalla robotica. Il nuovo robot di Boston Dynamics apre la porta. A cosa servirà, nel futuro, il concierge di un albergo? In più, ovviamente, i robot non dormono, non mangiano, non perdono la testa per qualcuno… Quindi, ci spazzeranno via, e con facilità.
Questa tesi è rafforzata da un ex membro di Google Cina, una delle voci più autorevoli in tema Asia ed investimenti in quel continente. In un recente articolo, ha detto chiaro e tondo che l’intelligenza artificiale toglierà lavoro a tutti. Ed è la transizione più veloce della storia dell’umanità.
Se prima serviva qualcuno per fare un certo mestiere, adesso e/o nel futuro non servirà più. Oppure questo qualcuno servirà ancora, ma non è detto che guadagni la stessa cifra di prima; alcune attività verranno certamente tolte, e quindi si guadagnerà di meno.
Saranno invece creati un numero elevato di nuovi lavori. Assolutamente sì. E basta pensare ad un’invenzione come l’ascensore, che ha reso possibile nel passato lo sviluppo dei grattacieli, chiaramente dovuto alla possibilità di fare molti piani senza fatica. Prima, sarebbe stato sciocco ed antieconomico realizzare un grattacielo di 100 piani da dover fare a piedi… Prima dell’aeroplano non c’erano la hostess, il pilota, e molti altri lavori collegati a quel nuovo mondo.
Quindi ci saranno una marea di nuovi lavori che ad oggi neanche ci immaginiamo. Magari l’auto senza pilota sostituirà i tassisti. Ma, forse, il tassista si trasformerà in una guida, e fornirà un valore aggiunto che saremo disposti a pagare.
Il primo è sul tempo che ci vorrà a fare la transizione verso un futuro totalmente algoritmico e robotico. Quanto ci vorrà a togliere un certo tipo di lavori e ad introdurne altri? Bisogna formare, educare, “riskillare” le persone, ed un sacco di gente resterà a spasso.
Un altro è sull’impostazione stessa dell’industria moderna, e non se ne parla molto. Mauro del Rio, il fondatore di Buongiorno.com, uno che di digitale ne sa davvero parecchio, ha postato una slide interessante negli scorsi giorni. In essa si faceva notare come le aziende tech oggi facciano i ricavi delle aziende automotive degli anni ’90, con un decimo dei dipendenti ed abbiano capitalizzazioni di borsa molto più grosse ed importanti. E’ proprio il modo di produrre che è cambiato.
Ci sono due ordini di ragioni. Una di ordine più macroeconomica ed una dell’industria digitale.
Quella macro è che dalla Detroit degli anni ’90 c’è stata, davvero, la globalizzazione. I mercati digitali sono globali e molto concentrati. I vincitori digitali hanno quote molto, molto grandi che gli permettono una grandissima efficienza.
L’altro tema è che questi, spesso, sono business di piattaforma. Probabilmente è molto vero per Apple, sicuramente è molto vero per Google, Facebook ed Amazon. Costruiscono una piattaforma ed hanno i dipendenti per farlo. Ma non fanno il prodotti/i prodotti. Il prodotto di queste piattaforme sono i contenuti prodotti da chi le utilizza. Se un prodotto lo fa l’utilizzatore, ci vogliono meno dipendenti. Logico, no?
In altre parole, la priorità dell’azienda oggi non è creare il posto di lavoro, ma sempre maggiore efficienza. Se ci si attende che la soluzione ai posti di lavoro, in futuro, arrivi dalle aziende… beh, buona fortuna.
Le considerazioni devono essere più di tipo politico, o filosofico. Se c’è tanta ricchezza, e meno bisogno di lavoro, forse bisogna pensare altri modi di condividere o distribuire la ricchezza. Sono questioni antiche, improvvisamente molto moderne.
Non esistono soluzioni domestiche o nazionali. Si tratta di un dibattito e di un tema globale. Come tale va affrontato.
Si è ancora in tempo per ammorbidire l’urto violento di questo futuro? Da un lato bisogna non far finta che non succederà nulla; dall’altro non pensare che l’IA sia la fine del mondo. Bisogna collaborare insieme a questa evoluzione. Sennò rimarranno solo delle non-soluzioni.
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