Dazi commerciali. Una (breve) storia delle guerre del commercio | CNBC International

Polli e camion sono solo alcuni degli obiettivi dei recenti scontri commerciali. Lo storico del FMI Harold James fa attraversare la storia delle guerre commerciali nel 20 ° secolo con Elizabeth Schulze della CNBC a Washington.

Introduzione

Tutti parlano della possibilità di una guerra commerciale. Ma le guerre commerciali non sono niente di nuovo. Ci sono già state.

Il FMI

Corretto iniziare da qui. Il FMI fu fondato proprio per prevenire le guerre commerciali, alla conferenza di Bretton Woods nel 1944. Una delle grandi narrazioni del’epoca fu che la Grande Depressione aveva avuto le sue origini in una guerra commerciale. Per la precisione, ebbe origine con un dazio, la legge Hawley-Smoot.

Questa legge prende il nome dai due propositori, il Senatore Reed Smooth ed il Deputato Willis Hawley. Essa nacque come una serie di dazi per proteggere gli agricoltori americani. Arrivò al Congresso, e ciascun deputato e sentore volle aggiungere qualcosa che riguardasse il proprio distretto. Quindi diventò qualcosa di immenso, praticamente un compendio di dazi nei confronti di qualsiasi prodotto si potesse pensare (furono circa 20.000).

Quindi, in pratica, si pensò di mettere un dazio sulla seta dal Giappone in modo che si comprasse più seta americana?

Esattamente. Rendere i prodotti provenienti dall’estero più costosi in modo da “costringere” gli americani a comprare prodotti americani. Ma non funzionò. E non lo fece perché ci fu una rappresaglia. Ebbe, anzi, conseguenze molto, molto disastrose. Rese le merci più costose per la stragrande maggioranza della popolazione.

Cosa accadde dopo

Dopo la Hawley-Smoot, le nazioni iniziarono ad fare accodi commerciali per rimuovere i dazi, e promettere di non farne i ulteriori. Dagli anni ’50 del secolo scorso al 2012-2013, il commercio mondiale è cresciuto più della produzione industriale mondiale.

Questo, però, non ha voluto dire la fine delle guerre commerciali. Per esempio, ci fu la cosiddetta “guerra dei polli” degli anni ’60. Gli europei, ed in particolar modo i tedeschi, amavano il pollo congelato americano, che era anche economico, e ne compravano tanto. Gli allevatori di polli tedeschi non erano chiaramente contenti di questo; quindi, gli europei tassarono i polli americani, e gli USA fecero la loro rappresaglia, anche se in altre aree commerciali, come i famosi furgoncini della Volkswagen. La “tassa sui polli” su alcuni modelli di camion esiste ancora oggi, in America.

Non tutto il male vien per nuocere…

Non tutti gli scontri commerciali finiscono male, però. Basta pensare agli scontri tra l’America ed il Giappone negli anni ’80. A quell’epoca, il Giappone esportava tantissimo materiale di consumo elettronico verso gli USA, e non solo. Le auto giapponesi, ad esempio, erano il 6% del mercato americano nel 1973, ma arrivarono al 21% nel 1980. L’America, quindi, volle diminuire il proprio deficit commerciale con il Giappone, quindi mise dei dazi su alcuni di questi prodotti. I dazi fornirono all’America la leva per negoziare nuovi accordi commerciali. Quindi, non necessariamente finisce tutto in una catastrofe.

Cosa si può imparare da tutto questo, anche in riferimento alla storia recente?

In generale, le guerre commerciali sono molto distruttive e dirompenti. Potrebbero riportare il mondo sull’orlo della recessione. Ma gli scontri commerciali accadono in continuazione. Ci vuole una cornice internazionale per negoziare questi scontri commerciali, altrimenti potrebbero aumentare rapidamente. La grande lezione da tenere a mente è proprio questa.

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