Dopo 3 settimane in Cina, Marco Montemagno fornisce alcune considerazioni sul mercato cinese, sullo sviluppo tecnologico e sulle opportunità attuali.
La prima considerazione, ovvia, ma difficile da vedere finché non ci si va di persona, è la scala. Cioè i numeri. Che sono incredibili. Per esempio, 900 milioni di cinesi sono su WeChat, che è tipo WhatsApp, ma è anche molto di più. Di fronte a numeri così, è impossibile chiudere gli occhi.
Come entrare in questo mercato, che è molto complesso? Ed è anche molto diverso da quello occidentale. Per esempio, non ci sono Instagram, Facebook, YouTube (ma WeChat fa anche questo, ndr.). La Cina ha le sue piattaforme: Weibo è come Twitter, per esempio. E Youku è come YouTube. Si tratta di piattaforme chiuse. E, per entrarci, bisogna seguire logiche diverse da quelle a cui si è abituati. Oggigiorno, non si può pensare di non avere a che fare con la Cina.
Un’altra considerazione è lo spropositato numero di cellulari che ci sono, e quanto vengano usati. Il cellulare è usato molto di più che in Europa. Tutto, ma proprio tutto, passa da lì.
I pagamenti. Fa impressione entrare in un negozio, tirare fuori la carta di credito, e chiedere se si può pagare con carta. Si viene guardati come se si fosse appena usciti dall’era glaciale. Lì si usano sistemi come AliPay, dove viene scansionato il QR Code, e si paga così. Quindi il sistema di pagamento è molto più avanzato rispetto al nostro. La piattaforma (tipo Facebook o WhatsApp) fa anche da banca. I soldi sono versati lì, ed i movimenti di soldi sono effettuati dalla piattaforma.
Livello di avanzamento tecnologico. Un tempo i cinesi erano famosi per copiare tutto (a basso costo, e con bassa qualità, ndr.). Alibaba, oggi, è avanti anni luce rispetto all’occidente. In alcune città, sperimentalmente, sono in grado di fare l’analisi del traffico… e cambiare il colore del semaforo in base a come è il traffico stesso. Chiaro che cosa come queste si possono fare solo con una stretta connessione col governo. In Europa non sarebbe possibile per una società privata, a ameno che il governo non lo permettesse. Ed oggi non pare che sia così.
Espansione. Xiaomi e compagnia cantante non guardano solo al mercato cinese, ma anche al resto del mondo. Non restano confinati, anzi, aprono negozi monomarca come se piovesse. I cinesi non rimangono e non rimarranno solo in Cina con la ciottolina di riso in mano. Tutt’altro. Bisognerà stare attenti alle loro mosse, perché ogni volta che un big player cinese fa qualcosa, questo qualcosa riguarda tutti i settori, non solo quello tecnologico.
Produzione. Ovviamente, pazzesca. MoBike, per esempio, presente in Italia a Milano e Firenze, produce 100.00 biciclette al giorno. Ci sono nazioni che possono essere invase dai loro prodotti con solo un giorno di produzione.
Non ci sono edicole. Non ci sono giornali cartacei (una volta erano famosi per i tazebao, dove venivano affisse le pagine del giornale di partito, ndr.), è tutto su cellulare. Ci sono libri, ovviamente, ma niente quotidiani cartacei. E niente edicole, appunto. La carta non sopravviverà (per l’informazione): questo è quanto i cinesi stanno dicendo al mondo.
Social media. Numeri pazzeschi, piattaforme chiuse. Ma i numeri, soprattutto. Ci sono iniziative che fanno 1 milione di follower… in 1 giorno.
Molta tecnologia in giro. Didi (il rivale di Uber, che nel frattempo se ne è andato dalla Cina) dappertutto. Ma anche il concorrente di Didi, che il giorno del lancio si è impossessato, in un solo colpo, del 30% del mercato. Il concetto chiave è che non importa essere per forza i primi per forza per avere successo. Si può arrivare dopo, dopo che un mercato è stato abituato a quel tipo particolare di servizio/prodotto, ed avere comunque successo.
Internet of Things, sensori. Altro grosso tema. Huawei grosso player in questo campo. Sensori nei parcheggi, ad esempio, per rilevare se si paga o meno, senza macchinette apposite a cui doverlo fare e poi mettere inutili bigliettini. Oppure schermi fuori dai bagni in una stazione ferroviaria di Shangai, per vedere quale bagno sia occupato e quale no. La tecnologia, insomma, pervade tutto.
Ma c’è un ma. Ci sono ancora molte cose in cui c’è una discreta arretratezza. Ed è anche ovvio. Non può certamente essere tutto oro ciò che luccica.
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