Risparmio e impresa. Un’Italia migliore è possibile | Mercati che fare

I PIR contribuiscono all’effervescenza di Piazza Affari. Che cosa sta succedendo? Quali sono le tematiche che stanno creando valore in Borsa? Risparmio e impresa: un’Italia migliore è possibile. L’analisi delle esperienze dei paesi che ci hanno preceduto e dell’impatto su risparmiatori e impresa Italiana fatta attraverso dati, confronti, e l’attenta disamina del giornalista di economia e finanza Paolo Zucca.

Introduzione

Nei primi sei mesi dell’anno, i mercati azionari hanno dato soddisfazioni. L’indice delle borse mondiali ha messo a segno un +11%. La capitalizzazione mondiale è cresciuta di 11.000 miliardi di dollari. Una ritrovata fiducia che ha spinto molte aziende a scegliere la Borsa per raccogliere nuovi capitali. Il tutto, ovviamente, attraverso le cosiddette IPO, cioè le offerte pubbliche di acquisto dei titoli di una società che si quota per la prima volta.

Anche in Italia, in questo ambito, il segnale è positivo. Il primo semestre 2017 ha registrato 11 nuovi ingressi, rispetto ai sette dello stesso periodo del 2016. La raccolta è stata di 560 milioni di euro.

Il mercato più dinamico è quello dell’AIM Italia, cioè il segmento di Borsa Italiana dedicato alle PMI pronte per il debutto a Piazza Affari. Un mercato sempre più liquido, la cui capitalizzazione raggiunge i 4 miliardi; e gli scambi giornalieri, ormai, sono più che quadruplicati.

A questo dobbiamo aggiungere la performance positiva del suo indice, il FTSE AIM, +23% da inizio anno. L’aumento della qualità delle società quotate e l’aumento delle raccolte ad esse correlate sono da mettere in relazione soprattutto ai PIR. Questi ultimi, come noto, hanno nelle PMI il loro principale universo di investimento. Un quadro più che positivo che lascia ben sperare. Il listino delle PMI, grazie a questo dinamismo ritrovato, potrebbe replicare le altre esperienze internazionali di successo, Francia e Gran Bretagna in primis.

Cosa sta succedendo? Risparmio e crescita sono in salita in tutto il mondo, e l’Italia, per una volta, non è più il fanalino di coda…

C’è una liquidità, sia dai PIR che da altro, che sta arrivando sul mercato azionario. In generale, ci sono dei soldi che stanno cercando una remunerazione. Una quota di azionario è sempre utile; chi non la ha, è ben che si ponga il problema di averla.

C’è una fiducia rinnovata degli investitori, delle famiglie; si guarda, finalmente, alla fine della grande crisi. La Borsa ne beneficia, e l’effetto PIR, come delineato, è notevole.

piazza affari
piazza affari

La performance italiana è addirittura superiore a quella dell’omologo europeo ed americano.

La liquidità, quindi sta trainando davvero tutto il sistema italia?

Certamente. Stiamo comunque assistendo ad un recupero dato da un precedente forte deprezzamento di Borsa Italiana. Le prospettive sono notevoli anche per i prossimi mesi, anche se ci avviciniamo alle elezioni. Presenza della liquidità e ritorno della fiducia sono due elementi positivi. E’ il contesto migliore per investire, con le attenzioni del caso, però.

Come investire? Mercato diretto, risparmio gestito o PIR? Cosa deve guardare il risparmiatore?

Un privato fa fatica a tenere d’occhio le informazioni che servono per investire direttamente. Il risparmio gestito è sicuramente una scelta più giusta e serena. Bisogna però saper colloquiare con chi gestisce i soldi altrui. Non è una delega in assoluto; il risparmiatore deve essere informato e sapere di cosa parla quando parla con un consulente finanziario. Non ci sono vie di mezzo.

La scelta, in questo momento è molto ampia. Bene è essere informati sul rapporto prezzo/utili, solitamente usato per vedere quanto sia correttamente prezzato un titolo. E gli utili in questione devono essere utili buoni, cioè generati dall’impresa per il lavoro che fa.

I PIR sono una forma di risparmio gestito. Molto indirizzata, anche a livello di regole…

C’è anche un chiaro beneficio fiscale, a vantaggio del risparmiatore. E poi è un’investimento in più anni.

I PIR hanno avuto un grandissimo successo, anche superiore alle aspettative. Sono una grande prospettiva, non solo per il risparmiatore, ma anche per l’economia, soprattutto per le PMI. E’ un settore nuovo, che probabilmente necessiterà di aggiustamenti. E’ una prospettiva collettiva di investimento per le PMI, di cui l’economia ha molto bisogno.

Negli altri Paesi i PIR sono già attivi da tempo. In Giappone, invece, li hanno attivati solo due anni prima che in Italia, nel 2014. Cosa è successo, nel frattempo?

I PIR continuano la loro corsa. Le più recenti stime prevedono una raccolta di più di 67 miliardi in 5 anni. In cosa si tradurrà questo afflusso di capitali per l’Italia? Altre nazioni hanno già fatto queste esperienze: Canada, Francia e Gran Bretagna, per esempio.

Una realtà molto simile alla nostra, come propensione al risparmio, ed altre caratteristiche, è il Giappone. I PIR del Sol Levante si chiamano NISA. Dalla loro introduzione, hanno rilanciato i mercati e la capacità produttiva del Paese. In tre anni, sono stati raccolti 78 miliardi di €. Ed oltre 250 nuove aziende hanno scelto di quotarsi.

Borsa Italiana conta attualmente nel complesso, solo 321 aziende quotate. Basta fare un rapido calcolo per capire che l’effetto PIR potrebbe diventare sinonimo di rivoluzione.

Con una capitalizzazione di Borsa di 500 miliardi, una settantina in più ne rappresenterebbero circa il 12-13% in aggiunta…

Paradossalmente, non ci sono abbastanza società per la mole di denaro che sta arrivando. Ne stanno arrivando altre, ma attenzione a fare uno screening tra quelle veramente buone, e quelle che lo sono meno.

Proprio in virtù di questo, la scelta del fai-da-te non pare azzeccata. E quindi, ancor di più, pare opportuno rivolgersi al risparmio gestito, che di lavoro fa un opportuno screening a priori di queste aziende.

C’è un altro fattore positivo da considerare. Queste aziende che si sviluppano creano lavoro. Con nuovo lavoro si crea nuovo risparmio: è un chiaro circolo virtuoso. Ed il nuovo risparmio poi può essere trasformato in nuove spese e nuova crescita, ed in nuovi investimenti, e così via.

La detassazione dei PIR, quindi, finirà per essere compensata proprio da questo nuovo circolo virtuoso. Non solo, ma le imprese imparano ad essere trasparenti, a programmarsi nel corso degli anni.

Visto come è strutturato, il PIR può svolgere anche la funzione di risparmio vero e proprio? Nel senso di modalità per lasciare qualcosa ai figli, per integrare la pensione…

Certamente sì. Guardando al medio-lungo periodo, si cerca di dare una spinta alla creazione di nuovi posti di lavoro. Ma può certamente anche essere programmato per l’ultima parte della propria vita. Ed anche per questo è esente dalle tasse di successione.

Anche i benefici fiscali, va detto senza mezzi termini, stanno fungendo da volano al successo dei PIR.

Quindi, se funzionano davvero bene? Perché non li hanno attivati prima? Visto che copiare diventa semplice…

Certamente. L’unico dubbio reale è la capacità dei gestori di saper davvero selezionare il meglio tra tutte le proposte di nuove aziende che ci sono. Ma va detto che le provvigioni che si pagano per i servizi del risparmio gestito servono anche a questo; quindi, essendo il loro lavoro, devono riuscire a fare uno screening serio ed opportuno.

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