Rischio ed investimenti. Come sapere se un investimento è rischioso? | Q Consulenze Finanziarie

Non sempre il profilo di rischio basso tutela i risparmiatori; Antonello Cattani di Q Consulenze Finanziarie ci spiega il perchè.

Nel 2018 è entrata in vigore la normativa mifid2 di cui abbiamo parlato, in varie occasioni che tra l’altro impone l’invio ai clienti a fine anno di una serie di rendiconti da parte delle banche. Oggi ci focalizziamo sui rischi presenti negli investimenti. Cosa riceveranno i clienti a fine anno?

A fine anno riceveranno, come prima, una rendicontazione con l’andamento dell’anno, quindi quello che è stato l’andamento dell’anno 2018. Diciamo che con la MIFID2 c’è l’obbligo degli intermediari ad esplicitare meglio i rischi. Cioè, cosa vuol dire? Vuol dire essere un po più conformi con quello che dovrebbe essere il profilo di rischio del cliente. Uso sempre il condizionale perché la normativa Mifid2 dovrebbe tutelare di più rispetto alla prima versione, e staremo a vedere se ciò è avvenuto.

La premessa è che, queste sono di solito indagini che fa la Consob, risulta che ad esempio solo il 50 per cento dei risparmiatori ha familiarità con lo strumento fondo comune, che uno dei più diffusi in italia negli ultimi anni. Quindi c’è metà della popolazione che in realtà dichiara di non averne una così alta familiarità, e quindi chi riceverà a casa il rendiconto quest’anno potrà farci delle domande… perché, cosa è successo fondamentalmente quest’anno? Quest’anno abbiamo avuto il calo dei prezzi dei btp, cioè è aumentato lo spread, e di conseguenza il valore di portafoglio dei btp è calato.

Quindi, visto che la maggior parte dei fondi sono fondi obbligazionari che investono in btp, il fondo cosa dice? Dice “guarda, risparmiatore, che un anno fa avevi un valore, oggi hai un valore inferiore” quindi avevi 100 un anno fa, oggi hai 92 più la cedola quindi perdi il 3, 4, 5 per cento ed a questo il risparmiatore probabilmente non è abituato, quindi potrebbe interrogarsi sulla bontà dei propri investimenti e la banca dovrebbe focalizzarsi appunto su questo aspetto.

Stiamo notando, leggendo così qua e là, che le banche sono un po’ restie a evidenziare in modo così netto questa situazione, quindi siamo anche noi un po’ curiosi di vedere questi rendiconti che arriveranno come saranno fatti, se si sarà appunto posta l’attenzione su questo aspetto o su altri.

Possiamo vedere un esempio di fondo associato al profilo di rischio?

Qui c’è un classico fondo con rischio 4. Diciamo che il profilo di rischio dei fondi va da 1 a 7, quindi 1 sono quelli meno rischiosi, 7 quelli più rischiosi. Di solito per finanza comportamentale si va sul mezzo, quindi quattro esattamente a metà, quindi non è a rischio troppo basso, che renderebbe troppo poco, ma non è a rischio troppo alto dove i rischi sarebbero troppo alti. Quindi la maggior parte dei fondi che noi analizziamo quotidianamente hanno rischio 4. Vediamo come un fondo a rischio 4 quest’anno ha perso il 7 per cento. Rischio alto o medio cosa vuol dire? Bisognerebbe un po’ quantificarlo, quindi questo è un esempio. Chi riceverà a casa questo rendiconto quest’anno scoprirà che ha un 7 per cento in meno rispetto all’inizio dell’anno.

Ma è possibile cambiare il proprio profilo di rischio? A quali domande dobbiamo prestare attenzione?

Il profilo di rischio, al contrario di quanto a volte dicono le banche, forse un po’ più per pigrizia, è modificabile in teoria sempre, perché io risparmiatore poteri aver fatto un questionario dove dichiaravo degli obiettivi di una mia situazione anche familiare, che nel tempo può cambiare. Quindi di conseguenza se cambiano degli
aspetti, ovviamente possono cambiare i miei obiettivi, e di conseguenza il mio profilo. Noi invitiamo sempre a verificare che sia conforme agli investimenti e qualora non lo fosse andarlo a modificare con quello che è la realtà.

Per quanto riguarda le domande, il nuovo questionario che è stato introdotto quest’anno è più articolato rispetto al precedente. Qua vediamo ad esempio due esempi di domande abbastanza importanti, soprattutto la seconda che è quella che proprio va quantificare il rischio, quello che dicevamo prima, cioè fatto 100 il tuo portafoglio, quanto sei disposto ad accettare che questo oscilli per le fluttuazioni di mercato inevitabili? Questa è la domanda importante perché aiuta proprio a misurare quella che definiamo “la propria pancia”, cioè la tolleranza alle oscillazioni di mercato, perché se il risparmiatore aveva dichiarato che lui più del 2 per cento non accettava di vedere anche momentaneamente calare l’investimento, e si è trovano meno 7, potrebbe aver da ridire verso la banca perché non ha seguito la sua indicazione.

Diciamo che non c’è nulla di scolpito nella pietra e si può intervenire anche in corso d’opera, a investimento in corsa…

Questo sì anche se a volte le banche sono un po’ restie a farlo perché una volta fatto il prodotto, confezionato, c’è un interesse a mantenerlo tale e che non ci siano troppe variazioni.

Ma se, per fare un esempio, noi dichiariamo un rischio basso, dobbiamo e possiamo stare tranquilli, oppure no?

In realtà non del tutto, perché anche con un profilo di rischio basso c’è sempre l’incognita, quindi bisogna prestare sempre molta attenzione. Perciò, informarsi prima e non dopo della eccezione. La banca può dire “tu hai un profilo basso, però questo prodotto che ti sto proponendo ha un profilo medio”, quindi magari possono farti firmare, tra le varie varie firme, una clausolina dove dicono che per questa volta io risparmiatore faccio un’eccezione e sollevo banca da ogni responsabilità. Bisogna fare attenzione perché non è detto che questo avvenga.

Il risparmiatore deve fare la sua parte, cioè deve porre domande, anche se possono sembrare banali, ma che lo tutelino il più possibile, quindi non avere paura di apparire ignoranti, ma domandare il più possibile, e soprattutto prima che l’investimento sia sottoscritto e non dopo.

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