Antonello Cattani di Q Consulenze Finanziarie analizza pro e contro dell’investimento in obbligazioni in questa fase di mercato.
Con il dottor Cattani cerchiamo di analizzare il mercato azionario, che ha avuto un calo che ha indotto sua volta i risparmiatori a rifugiarsi, ma è un verbo tutto da verificare, nelle obbligazioni. Sono davvero dei porti sicuri?
Beh, non sempre. Diciamo che normalmente avviene questo: quando sui mercati c’è un po di burrasca, si considera l’azione, la si identifica come rischio, l’obbligazione come sicurezza. In realtà anche l’obbligazione ha delle insidie, dei rischi. Non dimentichiamoci che quando il risparmiatore sottoscrive un’obbligazione, presta dei soldi a qualcuno, quindi si fa carico di un debito, che sia di uno stato, che sia di un privato, di una banca, comunque presta soldi a qualcuno e quindi deve valutare che questo qualcuno sia in grado poi di restituire i soldi e di remunerare l’investimento. Questo diciamo a livello macro.
E allora, dottor Cattani, che cosa dobbiamo guardare più di altre cose quando andiamo a firmare un obbligazione?
Allora… io direi di vedere un esempio, come al solito, che magari cerchiamo di chiarire meglio. Guardiamo questo esempio in questa via positiva. Questo è un titolo di stato, un btp con scadenza 2024, quindi 5-6 anni, e vediamo in questo grafico come il livello di acquisto del prezzo è cambiato notevolmente in un anno. Cioè un anno fa per acquistare questo titolo di stato bisognava pagare 109, ciò vuol dire che investivo 109 per la scadenza cento, quindi pagando un sovrapprezzo per avere un due e mezzo, che è il tasso che vi offre l’obbligazione all’anno. Quindi se io vado a considerare il rendimento effettivo, che è un concetto che il risparmiatore non sempre tiene in considerazione, devo considerare a quanto pago l’obbligazione, quanto mi verrà dato a scadenza e quanto prenderò di interesse annualmente. Quindi in questo caso, se avessi comprato questo titolo di stato un anno fa avrei quantificato un rendimento dello 0,84 per cento all’anno per cinque anni. La stessa obbligazione comprata pochi mesi dopo, quindi settembre-ottobre, quando si è innalzato lo spread, quindi il prezzo è crollato da 109 a 96, la stessa identica obbligazione, comprata a 96, non a 109, avrebbe offerto un rendimento del 3 e 10 per cento a scadenza. In questo momento che il prezzo è intorno a 104, quindi più o meno ha recuperato, offre un rendimento dell’uno e 74 per cento. Quindi vedete come in un anno, praticamente a seconda del momento in cui io ho definito l’acquisto, ho sposato dei rendimenti completamente diversi. Anzi se avessi acquistato un anno fa a 109, oggi mi terrei in mano 104, quindi avrei addirittura una perdita, mitigata in parte, ma non in tutto dalla cedola del 2 e mezzo, quindi avrei un meno. Quindi questo dimostra come l’obbligazione, se io la valuto in un tempo, diciamo non a scadenza, può rappresentare delle perdite. Se io poi la inserisco in un fondo comune, che per acquistarmi un’obbligazione mi sottrae tutti gli anni delle commissioni che vanno dal uno all’uno e mezzo, capiamo come non sempre l’investimento obbligazionario possa rappresentare un’ottima soluzione.
Rimanendo su emissioni governative europee, qual è invece lo scenario attuale dei tassi?
Ecco, lo scenario si rileva in questa diapositiva. Vediamo come rimanendo sempre su cinque anni, per dare una scadenza media né troppo lunga, né troppo corta, vediamo come i principali paesi europei che hanno l’euro sul proprio debito a 5 anni, vediamo dei segni meno trann l’Italia che è appunto intorno a uno e mezzo, uno e settanta, come dicevamo prima, molti stati addirittura a cinque anni non ci danno rendimento, ma ce lo trattengono, quindi a rendimento negativo. Oggi abbiamo molte emissioni governative a rendimento negativo. Quindi investire in paesi sicuri, come può essere la Germania, ad esempio, ma ottenere meno capitale di quello che si è messo, anche in questo caso va valutato attentamente.
E’ come se i paesi non avessero bisogno del risparmiatore…
Esatto, proprio così.
Proviamo a guardare invece al di fuori dell’Europa. A volte c’è il fascino dei paesi BRICS, ad esempio, o di altri paesi emergenti. Conviene investire in quei titoli?
Certo, anche in questo caso diciamo che spesso qui sono magari le banche che ci inducono, con lo specchietto del rendimento, che a volte il risparmiatore si fa un po’ trarre in inganno da questo, quindi promesse di rendimenti che non sono mai semplici e facili perché naturalmente questi paesi offrono rendimenti superiori a quelli che abbiamo citato prima, che in questo caso però, vediamo l’ultimo grafico, questo forse è un po più proprio tecnico, però vediamo… questo grafico ci fa vedere invece lo spread, cioè la differenza tra rendimento che offrono questi paesi cosiddetti emergenti, e paesi più sviluppati, e vediamo come in questo momento questo premio al rischio, chiamiamolo così, non è ai livelli più alti, cioè conviene, a nostro avviso, investire su questi paesi quando il
rendimento offerto è notevolmente superiore, cioè visto che il risparmiatore rischia che almeno abbia una remunerazione adeguata. In questo momento non vediamo una adeguata remunerazione al rischio che si corre, per cui non è consigliabile farsi attrarre in questo momento da questi paesi, quindi meglio rimanere parcheggiati, magari su scadenze più corte, premesso che i rendimenti sono abbastanza appiattiti, in attesa che i mercati si muovano, quindi magari che lo stesso spread sull’Italia possa aumentare, e quindi acquistare magari il debito di altri, ma a condizioni per il risparmiatore più favorevoli.
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