Mifid2, il valore della consulenza | Mercati Che Fare

Puntata speciale da ConsulenTia18.
Il presidente di Anasf, Maurizio Bufi, ospite in studio, che affronta i principali cambiamenti che la normativa MiFID 2 porterà agli addetti del settore e ai risparmiatori, elevando l’attività di consulenza a tutela del risparmio.

Il cambiamento al centro. Cosa sta avvenendo? Il risparmio è ancora tutelato. Come è gestito? E dove sta andando?

Formalmente è tutelato, perché la tutela del risparmio sarebbe addirittura nella Costituzione (Art. 47). Si tratta, però, di passare da una tutela formale ad una sostanziale. La MIFID2, la nuova normativa europea del settore, dovrebbe aiutare a questo riguardo.

La nuova cornice normativa consiste in maggiore trasparenza sia per le informazioni che per i costi, compreso quello della consulenza. Fornisce inoltre maggiore trasparenza sull’eventuale gestione dei conflitti di interessi delle SGR e sull’adeguatezza di un portafoglio di investimenti. Ancora, la trasparenza si estende anche alla valutazione del rischio di un portafoglio.

Si tratta, quindi, di tutta una serie di presidi volti a tutelare il risparmiatore e a trasformarlo, ove possibile, in un investitore consapevole. Gli operatori, per primi, si devono adeguare.

La MIFID2 si inserisce in un periodo storico, come quello attuale, molto particolare. Diseducati dai BOT, non abbiamo guardato ad altro e, ovviamente, non abbiamo richiesto consulenza…

È esattamente così. Il valore del cambiamento non sta solo (o tanto) nella performance, ma soprattutto nella necessità di una transizione dai titoli di stato in una distribuzione degli investimenti molto più articolata. È altresì chiaro che questa transizione debba essere garantita da un operatore professionale, che combini consulenza e collocamento.

In questi ultimi mesi, compici i casi bancari, si è parlato tantissimo di educazione finanziaria. È possibile che quest’ultima possa essere indotta attraverso la consulenza?

L’ANASF crede di sì. È impossibile rieducare la popolazione italiana finanziariamente riportandola, per così dire, sui banchi di scuola. Soprattutto coloro che detengono la maggior parte della ricchezza, ovverosia gli adulti. Questo compito, viceversa, è intrinsecamente riconducibile proprio ai consulenti; è proprio ad essi che spetta questo compito, all’interno delle proprie specifiche lavorative. Questa è una delle chiavi di volta.

Il mondo anglosassone ha già compiuto questo passo…

Sì. Le esperienze internazionali dicono che da noi la cultura finanziaria è particolarmente debole. E va sostenuta ed accresciuta. In altre realtà, essa è attiva già da tempo. A maggior ragione, per recuperare il gap, non c’è bisogno di una scolarizzazione di massa, ma di persone dedicate: i consulenti, appunto.

L’educazione finanziaria può nascere anche a scuola…

Senza dubbio. ANASF fa parte, attraverso l’Albo OCF, del neonato Comitato per l’Educazione Finanziaria. Il progetto Economicamente, portato nelle scuole italiane, è attivo da quasi 10 anni, con grande successo. Il tema, quindi, è duplice. Da un lato ci sono i giovani, cioè i risparmiatori di domani. Dall’altro c’è la professione, dove un lavoratore, assistito da un operatore professionale, accresce la propria cultura finanziaria e diventa più consapevole delle scelte che fa.

Come cambia, con MIFID2, il rapporto tra intermediario e risparmiatore? Cosa devono aspettarsi entrambi?

Si deve elevare, da entrambe le parti, il livello di consapevolezza. “Conosci il tuo cliente” è il mantra introdotto dal legislatore europeo. Più si conosce, da parte del consulente, più si è in grado di servirlo. Ma è anche vero che il cliente deve fare in modo di essere conosciuto. Non solo, ma il risparmiatore/investitore/cliente deve essere in grado di riconoscere l’operatore qualificato.

Il cliente deve aprirsi alle domande che il consulente gli fa, e che gli sono non solo utili, ma necessarie. La MIFID2 è molto chiara in questo. Il risparmiatore, poi, deve essere in grado di riconoscere le proprie esigenze, facendolo lui domande al consulente. Con questo scambio di informazioni si costruisce la relazione. Questa è la strada da percorrere, senza dubbio.

Il mercato del risparmio, a differenza dell’industria, conosce ancora poco o niente MIFID2. Come giudicare le diverse difficoltà incontrate dagli operatori ad adattarsi alla normativa, difficoltà apparse sulla stampa specializzata a più riprese?

La realtà non poteva che essere questa. L’Italia è bancocentrica, e le banche hanno un po’ cambiato mestiere. Qualche volta l’hanno saputo fare, altre no. Adesso ci si trova in una sorta di guado, da cui devono capire come uscire. Il consulente finanziario nasce come tale. Della relazione, della gestione del risparmio, ha fatto il core business della propria attività.

Il consulente è cresciuto, si è evoluto, ed ha attraversato importanti crisi; almeno cinque negli ultimi 30 anni. Eppure è ancora qui, ed ha anche accresciuto il proprio ruolo. C’è quindi un tema di riconversione del sistema bancario, con una discussione aperta sulla “banca universale”. Dall’altro, c’è l’emersione di un soggetto qualificato, ovvero il consulente finanziario. Il mercato è grande, c’è spazio per tutti, ma resteranno solo quelli che fanno bene.

Può darsi che la comunicazione su MIFID2 si sia concentrata troppo sui costi e molto meno sull’aspetto valore?

Sì. La percezione del servizio di consulenza a volte è palese, altre è piuttosto latente. Sta anche agli operatori far emergere il valore aggiunto dell’approccio consulenziale. È però vero che finora si è parlato solo di costi (che comunque già c’erano). Un riequilibrio ci sarà, sicuramente, ma ci vuole tempo. Molto dipenderà dai consulenti stessi, che riescano a trasmettere gli elementi distintivi della consulenza medesima. Ossia raggiungere gli obiettivi dell’impiego del risparmio.

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