I mercati sono presi tra la paura di un peggioramento dell’epidemia e il desiderio che le condizioni dell’economia restino positive. Outlook di febbraio presentato da Carlo Benetti, Market Specialist di GAM Italia.
Le condizioni di salute dell’economia
In questa prima parte di febbraio gli indicatori economici puntano a un momentum dell’economia globale stabile, ma al di sotto della sua media di lungo periodo. E’ vero che queste rilevazioni misurate dall’OECD sono precedenti agli allarmi sollevati dall’organizzazione mondiale della sanità sull’epidemia da coronavirus. I leading indicators che tendono ad anticipare il movimento, la direzione dell’economia, mostrano la sostanziale stabilità delle economie principali, come Giappone, Canada, o Eurozona, e un riacquisto di velocità negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
Ora, se da una parte apprezziamo la diminuzione dei rischi di recessione, dall’altra non dobbiamo dimenticare i rischi di allargamento dell’epidemia del coronavirus. In questi giorni, mentre scambiamo questa conversazione, non è ancora possibile stabilire l’impatto che avrà sulla crescita globale. Per dirla con il governatore Visco, i rischi sono comunque orientati al ribasso. La Cina pesa il 16 per cento nell’economia mondiale. La limitata mobilità di persone e merci sta già gravando sul turismo, sui consumi, sulle catene globali del valore; la Cina ne è un essenziale punto di snodo.
I mercati hanno registrato immediatamente, puntualmente, la nuova condizione di incertezza, e gennaio è stato pesante per le economie emergenti, ma anche per la Germania, ad esempio, un’economia manifatturiera a forte vocazione esportatrice, ed è stato pesante per alcuni settori, le materie prime, l’energia, e quelli legati al turismo o al consumo. L’incertezza, la stessa incertezza, è stata il combustibile per le obbligazioni, che hanno messo a segno ulteriori progressi in termini di performance. D’altro canto, questi nuovi rischi confermano il supporto delle banche centrali, la presenza amichevole delle politiche monetarie. E’ molto improbabile, in queste condizioni, un loro repentino ritiro dal palcoscenico che calcano dal 2008.
Paura e desiderio
Mah… i mercati si muovono fra paura e desiderio, per dirla con un vecchio film di kubrick. La paura per le pesanti conseguenze se i dati del contagio dovessero peggiorare, e il desiderio che abbia un effetto, che siano efficaci le misure di stimolo straordinarie adottate dalla banca centrale cinese.
La paura; circa un quarto delle importazioni dell’area asiatica dipende dalla Cina, e il 60 per cento di queste è costituito da beni intermedi. Entrano quindi a rischio, in difficoltà, le catene globali del valore. La paura si scarica evidentemente sui prezzi delle materie prime, e nella debolezza delle valute locali, dollaro di singapore, baht tailandese, won coreano. Venerdì 7 febbraio la Federal Reserve ha pubblicato il rapporto semestrale sulla politica monetaria, e fa un esplicito riferimento all’emergenza sanitaria, scrivendo che l’eventuale peggioramento dell’economia cinese avrebbe pesanti conseguenze sull’economia globale.
Vediamo il desiderio; il mercato del lavoro negli Stati Uniti continua a creare nuovi posti di lavoro, 225 mila in gennaio, e crescono anche i salari, a un passo del 3 per cento, poco più del 3 per cento annuo. Nelle nostre strategie multi asset abbiamo aumentato il peso relativo all’esposizione azionaria negli Stati Uniti, in quanto riteniamo che l’economia americana sia un po’ meno esposta alle notizie che arrivano dalla Cina, e riferite al coronavirus. Wall Street resta in effetti sui massimi, e più che il virus poté la banca centrale, potremmo dire, perché la fiducia degli operatori fonda soprattutto sulla sicurezza fornita dalla politica monetaria che, tra le altre cose, tiene i rendimenti schiacciati al pavimento, dando forza, dando ulteriore forza all’argomento TINA (acronimo di There Is No Alternative, ndr.), l’assenza di alternative.
Le scelte di asset allocation
Con mercati presi tra paura e desiderio, abbiamo incrementato la cautela. Nella nostra asset allocation del mese, relativa ai portafogli multiasset gestiti qui a Milano, con un tilt di flessibilità e di bassa volatilità, come detto prima abbiamo rimodulato l’esposizione azionaria negli Stati Uniti, e abbiamo diminuito tatticamente l’esposizione azionaria nei mercati emergenti, che pure restano una scelta di lungo periodo per l’investitore retail. Per la parte obbligazionaria, l’attesa di una risalita dei rendimenti va evidentemente spostata più avanti. Però, inseguire il rendimento spostando parimenti in avanti la frontiera del rischio tasso e del rischio emittente, potrebbe rivelarsi un errore. Sono preferibili strategie, strategie sempre obbligazionarie, con una minore correlazione, ad esempio i bond legati alle assicurazioni (cat bonds), o la cartolarizzazione ipotecari, gli MBS, un mercato che negli Stati Uniti è estremamente liquido.
Uno strumento che coniuga basso rischio e ricerca di rendimento è quello delle strategie multi asset a bassa volatilità e con approccio flessibile. Lasciamo che sia il gestore a valutare i pesi relativi, ad esempio, fra obbligazioni emergenti in valuta locale o in valuta forte, in attesa di vedere se prevarrà la paura o il desiderio.
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