Le bollicine del frizzante, primo trimestre sembrano perdere forza, GAM Italia riflette sulla eventuale nuova direzione dei mercati. Outlook di aprile presentato da Carlo Benetti, Market Specialist di GAM Italia.
Nel suo poema “La Terra Desolata”, Thomas Eliot scrive “aprile è il più crudele dei mesi”. Guccini riprende questi versi chiedendosi “quali segreti scoprì in te il poeta che ti chiamò crudele”… all’inizio del nuovo trimestre ha senso interrogarsi sulla nuova direzione dei mercati, perché il trimestre che si è appena concluso è stato molto effervescente, ma ora sembra che le bollicine stiano come perdendo forza, e si riaffaccia il dubbio se sia prossima una nuova inversione delle sorti dei mercati. La nostra opinione è che la crescita americana rallenti, ma che possano recuperare Cina ed Europa.
Cina. La notizia è la stabilizzazione dell’economia dopo il marcato rallentamento dello scorso anno, e ci sono buone notizie sul lato delle negoziazioni commerciali con gli Stati Uniti. E’ in corso un sostegno monetario nel sistema bancario ed un sostegno fiscale. I dati ufficiali PMI sono superiori alle previsioni, sono tornati in aria espansiva, e migliora la domanda interna. In Europa il rallentamento dell’economia è stato guidato in buona misura dal settore auto, preso nella tempesta perfetta di dazi, rallentamento cinese e nuovi standard sulle emissioni. L’allentamento di questi fattori specifici favorirà il recupero dell’attività economica nel vecchio continente. La nuova sintassi delle banche centrali sostiene la risoluta ripresa dei mercati, alla quale abbiamo assistito, un doppio rally di listini ed mercati obbligazionari che però manda segnali contrastanti.
In effetti abbiamo segnali contrastanti. Il rally delle azioni trasmette l’ottimismo di chi ha ottenuto ciò che voleva, cioè una stance monetaria ancora accomodante, e del resto dopo dieci anni di dipendenza è difficile smettere. Il rally obbligazionario rivela invece l’opposto, i timori di una recessione imminente. Il decennale americano è tornato ai livelli di un anno fa circa, e il rendimento reale dei bund tedeschi sembra indicare il ritorno della recessione, appunto. L’ammontare complessivo delle emissioni governative a rendimento negativo è tornato sopra i 10 trilioni di dollari. E l’argomento di cui tutti parlano in città è la curva dei rendimenti americana, tornata a invertirsi per la prima volta dal 2007. Nel 2005, in un’audizione al Senato, Greenspan, che all’epoca era il presidente della Federal Reserve, disse che l’efficacia predittiva della curva dei rendimenti era molto diminuita. Ecco, credo che in questo caso si possa dire di essere pienamente d’accordo a metà con il mister, perché quando i rendimenti a breve sono pari o superiori a quelli a lunga scadenza, il mercato sta dando un potente segnale di cautela che sarebbe avventato ignorare.
E’ però altrettanto vero, e qui Greenspan ha ragione, a non prendere al valore facciale i segnali della curva, che non ci sono automatismi. L’inversione della curva non è una spia che si accende sul cruscotto. L’inversione deve essere durevole, e in ogni caso conserva un effetto latenza di molti mesi. In questo senso non aggiunge nulla di nuovo a quanto già sappiamo, e cioè che siamo in una fase tarda di un ciclo espansivo che fra pochi mesi potrebbe diventare il più lungo della storia moderna. La curva dei rendimenti invertiti non fa che corroborare un invito alla cautela.
Anche a fronte della stabilizzazione della crescita, riteniamo limitato il potenziale di crescita dei listini, un po’ per il vivace movimento a V al quale abbiamo assistito nel primo trimestre, un po’ per l’incertezza politica che continua a condizionare lo scenario. E ricordiamo siamo in una fase post massimi, una fase tardiva del ciclo espansivo. Settori sensibili al ciclo economico, ad esempio i consumi discrezionali, i finanziari europei, pagano il pegno di una debole convinzione sul recupero della crescita economica. Coerentemente con questa idea di ottimismo cauto, confermiamo quanto dicevamo il mese scorso: alleggerimento, ma non azzeramento del rischio direzionale. Il nostro team di gestione multi asset, basato qui a Milano, ha progressivamente preso profitto delle componenti più tradizionali, irrobustendo nel contempo le componenti decorrelate e di difesa. Due parole su Brexit, che è uno dei punti più rilevanti dell’agenda politica di queste settimane. I mercati sembrano scontare l’accordo su una soft Brexit, ma fino a quando non ci sarà maggiore chiarezza, evitiamo l’esposizione alla sterlina. La valuta inglese potrà apprezzarsi sul sostegno offerto da qualsiasi azione o notizia che allontani l’esito peggiore, quello del no deal. In ogni caso resterebbe esposta all’esitazione politica all’incertezza economica. L’attività di investimento, lo ricordo ancora, non è il gioco di chi vince, ma di chi non perde, di chi controlla il gioco evitando il tentativo di battere il mercato nei suoi movimenti quotidiani. Guardare alla distanza, evitare gli errori, vuol dire essere già in vantaggio.
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