Italia. Vulnerabile ad ogni recessione | Moneyfarm Italia

Investment manager e commentatore economico dal suo celebre blog (phastidio.net) e dai microfoni di Radio24 (con Oscar Giannino e Carlo Alberto Carnevale Maffè ai Conti della Belva), Mario Seminerio ammonisce il mondo post crisi. La sicurezza che ha raggiunto l’ Italia è molto relativa, il sistema è stato solo apparentemente irrobustito e oggi gli intermediari finanziari sono ancor più too big to fail. Gli organismi comunitari si sono fatti bastare aggiustamenti qualitativamente scadenti: servono regolatori smart e meno vittimismo, cosa che i governi italiani degli ultimi dieci anni non ci hanno risparmiato.

  • Punti nodali
  • Sentiero di sicurezza molto relativo dopo 10 anni;
  • Istituzioni finanziarie fortemente ricapitalizzate. Limitazioni all’ingegneria finanziaria in atto, ma il concetto, in quanto tale, è ineliminabile;
  • Il sistema è stato apparentemente irrobustito (fortemente ricapitalizzato); vigilanza presente, ma solo sul paradigma consolidato;
  • Se dovessero essere creati nuovi prodotti finanziari per aggirare le regole di vigilanza, visto che il debito mondiale è fortemente aumentato, gli istituti preposti a vigilare potrebbero farci poco;
  • Non solo, ma chi era “too big to fail” lo è oggi ancora di più. Quindi, cos’è cambiato?
  • Innovazione sempre pronta a spiazzare, evidentemente. Questa è la maledizione della finanza;
  • D’altronde, se la regolamentazione fosse perfetta, non ci sarebbe innovazione;
  • Ed ogni volta che si trova un’innovazione, qualcuno cerca di aggirare le regole di sistema;
  • Serve una regolamentazione più leggera, senza disciplinare il singolo aspetto; servono regolatori “smart”;
  • In questi anni di crisi la BCE ha supplito al ruolo della politica; c’è stata, quindi, la segregazione del rischio, con ogni paese che ha cercato di mettere in sicurezza per primo se stesso;
  • Ci sono poi nazioni come l’Italia, che si trascina da sempre, e quindi mantiene un rischio elevato;
  • In virtù di ciò, la segregazione del rischio sopra accennata, è per noi ancora maggiore. Questa è la vulnerabilità che una nazione come la nostra rischia di pagare carissima al prossimo ciclo recessivo;
  • In tutti questi anni gli organismi comunitari si sono fatti bastare molte cose, tra queste gli equilibri di bilancio quantitativi (se si rispettano le cifre alla virgola, tutto been; non si guarda come si ottiene questo rispetto di bilancio);
  • Se si raggiunge ammazzando la spesa per investimenti, e la spesa corrente è incomprimibile per questioni politiche, è evidente che chi fa aggiustamenti qualitativamente scadenti, come l’Italia, avrà un equilibrio di bilancio che non produce crescita ed amplifica le vulnerabilità quando il ciclo amplifica in recessione;
  • La colpa è del sistema, che è disfunzionale come governance;
  • In Europa, finora, si è chiesta solidarietà, ma sempre senza dare nulla in cambio (del tipo, “io sono padrone a casa mia, ma mi dovete assistere”); questo modo di argomentare è ridicolo, ed è purtroppo comune a tutti i governi italiani degli ultimi 10 anni;
  • Si è sentito solo vittimismo, esacerbato al ridicolo in questo governo, ma cifra stilistica della nazione;

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