Green bond, futuro rosa | Morningstar Italy

Intervistato in occasione della MIC 2017, Aldo Romani (BEI) ricorda come ci sia stato un cambiamento strutturale e un’esplosione dei green bond dal 2013. Il nodo principale resta l’integrazione e la possibilità di confrontare gli indicatori di sostenibilità.

La BEI è stata la struttura che ha erogato il primo green bond, nel 2007. Oggi è la prima emittente di obbligazioni verdi a livello mondiale. Come è cambiata la cosiddetta “finanza verde” in questi 10 anni?

L’esperienza dei green bond e della BEI è eclatante. C’è stato uno sviluppo esponenziale dei volumi di emissione a partire dal 2013. Il mercato ha raggiunto e superato la barriera dei 200 miliardi di euro. Il tutto è l’effetto di un cambiamento strutturale dell’ecosistema. L’attenzione dedicata alla finanza verde dai policymaker e dalla società civile è chiaramente cresciuta in maniera sostanziale. Ciò ha determinato un aumento nell’atteggiamento degli investitori rispetto all’offerta. Ci sono quindi stati feedback positivi che hanno portato avanti il mercato.

Uno dei problemi del mercato dei green bond è che non ci sono standard comuni obbligatori, ma solo linee guida, e volontarie. Sono state avanzate proposte per cambiare tutto questo. Di che cosa si tratta?

E’ stato creato un gruppo apposito dalla Commissione Europea nel 2016. L’obiettivo è di presentare, entro la fine del 2017, una serie di proposte su come integrare il sistema della sostenibilità nel policy framework dell’Unione Europea. Il tema della finanza verde è ritenuto, giustamente, essenziale. Uno dei grossi temi evidenziati dal G20 come difficili da gestire è proprio quello della comparabilità. Quest’ultima è necessaria per il mercato, per funzionare in maniera efficiente. Ma lo è anche per assicurare un’implementazione degli accordi, per esempio, come quelli globali sul clima.

Non è un tema limitato al prodotto green bond; è un tema che pertiene alla finanza verde in generale. E’ importante separare il tema degli standard, che inevitabilmente riflettono le preferenze degli investitori, da quello della classificazione, cioè le attività sottostanti a qualsiasi prodotto verde. L’idea è di creare una specie di matrice comune a partire dalla quale gli standard possono essere creati in maniera individuale, ma risultino comunque comparabili.

Come si colloca il mercato italiano dei green bond rispetto alla media europea e mondiale?

Una delle banche capofila della prima emissione era proprio Unicredit. L’interesse del mercato italiano è stato di rilievo fin dall’inizio. Anche i volumi di emissione stanno incrementandosi, anche se con un certo ritardo rispetto ad altri paesi europei. Sicuramente il potenziale di sviluppo è sostenuto.

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