FinTech: come sta cambiando il mondo della finanza? Come saranno le banche del futuro? Certi cambiamenti sono già ravvisabili, e la direzione è tracciata. Ai banchieri di domani saranno richieste competenze molto diverse da quelle necessarie oggi. Abilità in campi che forse non immaginereste. Come il pensiero creativo, la programmazione, la user experience. Henri Arslanian, che insegna FinTech all’università di Hong Kong, non ha dubbi: stiamo attraversando uno dei più importanti cambiamenti nella storia della finanza.
Che cos’è il FinTech? Il termine è una crasi di finanza e tecnologia e indica l’uso innovativo della tecnologia nei servizi finanziari. Pensate all’intelligenza artificiale, il crowdfunding, i big data, il blockchain, i pagamenti digitali e i roboadvisor. Storicamente, man mano che la tecnologia è evoluta, il mondo finanziario e le banche nella fattispecie hanno saputo integrare le innovazioni per servire sempre meglio i clienti. Ma tutto è cambiato durante la crisi finanziaria del 2008, quando le banche hanno dovuto cominciare a soddisfare nuovi requisiti. Ciò ha fatto sì che l’innovazione non fosse più una priorità. Allo stesso tempo però, la nostra vita quotidiana è stata invasa di novità. Pensate all’iPhone, AirB&B, Uber, Whatsapp… Così si è creato un gap tra quello che la banca stava offrendo e quello che i clienti si aspettavano. Ed è in questo gap che si inserisce il fintech. Ma lo spazio è talmente ampio che sono arrivati player non convenzionali, soprattutto aziende tecnologiche.
Facebook detiene al momento circa 15 licenze valide negli Stati Uniti, che permetterebbero a chi ha un account di trasferire soldi attraverso l’app di Messenger. Ma non è l’unico player non tradizionale che ha intuito la capacità di crescita del settore. Di recente, Amazon ha sperimentato l’offerta di prestiti a studenti attraverso la piattaforma. Il braccio finanziario di Alibaba ha lanciato un fondo monetario che è diventato il terzo al mondo, con più 150 milioni di investitori che hanno investito circa 1000 dollari americani a testa. L’app di messaggistica più diffusa in Cina, WeChat, è diventata uno dei modi più comuni per trasferire denaro. Inoltre ti permette di acquistare prodotti assicurativi o investire in fondi direttamente dal tuo smartphone, ma anche prenotare il tuo prossimo appuntamento dal dottore, prenotare un taxi, donare soldi in beneficienza e perfino trovare l’anima gemella.
Le piattaforme finanziarie del futuro non saranno le banche tradizionali, ma le aziende tecnologiche. Tra 18-20 anni potremo aprire un conto in banca con Apple o Facebook.
Le banche storiche temono queste realtà, perché sanno che molte hanno punti di contatto giornalieri coi clienti, oltre che la loro fiducia. Se condividi le tue foto su Facebook, perché non dovresti usarlo per mandare soldi ad amici o parenti? Se compri tutto ciò di cui hai bisogno su Amazon, perché non dovresti acquistarci anche prodotti assicurativi?
Oltre ai colossi, ci sono migliaia di startup FinTech che offrono servizi una volta appannaggio esclusivo delle banche. Le piattaforme di prestiti peer-to-peer oggi offrono ai loro clienti delle alternative al credito. Le piattaforme di Roboadvisory offrono ai clienti soluzioni di gestione del risparmio non solo trasparenti ma anche più economiche. Le startup hanno un importante vantaggio: possono scegliere il servizio da fornire. E ovviamente optano per i servizi più proficui. Vogliono occuparsi della parte “front end”, non di riconciliazioni o reporting.
Ecco il modello finanziario del futuro: le banche tradizionali diventeranno fornitori di utilità per le startup, che si concentreranno invece sulla relazione col cliente e sulla customer experience.
La rivoluzione FinTech sta generando anche un’altra serie di sviluppi positivi. Uno dei più importanti è l’inclusione finanziaria. Al momento nel mondo ci sono due miliardi di persone che non hanno accesso alle banche e per le quali l’unico modo per mettere soldi da parte è letteralmente conservarli sotto al materasso. Non è un problema limitato ai paesi in via di sviluppo, riguarda anche le economie sviluppate. Ad esempio a Miami o Detroit più del 20% delle famiglie non hanno conti in banca. Ma c’è una buona notizia: per la prima volta nella storia moderna siamo in grado di offrire a queste persone un accesso ai servizi finanziari. Secondo la Banca Mondiale, negli ultimi 5 anni 700 milioni di persone che prima non avevano un accesso alla banche hanno avuto la possibilità di aprire un conto.
Il fintech sta trasformando di continuo i servizi finanziari. Tutti ne beneficieremo. Pensate ai chatbot che imitano la conversazione umana, testati per rimpiazzare i call center. Dati biometrici e strumenti di riconoscimento vocale sono stati testati per rimpiazzare le password e i token. Altri stanno collegando il fintech all’Internet of Things, a tecnologie indossabili, permettendo ai servizi finanziari di compenetrarsi con la vita quotidiana. Così che nel futuro non dovrete preoccuparvi di nulla. Altri stanno sperimentando con la realtà virtuale e il gaming per fornire ai Millennials servizi finanziari in modi innovativi e coinvolgenti.
Per sopravvivere, le banche devono evolvere. Alcune ci riusciranno, altre no. Secondo la City Bank, nei prossimi 10 anni il 30% dei lavori bancari spariranno. Altri esperti dicono che ne sparirà uno su due. Un dato che ha conseguenze molto serie su centri finanziari come Hong Kong, perché riguarda tutta l’economia che ruota attorno alla finanza – hotel, ristoranti, studi legali… Nuovi lavori nasceranno, ma in numeri sostanzialmente più piccoli. E richiederanno competenze molto diverse da quelle necessarie oggi. Saranno occupazioni per creativi e programmatori, non trader o compliance officer.
Molti di quelli che lavorano in fintech stanno collaborando coi governi per dar vita a nuove policy, ma hanno anche avviato un dialogo con la comunità per dar forma a questo nuovo ecosistema. Per adattarci però abbiamo bisogno di un cambio di mentalità. I genitori dovranno accettare il fatto che i loro figli lavoreranno nelle start up e non avranno il classico posto fisso in banca. Ma il cambiamento più importante è nel modo in cui formiamo le prossime generazioni. Nel 2017 è inaccettabile che i ragazzi si laureino in finanzia senza aver seguito un corso di FinTech, design thinking, programmazione e product development.
Perché i banchieri del futuro saranno designer, programmatori e pensatori creativi.
