Fake news. Possono essere fermate? | World Economic Forum

C’è un reale senso di urgenza nell’affrontare la diffusione della disinformazione, o ciò che è più comunemente noto come “fake news“. Quale responsabilità hanno le grandi aziende tecnologiche nell’affrontare la loro diffusione sulle loro piattaforme? Che ne pensano i governi? C’è bisogno di una maggiore regolamentazione? E qual è il ruolo dei giornalisti?

Il problema fake news

Le fake news sono ormai un problema (quasi) storico. E si sta diffondendo con una viralità che era impossibile prima dell’avvento dei social media.

Il problema potrà anche essere vecchio, ma queste condizioni sono nuove. Infatti il più grande studio longitudinale sul fenomeno delle notizie false, e come si diffondo, è stato pubblicato solo a marzo 2018. Dopo aver esaminato milioni di tweet pubblicati nel corso degli ultimi 10 anni, dei ricercatori del MIT hanno concluso che “la falsità si è diffusa significativamente più lontano, più veloce, più in profondità e più largamente della verità”.

Un paio di mesi prima, degli scienziati politici del Dartmouth College, dell’Università di Princeton e dell’Università di Exeter hanno rilasciato risultati ugualmente preoccupanti. Analizzando la storia delle navigazioni in Internet di migliaia di americani dopo le elezioni del 2016, hanno scoperto che almeno 1 cittadino su 4 aveva visto una notizia falsa. Mentre questi pattern iniziano ad emergere, misurare la scala e l’impatto veritiero delle fake news rimane difficile ed elusivo. E non sembra proprio che si sia vicini a risolverlo.

Ma cosa è fake news e cosa no?

Parte di questa difficoltà proviene dal fatto che c’è poco consensus su che cosa significhi fake news.

Nel gennaio di quest’anno, la Commissione Europea ha chiesto ad un gruppo di 39 esperti, tra cui membri dello staff di Facebook, Twitter e Google, di fornire raccomandazioni su come i governi e le società tecnologiche potevano affrontare il problema delle fake news. A marzo, questo gruppo ha rilasciato un report, nel quale chiedeva una maggior trasparenza da parte delle piattaforme social, al contempo sottolineando l’importanza dell’autoregolamentazione. Ma, proprio come il problema stesso, si sta solo iniziando a sciogliere il nodo del problema medesimo, e ci vuole attenzione nell’applicare soluzioni che possono essere troppo semplicistiche.

Chi ha responsabilità? Quali soluzioni ci sono?

Che responsabilità hanno, se ce l’hanno, le società tecnologiche nell’affrontare la disseminazione della falsa informazione sulle loro piattaforme? Con l’aumentare delle preoccupazioni che le false notizie possano minare il processo democratico, diversi paesi stanno premendo per una maggiore regolamentazione. A gennaio, la Germania ha varato una legge che richiede alle aziende social di rimuovere gli incitamenti all’odio dalle loro piattaforme; l’alternativa sono multe fino a 50 milioni di euro. Lo stesso mese, il presidente francese Macron ha annunciato i propri piani per una legge che affronti le fake news. Questa proposta prevede che i giudici abbiano l’autorità per rimuovere contenuto non veritiero durante le elezioni. In Italia, i cittadini possono denunciare le notizie false, secondo la loro opinione, alla polizia.

Il ruolo dei giornalisti

Il ruolo dei governi e delle aziende tecnologiche è stato centrale nella discussione, finora, ma quello dei giornalisti che scrivono e pubblicano storie, qual è? Quando il modello di pubblicità ricompensa i click, c’è un’inerente pressione a produrre titoli che attirino l’attenzione. E, come ha rivelato lo studio del MIT menzionato prima, la verità non può sempre competere con la bugia. Come ha detto Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia “…il giornalismo non può competere ad un buon livello, se la pubblicità viene venduta a click“.

La natura umana gioca un ruolo

Se si riduce tutto ad essa, come facciamo a correggere il problema? O, perlomeno, a comprendere e ad aggirare questa vulnerabilità? Sfortunatamente, non è facile.

Tim Berners-Lee, l’inventore del Web, dice che la disinformazione è una delle più grandi sfide che l’Internet del futuro dovrà affrontare. Ma rimane speranzoso che la collaborazione di tutti possa sistemare il problema.

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