Si è concluso nel fine settimana il G7 a Charlevoix, in Quebec, Canada. E’ stato forse il più teso di sempre, con una forte contrapposizione tra l’America di Trump e l’Europa, con il Giappone a fare da mediatore, senza molto successo.
Il G7 canadese è stato, inutile negarlo, un insuccesso. La motivazione è da rintracciarsi probabilmente nell’atteggiamento oltranzista del Presidente americano Donald Trump.
Si è arrivati a questo importante appuntamento molto prevenuti da entrambi le parti. E non importa chi abbia torto e chi abbia ragione, quel che conta è che, purtroppo, non si sono avuti risultati, se non negativi.
Pochi giorni prima dell’inizio del meeting, l’America ha confermato i dazi commerciali nei confronti dei principali partner industriali, cioè l’Europa, rappresentata da Gran Bretagna, Francia, italia e Germania al meeting, ed al Canada. Tali dazi riguardano acciaio ed alluminio, materiali indispensabili per molti prodotti industriali.
Ovviamente, nell’ottica americana, la cosa serve a cercare di ammorbidire i partner, cercando di ottenere da essi condizioni migliori per l’America, a livello commerciale (o che Trump consideri comunque tali). Con il Canada, la cosa ricade all’interno delle consultazioni in corso per le modifiche del trattato NAFTA, che comprende anche il Messico. Con l’Europa, ad ogni livello, ma i dazi hanno soprattutto lo scopo di mettere all’angolo la Germania, che vanta un grosso surplus commerciale nei confronti degli States, che Trump vuole ridurre in ogni modo.
A fronte di questi preamboli, c’erano poche speranze che le cose sarebbero andate bene. Ma, contrariamente a quanto si pensava, alla fine della prima giornata, molto faticosamente, sia il premier italiano Conte, che il presidente francese Macron annunciavano un accordo globale sul commercio, firmato da tutti.
Il giorno dopo, però, è tutto cambiato. La motivazione, secondo l’America, sono state le dichiarazioni del premier canadese Justin Trudeau, che ha definito i dazi americani alla propria nazione “un oltraggio”. A questo punto, l’irascibile presidente americano si è probabilmente offeso e, via Twitter, ha ritirato la firma dell’America dalla comunicazione congiunta. I leader europei, insieme a quelli dell’Unione Europea (Juncker) e del Consiglio Europeo (Tusk), hanno confermato che per loro la dichiarazione finale continua ad essere valida.
Cosa succede adesso?
Chi può dirlo? Trump è partito in anticipo per andare al meeting che avrà il 12 giugno a Singapore col dittatore nordcoreano Kim Jong Un. L’importanza di questo meeting è di gran lunga maggiore di un G7, soprattutto perché potrebbe cambiare lo scenario geopolitico e, di conseguenza, quello economico mondiale.
Probabilmente Trump potrebbe ammorbidirsi con i partner se riuscisse a portare a casa un successo inequivocabile dal meeting a Singapore (un successo riconosciuto da tutti, anche dai media a lui non favorevoli). In caso contrario, la view americana è chiara, e le reazioni degli alleati, mai così ai minimi termini con gli USA, altrettanto chiare. I famosi prospetti di guerra commerciale, di cui tanto si parla, potrebbero essere, purtroppo, una realtà.
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