Ethereum: di che cosa si tratta, che cosa sono gli smart contract, l’ opportunità degli exchange decentralizzati, che cosa sono i token non fungibili & more con Thomas Bertani (Director di Eidoo).
Non importa la pronuncia; il concetto importante è che quando si parla di blockchain, Ethereum viene spesso fuori.
Si tratta di una piattaforma blockchain di seconda generazione, inventata da un russo-canades (Vitalik Buterin), che ha cercato di creare una piattaforma che avesse delle caratteristiche in comune con bitcoin, ma che avesse la possibilità di creare applicazioni più complesse. Per esempio, da assicurazioni decentralizzate o nuovi strumenti finanziari, od ancora figurine Panini che non debbano fidarsi dell’assicurazione dell’emittente circa la rarità delle stesse. Quindi, applicazioni di vario tipo, dal gaming al gambling, dalle finanziarie alle assicurative, ma anche outsale, come le ICO, effettuate su Etjereum per la flessibilità che offre.
Ethereum permette di implentare i cosiddetti smart contracts, agenti autonomi che vivono sulla blockchain, che permettono di creare queste applicazioni di nuovo tipo, senza intermediari. Gli smart contracts sfruttano la flessibilità della blockchain in maniera nuova.
Letteralmente significa “contratti intelligenti”, ma in realtà non sono né smart, né contract. Un pezzo di codice della blockchain di per sé non può essere smart; esegue logiche semplici, non molto complesse (si riceve un pagamento, si rilascia un servizio).
Contract richiama il contratto legale, ma non ha niente a che farci. L’esecuzione di uno smart contract è sempre la stessa, è deterministica. Questo permette di avere sempre lo stesso risultato con gli stessi input. Lo smart contract è quindi molto interessante, ma il nome non è per niente azzeccato.
Con gli smart contract si possono fare molte cose, anche organizzare servizi come Uber, Airbnb, Mobike, in modo assolutamente indipendente. Questi sistemi potrebbero portare ad una totale autonomia, indipendenza, automatizzazione di alcune procedure che oggi, magari, richiedono input manuali.
Si tratta di uno dei punti nodali, che sta creando maggiori problemi di fiducia sulle cripto. Si tratta degli exchange centralizzati, che possono portare a casi come quello di Mt. Gox. Gli exchange sono mercati di scambio, dove si fa trading di criptovalute. Gli exchange centralizzati mantengono i fondi, e sono fidati. Ciò significa se, per un motivo o per l’altro, qualcuno scomparisse all’improvviso, scomparirebbero con esso anche i soldi che contiene. Come Mt. Gox, appunto.
Gli exchange decentralizzati diventano dunque fondamentali. non sono altro che applicazioni costruite come smart contract che permettono agli utenti di mantenere il controllo dei propri fondi, ma anche di scambiare i propri asset con altri utenti della stessa rete.
Quando si parla di cripto, si pensa subito alle valute, come bitcoin ed Ethereum. In realtà, là fuori c’è un universo gigantesco di alternative.
Le ICO servono per fare crowdfunding; spesso lo fanno distribuendo token, asset che vivono sugli smart contract, e che permettono di accedere ai vari servizi su blockchain. Quelli non fungibili sono equivalenti ma, a differenza di quelli appena descritti, ognuno di essi è diverso dall’altro. Ogni token è, quindi, dimostrabilmente unico. L’utilità è appunto, di avere dei pezzi unici, e potrebbe essere qualsiasi cosa.
Anche la vendita e lo scambio di questo token, quindi avranno dinamiche diverse. Non avverrà su un exchange, ma su una piattaforma più simile ad Ebay (quindi, essenzialmente, metterlo all’asta). Grazie alle garanzie della blockchain ed alla flessibilità dello smart contract, un singolo token potrebbe essere posseduto da più parti diverse. Quindi, per esempio, un token che rappresenti un’opera d’arte può essere posseduto da individui e/o istituzioni diverse, ed in percentuali diverse.
E’ sicuramente un personaggio interessante, un po’ la mascotte di Ethereum. Ad oggi è l’head scientist, quindi guida gli sforzi di ricerca e sviluppo su Ethereum. Ad oggi, quindi, è ancora il punto di riferimento a cui rivolgersi per risolvere problemi, dispute o questioni. Ma una blockchain è uno sforzo collettivo; Vitalik può dare il suo punto di vista, ma non è che decide lui cosa va bene o cosa non lo fa.
Se scomparisse ci sarebbe certamente confusione, ma più per abitudine di rivolgersi a lui che per reale bisogno tecnico.
Conclusioni
Quindi Ethereum è da tenere d’occhio. Costante cambiamento, costante evoluzione. Non come è oggi, ma come sarà. Questa è la cosa più interessante, la chiave di volta. Le grandi aziende non credono nell’eccellenza, ma nel costante cambiamento.
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