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Elezioni Francia, impatto sui mercati con vittoria Le Pen | Columbia Threadneedle Investments

Elezioni Francia, quali sarebbero le conseguenze di una presidenza Le Pen per gli investitori, le imprese e i mercati finanziari globali? Il punto di Mark Burgess, Chief Investment Officer per Europa, Medio Oriente e Africa e Responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle Investments.

Elezioni Francia: un’euroscettica al potere?

La Francia si prepara alle presidenziali del 23 aprile. Oltre alla leader del Front National, Marine Le Pen, i candidati sono il repubblicano François Fillon, il socialista Benoit Hamon e l’ex socialista Emmanuel Macron, che si presenta alla testa della formazione europeista En Marche!. Se nessuno di loro ottenesse la maggioranza, i primi due andrebbero al ballottaggio il 7 maggio.

Ma quali sarebbero gli effetti di una vittoria dell’euroscettica Marine Le Pen? Secondo Mark Burgess, la reazione immediata dei mercati sarebbe un picco di volatilità per gli asset francesi. Questo perché il programma politico del Front National è incentrato su proposte nazionalistiche e protezionistiche. Compresa una possibile uscita della Francia dall’Unione Europea. Le Pen chiede pieni poteri sul controllo dell’immigrazione e sulla politica economica, due temi che hanno convogliato consensi verso il partito.

Tuttavia quello del referendum non è un passaggio semplice, considerando che per indirlo bisogna avere l’approvazione del primo ministro o di tre quinti del parlamento. Restando su un dato politico, le elezioni parlamentari si terranno un mese dopo quelle presidenziali. Nello scenario più verosimile, si formerà un governo di coalizione. Un contesto in cui Marine Le Pen dovrebbe fare i conti con una serie di limiti ai suoi poteri.

Sondaggi: Elezioni Francia in bilico

Elezioni Francia: stando ai recenti sondaggi, sottolinea Mark Burgess, i francesi sono sempre più propensi a una Frexit. Le impopolari misure di austerità imposte dalla BCE in seguito alla crisi finanziaria globale hanno aumentato la sfiducia nei confronti dell’eurozona. Parallelamente, però, molti temono il ritorno del franco. Cosa che potrebbe incidere negativamente su risparmi e mutui individuali. A questo proposito Marine Le Pen ha auspicato un nuovo serpente valutario per minimizzare le fluttuazioni. Un’ipotesi che, secondo Mark Burgess, è forse un po’ troppo ottimistica. Senza contare l’impatto negativo di una moneta svalutata sulla possibilità di affrontare i problemi strutturali del mercato del lavoro. Un elemento non irrilevante in un paese in cui la disoccupazione giovanile è ai massimi storici (26,2%).

Mercato obbligazionario

Una vittoria di Marine Le Pen accrescerebbe la probabilità di un abbandono dell’euro da parte della Francia. Per cui è probabile un netto ampliamento dello spread tra le obbligazioni francesi OAT e i Bund tedeschi a 10 anni. Un dato che, in diminuzione da febbraio 2014, è tornato a salire considerevolmente sin dalla vittoria di Trump negli Stati Uniti. Anticipando il rischio di un simile esito per i partiti “anti-establishment” in Francia. Per Burgess è probabile che si ritorni ai livelli raggiunti al culmine della crisi dell’eurozona, nel biennio 2011/2012, con un valore di 150 punti base. Parallelamente, l’aumento del rischio di disgregazione farebbe crescere anche i differenziali di rendimento di altre obbligazioni periferiche e semi-core.

Mercato azionario

Sul fronte azionario, il mercato europeo potrebbe cedere nell’immediato fino al 10%. Le banche europee potrebbero lasciare sul terreno il 20-30%. Nell’eventualità di un ritorno alle valute nazionali, si avrebbe un notevole squilibrio tra attività e passività bancarie ancora denominate in euro. Il sistema bancario interconnesso dell’Unione sarebbe quello a maggior rischio di collasso, con conseguenze sul settore finanziario globale.

Un eventuale crollo dell’euro farebbe sentire immediatamente i suoi effetti ai paesi fortemente indebitati, come l’Italia. Ma non sarebbero esenti le economie sane, come la Germania.

Un secondo scenario

Il rapporto tra debito pubblico e PIL pari al 96% suggerisce che la Francia ha bisogno dell’UE. Ma anche l’Europa ha bisogno della Francia. I transalpini sono  il maggior produttore di energia nucleare dell’UE e un membro primario dell’unione monetaria. Gli ostacoli a una Frexit rimarrebbero elevati. Secondo Burgess, anche con Marine Le Pen all’Eliseo, potrebbe esserci una reazione più cauta.

In questo scenario probabilmente rimarrebbero un premio e una certa ripidità della curva dei rendimenti a causa del mix di politiche più inflazionistiche e più liberali dal punto di vita fiscale. Con performance più brillanti per le obbligazioni francesi indicizzate all’inflazione.

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