Industria 4.0. Siamo pronti a essere protagonisti? | Ambrosetti

Industria 4.0. Siamo pronti a essere protagonisti? | Ambrosetti

Quali sono le sfide e le opportunità offerte dall’industria 4.0? Le nostre società, soprattutto le PMI, sono pronte a cavalcare quest’onda? L’industria 4.0 è una vera e propria sfida da raccogliere. Potrebbe far nascere una nuova era per il settore manifatturiero in Italia.

L’Ambrosetti Club Innotech Community, in associazione con Assolombarda, prova a rispondere a questa domanda. Ecco gli highlights del meeting.

Highlights

Industry 4.0 non è solo questione di digitalizzazione, ma di discontinuità tecnologica. Chiaramente, per una sfida come questa serve un piano di education nazionale.

Certe innovazioni si fanno prima di tutto perché c’è intuito e visione imprenditoriale. Purtroppo, sembra mancare un senso di urgenza a livello di Sistema Paese, cosa non rara in Italia.

Le tecnologie non sono condizioni sufficienti, ma sono necessarie per fare innovazione. infatti, l’Italia ha una percentuale di professionisti IUCT sotto la media rispetto agli altri paesi europei.

Industry 4.0 non è un’operazione da singola azienda, ma da ecosistema digitale. Può e deve coinvolgere tutta la nazione, ad ogni livello, e non riguardare solo la grande industria, quanto le PMI. Queste ultime, infatti, sono la spina dorsale del lavoro italiano.

Non è comunque solo un problema di industria e progetti, ma anche di personale adeguato. Il vero problema dell’ICT è la difficoltà a trovare informatici 4.0. È di ogni evidenza, quindi, che per godere dell’industria 4.0 bisogna intraprendere un percorso culturale, non solo digitale.

E’ necessario un approccio diverso, sistemico, a livello delle competenze. Non c’è più divisione tra hardware e software, quanto piuttosto sono necessarie competenze integrate.

Industria 4.0 è: aumento della produttività; efficienza energetica; reputazione; raccolta info sulle performance ed ottimizzazione in real time; risalto alle competenze tecnologiche del nostro Paese ed alle eccellenze italiane “nascoste”. Questo sarà il reale ROI, cioè il ritorno dell’investimento che verrà fatto sul futuro.

Le sfide

Entro il 2020 oltre 32 miliardi di oggetti saranno connessi a internet (Internet of Things), producendo un terzo dei dati disponibili a livello globale. La manifattura additiva (3D printing) ha oggi un mercato di 4,1 miliardi di dollari (2014). Tale valore supererà i 20 miliardi di dollari nel 2020.

Per l’Italia questa è una sfida determinante. Il nostro Paese è al secondo posto in Europa nella “classifica della manifattura”, in termini di valore aggiunto, ed è il quinto al mondo a livello di surplus commerciale. Ma purtroppo queste posizioni sono a rischio ed il trend non è positivo: se si guarda al peso della manifattura sul PIL, si nota che siamo passati da una quota del 20% nel 2000 al 16% del 2016.

È una discesa che va assolutamente invertita e l’Industria 4.0 rappresenta un’opportunità che può aiutare a cambiare la rotta.

Se da una parte le grandi aziende e le multinazionali stanno andando verso il 4.0 con azioni concrete e investimenti ingenti nell’automazione, molte altre, specialmente le PMI, non hanno ancora avviato iniziative di peso.

La voce delle aziende

Dalla viva voce delle aziende è emersa con forza la necessità di affrontare la sfida e cogliere le opportunità dell’Industria 4.0 per aumentare la competitività, la produttività e l’occupazione. Il Piano Calenda prevede investimenti innovativi per 10 miliardi di Euro per il periodo 2017-2020, che dovrebbero portare all’incremento degli investimenti privati per 80-90 miliardi nel 2017.

È vero che la rivoluzione “si fa in azienda” ma si sostiene anche e soprattutto a livello di sistema Paese. Senza un ecosistema abilitante, le aziende non possono competere ad armi pari a livello internazionale. Sostegno economico alle imprese, sviluppo di competenze avanzate a partire dalla formazione scolastica e diffusione della cultura digitale sono azioni necessarie per rendere il nostro Paese veramente 4.0.

Si tratta di un’occasione importante anche per valorizzare le eccellenze tecnologiche del nostro Paese, celebrate più volte durante la riunione, e spesso riconosciute a livello internazionale.

Senso di urgenza

E’ necessario però agire con senso di urgenza cercando di rispondere velocemente a questa (ultima?) chiamata in maniera strategica, sistemica ed organizzativa.

L’avvento dell’Industry 4.0 modificherà il normale rapporto di lavoro nei settori manifatturieri. Le due direttrici saranno una maggiore flessibilità sui tempi e i luoghi di lavoro, insieme a una maggior transizione tra posti di lavoro e una rinnovata importanza del ruolo della formazione digitale.

Nella fabbrica 4.0 il sistema fisico e quello digitale sono sempre più interconnessi ed i (vecchi) modelli di business probabilmente non funzioneranno più.

Si tratta di una rivoluzione culturale più che digitale!

Oltre ad investire in macchinari più tecnologici, più produttivi e più connessi, bisogna preparare le nuove generazioni con competenze 4.0 per garantire una nuova e adeguata professionalizzazione dei lavoratori nella Digital Enterprise.

Ma diciamoci la verità, da questo punto di vista il nostro Paese non eccelle e l’offerta formativa nelle scuole non sembra aver intercettato il senso di urgenza che invece si respira in azienda.

Rispetto alla media europea, per esempio, i professionisti in ICT sono al di sotto della media europea. Secondo la Commissione Europea ogni anno abbiamo bisogno di 150 mila esperti di informatica aggiuntivi e per il futuro si stima che il 90% dei posti di lavoro richiederà una qualche forma di conoscenza digitale.

Roadmap per l’Industria 4.0

  • Visione di lungo periodo sia tecnologica che di business e posizionamento strategico
  • Capacità progettuale integrata di prodotto, processo e servizio
  • Governance adeguata con un approccio ad ecosistema
  • Apertura al mondo esterno
  • Competenze, competenze, competenze.

 

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