La banca europea per gli investimenti verso lo stop ai fondi alle fonti fossili? | Euronews

È il gas naturale a rappresentare il nodo principale su cui alcuni paesi non si trovano d’accordo: il gas, tra tutti gli altri combustibili, è stato considerato negli ultimi anni importante per la transizione energetica sia nazionale che europea. La transizione ecologica passa per la Banca europea degli investimenti; l’organismo è infatti chiamato a decidere sulla nuova strategia da approntare per quanto riguarda il sostegno al settore energetico. Un processo che ha tenuto banco anche gli Stati membri europei sin dall’inizio dell’anno. Una decisione sempre più pressante alla luce dell’accordo ratificato a Parigi.

Già lo scorso 15 ottobre, il Consiglio di Amministrazione della Banca aveva posticipato il voto sul documento della futura politica per l’energia e le settimane che sono seguite al rinvio sono servite per approntare chiarimenti tecnici, ma il contesto internazionale che vede gli attori decisori non tutti d’accordo sul gas naturale è cio’ che ha reso sinora difficili i negoziati. Il gas naturale è considerato già da diversi anni importante per la transizione energetica sia nazionale che europea. La proposta iniziale presentata dalla Bei prevedeva appunto la fine del sostegno alle fonti fossili a partire dal 2020, ma il CdA, composto da Commissione europea e Stati membri Ue, ha chiesto correttivi. Un possibile compromesso prevede di allungare di un anno i termini (2021) e consentire il finanziamento di progetti a base di gas ‘a basse emissioni’.

Al riguardo il ministro dell’economia finlandese Mika Lintilä ha affermato: “Dal 2013 abbiamo più che raddoppiato i nostri contributi per supportare i Paesi a sviluppare programmi per la riduzione delle emissioni e affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici”. Il coordinatore del Green new Deal europeo, Frans Timmermans, ha rafforzato in un tweet l’impegno dei prossimi cinque anni in questo senso della commissione europea sottolineando al necessità di un forte lavoro di squadra:

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L’esperta della BEI di cambiamenti climatici Nancy Saich ha affermato: “Un elemento che risulta importante per la transizione è mettere al centro dei cittadini il lavoro, e lo abbiamo visto anche con i giovani e le proteste che per tutto l’anno sono state protagoniste come quelle dei gilet gialli. Se non abbiamo cura della vita delle persone il loro lavoro e i rischi che corrono lavorando (come chi per esempio lavora nelle miniere o in zone industriali ad alta concentrazione di emissioni). Se non consideriamo tutto questo e non creiamo alternative e opportunità per il futuro, allora lasceremo fuori una fetta di persone. Dobbiamo focalizzarci su questa cosa e non lasciare indietro nessuno”.

Oggi la percezione e insieme l’opinione dei cittadini europei riguardo al problema dei cambiamenti climatici è un concetto ormai pienamente considerato, parliamo di quasi la totalità degli europei, e ha sostituito in classifica la paura del terrorismo restando secondo soltanto al timore per la povertà, la fame e la mancanza di acqua potabile.

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