Claudia Segre, intervistata a TGR Piazza Affari, parla del nuovo FTA tra UE e Giappone e del progetto di Global Thinking Foundation, FamilyMI.
“Come lei diceva, un ritardo certamente culturale; manca lo spazio adeguato nei programmi scolastici, soprattutto per quanto riguarda l’economia, l’economia aziendale, la finanza in generale, i concetti base di matematica finanziaria, di statistica economica, cosa che invece è stata introdotta in tutti gli altri paesi. Anche la formazione di un comitato con una strategia di educazione nazionale negli altri paesi… l’Italia è arrivata a questo solo l’anno scorso… fanno la differenza su un paese che non riesce ad affrancarsi dall’ultimo posto nelle classifiche europee”.
“Il programma è quello formativo. Sono programmi che hanno una particolare attenzione per le donne, dove il differenziale sulle competenze economiche nel paese è molto più diffuso, anche qui per un retaggio meramente culturale. In generale agli adulti, alle famiglie, con un progetto digitale che è il FamilyMI, con pillole formative, incontri frontali con le
famiglie per cercare di diffondere le competenze, e questa trasmissione dai millenials, futuri imprenditori e risparmiatori, ai senior e coloro che si trovano in difficoltà di fronte a una rivoluzione digitale che ha cambiato col fintech anche i servizi bancari”.
Il tema è diventato quello della mancanza di conoscenze finanziarie, diventato spinoso soprattutto durante la crisi. Un settore che invece è definitivamente uscito dalla crisi sembra quello manifatturiero…
“…estrema importanza per cui io prego la politica di prestare molta attenzione alle sue iniziative, perché non bisogna dimenticare che il benessere si crea col lavoro”. Dall’assemblea di Federmacchine la richiesta è che si prosegua il cammino dell’industria 4.0, il provvedimento voluto dall’ex ministro Calenda che ha dato una spinta alla digitalizzazione e all’innovazione tecnologica delle nostre aziende, strizzando l’occhio all’estero.
Dice l’ex presidente del consiglio Enrico Letta: “…dobbiamo avere un sistema che aiuti completamente l’impresa ad internazionalizzarsi; vince l’impresa che si internazionalizza. L’impresa che sta soltanto sul mercato domestico perde. Il futuro è l’Asia; bisogna che le nostre imprese vadano in Asia e ci vadano con l’intero sistema Italia”.
Finalmente un accordo importantissimo, per quello che sembrava un attore inesistente. C’è una strategia industriale per l’innovazione da parte di una UE stretta all’interno della guerra commerciale, e con una nuova area di libero commercio con il Giappone, che vede oltre 600 milioni di cittadini e un terzo del PIL globale coinvolto in una progettualità di scambi internazionali veramente cruciale per l’Unione Europea.
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