Scopriamo, in questo interessante servizio della RAI, il Basic Income, ossia la sperimentazione per un reddito di base da 560 euro al mese.
Il reddito di base, detto anche reddito di cittadinanza o reddito di sussistenza, oppure reddito minimo universale, è una erogazione monetaria; essa viene fornita a intervallo di tempo regolare, distribuita a tutti coloro dotati di cittadinanza e di residenza. La sua fornitura deve essere in grado di consentire una vita minima dignitosa, cumulabile con altri redditi (da lavoro, da impresa, da rendita), indipendentemente dall’attività lavorativa effettuata, dalla nazionalità, dal sesso, dal credo religioso e dalla posizione sociale ed erogato durante tutta la vita del soggetto.
Introduzione
“In Finlandia, le persone si vergognano di non avere un lavoro. E’ un sentimento che appartiene alla nostra psicologia. Inoltre, molti non confessano di ricevere il reddito minimo, perché le aziende offrono stipendi ridotti quando lo vengono a sapere. E’ già successo. Ho paura che gli stipendi calerebbero se tutti ricevessimo il reddito di base.”
“Sto cercando lavoro da più di un anno. Con il reddito di base, accetto anche lavori per pochi giorni. Il reddito minimo non è sufficiente per vivere dignitosamente, ma fa crescere la mia voglia di lavorare. Quando ho ricevuto la comunicazione, ero sorpresa e felice; ho subito realizzato che avrei potuto cogliere una marea di opportunità. Mi sono sentita improvvisamente libera.”
“Sono una donna di 56 anni, ed ho capito di non essere più così appetibile per il mercato del lavoro; perciò è davvero incredibile poter tornare in gioco grazie al reddito di base. Sento che la società in cui vivo ha di nuovo bisogno di me, ed io posso tornare a sentirmi utile per i miei connazionali.”
Queste le parole di una donna finlandese, disoccupata, intervistata a proposito della questione.
In Finlandia, perdere il lavoro può rivelarsi anche un’occasione. Dallo scorso gennaio, 2000 finlandesi ricevono un reddito di base di 560 euro al mese. Lo ricevono anche quando trovano un posto di lavoro.
E’ un vero e proprio esperimento sociale, ed il reddito di base, idea nata in Silicon Valley, ha visto la sua prima applicazione proprio nella patria del telefono cellulare europeo, dove ha sede la Nokia, in crisi con l’avvento degli smartphone.
“Lavoravo da più di 10 anni come corrispondente da Bruxelles di un quotidiano finlandese. Nel 2012 decisero di chiudere l’ufficio di corrispondenza; sono rimasto disoccupato. La prima volta che ho ricevuto i miei 560 euro mensili, mi sono sentito libero. E’ una spinta a lavorare di più, perché questa cifra non mi basta neanche per l’affitto.”
L’esperimento è regolato dallo stato finlandese; a dettare le regole sono le istituzioni.
Quando il disoccupato prende il sussidio, tende a rifiutare lavori di breve durata. Preferisce la certezza del sussidio all’incertezza di un contratto a termine. Il reddito di base resta anche quando si trova un impiego, quindi stimola a lavorare di più.
I disoccupati continuerebbero a ricevere il reddito minimo anche qualora venissero assunti; spinti a guadagnare di più, genererebbero nuove entrate fiscali e previdenziali per lo Stato.
Il provvedimento sul reddito minimo non è legato ai licenziamenti di Nokia. La speranza finlandese è che la sicurezza finanziaria che fornisce il reddito di base stimoli la creatività necessaria ad aprire una nuova impresa.
“E’ molto interessante, ma nessuno può affrontare questa spesa adesso. Italia ed America hanno forti debiti; se venisse adottato, il debito si impennerebbe. Funzionerebbe solo in Paesi con un surplus, come Danimarca a Qatar. Non sarà realizzabile, per molte nazioni occidentali, prima di 10 anni.”
La tecnologia potrebbe cancellare fino al 50% dei posti di lavoro. Se in futuro potessimo avere una dirigenza intermedia costituita da intelligenza artificiale, l’attuale modello non servirebbe più. Si passerebbe ad un’organizzazione che funziona come una piattaforma. Da un lato si collegano gli alti dirigenti, dall’altro i lavoratori.
Tuttavia, in Finlandia, non è stata l’automazione a favorire la disoccupazione. I licenziamenti sono arrivati proprio perché l’innovazione è stata prodotta altrove (smartphone che hanno soppiantato i cellulari).
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