Il post Quantitative Easing si avvicina. La Federal Reserve, con Janet Yellen in scadenza di mandato, ha deciso di avviare una riduzione del portafoglio titoli da questo mese, pur rimandando l’aumento dei tassi d’interesse a dicembre. In Europa c’è ancora una divisione sull’avvio del tapering, che si prevede comunque altrettanto graduale.
La fine di questo lungo periodo di “doping” monetario avrà indubbiamente degli strascichi. Come contrastare le pressioni sui portafogli a reddito fisso e conseguire rendimenti interessanti? Secondo Willem Verhagen e Pieter Jansen, rispettivamente Senior Economist Multi-Asset e Senior Strategist Insurance di NN Investment Partners, la soluzione è in un approccio specialistico e selettivo.
Per il futuro si prospettano due possibili scenari economici, entrambi caratterizzati da un contesto di crescita globale.
Nel primo, si raggiungerebbero valori superiori al 3,5%, più alti quindi di quelli registrati negli ultimi sei anni. Una prospettiva particolarmente rosea determinata dall’aumento della fiducia dei consumatori, delle imprese e della spesa, che porterebbe a un rilevante aumento della produttività. I rendimenti dei titoli governativi core crescerebbero gradualmente e costantemente, fino a superare quelli attuali. Inizialmente, comunque, la stretta monetaria sarebbe improbabile se l’inflazione restasse inferiore all’obiettivo. Col passare del tempo, questa situazione porterebbe a un maggior numero di rialzi dei tassi di interesse, che avrebbero però un impatto positivo in quanto abbinati a un contesto di crescita più rapida.
Nel secondo scenario, la crescita economica resterebbe confinata in un intervallo di tempo ristretto. Secondo gli esperti di NN Investment Partners è questo il più probabile tra i due, per svariate ragioni, tra cui il fatto che si verificherebbe stanti i medesimi fattori strutturali degli ultimi sei anni: ad esempio una propensione all’assunzione del rischio più bassa rispetto al periodo pre-crisi.
La realtà del post Quantitative Easing è tutt’altro che scoraggiante per coloro che hanno le idee chiare. In un contesto caratterizzato da sviluppo economico e tassi d’interesse in aumento, rendimenti interessanti sono disponibili in diverse asset class, tra cui il debito dei Mercati Emergenti.
È infatti probabile che il debito emergente registri performance positive, sostenuto proprio dalla crescita globale. Soprattutto nel secondo scenario economico, trainato dalla ricerca di rendimento e dalle valutazioni interessanti.
L’universo del debito emergente non è comunque uniforme. Il debito dei mercati di frontiera denominato in valuta forte offre rendimenti più elevati e duration più brevi rispetto al debito emergente tradizionale in valuta forte, e potrebbe sovraperformare altre asset class. Per gli investitori nel reddito fisso che preferiscono evitare il rischio valutario, il debito dei mercati di frontiera in dollari americani rappresenta quindi una interessante opportunità d’investimento.
Accanto a questo, va menzionato anche il debito emergente in valuta locale a rendimento più elevato, che potrebbe trarre vantaggio da un contesto di ricerca di rendimento.
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