Lo hanno reso noto a Bruxelles Valdis Dombrovskis, Vice.Presidente della Commissione Europea e Eugen Teodorovici, Ministro delle Finanze della Romania.
“Vista la natura dinamica del nostro programma, i paesi coinvolti hanno una possibilità concreta di essere cancellati dalla lista nera non appena avranno compiuto progressi significativi in base al loro impegno”, ha dichiarato Teodorovici.
I paesi finiti nella lista nera sono: Aruba, Belize, Bermuda, Figi, Oman, Vanuatu, Rep. Dominicana, Barbados, Isole Marshall e Emirati Arabi.
Nella loro riunione di dicembre 2017, i Ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Ue avevano dato il via libera al primo elenco comunitario dei paesi “non cooperative” nel settore fiscale.
In aggiunta alla lista nera dei paradisi fiscali, i ministri dei Ventotto avevano approvato un secondo elenco “grigio”, comprendenti i paesi che hanno commesso infrazioni e che l’UE ha invitati a modificare i loro sistemi fiscali .
Queste modifiche alle norme fiscali dovevano essere effettuate, nella maggior parte dei casi, entro la fine del 2018 al più tardi, e oggi a Bruxelles i ministri economici hanno esaminato i progressi compiuti. Colpevolizzando o assolvendo chi ha fatto male o bene i “compiti a casa”.
“La black-list è uno strumento, se è forte, se è monitorato e se è sanzionato, può essere uno strumento utile, ma ovviamente non è abbastanza”, dice l’esperta fiscale di Oxfam Internationational, Chiara Putaturo.
“La pubblicazione della tassa di profitto delle società di ogni paese, che non ha raggiunto il livello previsto dal consiglio europeo, è stata bloccata nell’interesse dei degli stessi paesi”, continua l’esperta di Oxfam.
Due degli Emirati Arabi finiti nella black-list dell’Unione Europea sono Dubai e Abu Dhabi. Cosi come il Sultanato di Oman, un altro importante centro finanziario internazionale situato in Medio Oriente.
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