Lucio Caracciolo presenta il numero 10/19 di Limes “Il Muro portante”. L’importanza storica della caduta del muro è ben nota. Ma perché?
Si celebrano in questi giorni i 30 anni dalla caduta del muro di Berlino e della cortina di ferro. A Limes li celebriamo a modo nostro, con un numero intitolato “Il muro portante”, che tenta di perlustrare il terreno così come era prima che il muro cadesse, e come sta diventando adesso, nel percorso seguito a quell’evento del 9 novembre 1989.
Come era prima? Era il mondo della guerra fredda, cioè di una peculiare forma di pace europea concordata dalle due potenze che ne occupavano la metà occidentale e quella orientale, cioè gli Stati Uniti d’america e l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Questi due super nemici, in realtà, si intendevano abbastanza per capire come quella spartizione dell’Europa, della Germania e di Berlino convenisse ad entrambe, e fosse a suo modo, grazie anche all’ombrello atomico, alla cosiddetta mutua distruzione assicurata, cioè al fatto che chi usava la bomba poi ne sarebbe finito vittima, dava un orizzonte di pace e di progetto a loro e ai loro soci europei.
Che cosa è successo dopo? E’ successo che suicidatasi l’Unione Sovietica, e accompagnando gli americani i sovietici in questo percorso, l’America ha allargato il suo spazio a quasi tutto l’impero ex sovietico, e parti della unione sovietica stessa, e la Russia si trova oggi da un punto di vista territoriale in una condizione di notevole svantaggio. La Nato è schierata più o meno dove erano schierate le avanguardie tedesche il 22 giugno 1941.
Risultato: questa europa a dominanza americana oggi resta una posta in gioco fondamentale a livello globale, ma soprattutto ha sostituito al muro e alla vecchia cortina nuovi muri e nuove cortine, molto diverse, accidentate, più penetrabili, mobili, sempre contestate, che hanno reso quello che una volta era un continente unito dalla sua divisione un campo di esercitazioni geopolitiche che speriamo restino sempre al di sotto del grado bellico.
