Intervista ad Alberto Cattaneo, del team delle gestioni patrimoniali Ersel, in merito allo scenario macroeconomico globale e i riflessi sui mercati finanziari.
Dal punto di vista macroeconomico, il 2019 verrà ricordato come l’anno del rallentamento delle principali economie, fatto salvo forse gli Stati Uniti. Per alcuni casi addirittura si tratta di vera e propria contrazione del PIL, come ad esempio la Germania, o anche il caso italiano.
Iniziando dagli Stati Uniti, quello che possiamo dire è che l’economia americana ha subito, col passare dei mesi, gli effetti negativi delle guerre commerciali, però si è avvalorata anche di una dinamica interna dei consumi e del mercato del lavoro altamente favorevole, e questo ha permesso in un certo modo di attutire quelli che poi erano gli effetti negativi provenienti dall’esterno. Inoltre, la banca centrale americana, con un rapido cambio di rotta, fin dall’inizio dell’anno ha fatto capire agli operatori di essere disposta a sostenere l’economia, con riduzione dei tassi di interesse, ed anche con una nuova espansione del bilancio. Gli operatori non lo chiamano QE in termini tecnici vero e proprio, però si tratta a tutti gli effetti di un’espansione di bilancio, che ha portato un certo sollievo agli operatori finanziari.
Per quanto riguarda l’area euro, nel 2019 è stata caratterizzata da un calo pressoché costante dell’attività nel settore manifatturiero, quindi i paesi più impattati sono stati la Germania e in secondo luogo l’Italia. Fattori sia esogeni, come rallentamento dell’economia dei paesi emergenti, ma anche endogeni, come la nuova normativa sulle emissioni auto, hanno portato a questi cali di attività. Più resiliente il settore dei consumi, anche qui aiutato da una dinamica del mercato del lavoro in irrobustimento.
Un’altra delle aree che sono state penalizzate nel corso del 2019 sono stati i paesi emergenti, e in particolare la Cina. Qui le autorità cinesi hanno cercato di utilizzare una tecnica che potremmo dire di punta-tacco nella gestione della politica monetaria e fiscale, ovverosia non immettere una quantità eccessiva di nuovo debito nell’economia per evitare che si crei poi una bolla da eccesso di indebitamento, ma al contempo sostenere l’economia dagli effetti negativi che le guerre commerciali volute da Trump stavano esercitando sul paese. Ecco quindi che per tutto il corso dell’anno abbiamo assistito a un rallentamento dell’attività economica cinese su tassi di crescita naturalmente molto elevati, come sono caratteristici di questa area, intorno al 6 per cento, senza che allo stato attuale si veda ancora una svolta nel ciclo di quest’area.
Veniamo quindi così a riassumere l’anno appena trascorso come un anno di rallentamento del ciclo economico, e ipotizziamo che l’anno successivo, il 2020, sia rappresentato da un anno di svolta di questo ciclo economico in senso positivo. I contributi dovrebbero venire dagli apporti delle banche centrali e dalla politica fiscale, ed anche da un rasserenamento delle condizioni finanziarie che abbiamo già visto essere in atto quest’anno.
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