Quotazione in Borsa da record per Snap Inc., la società che gestisce l’app di messaggistica istantanea Snapchat. A fronte di un prezzo di collocamento di 17 dollari, il valore di mercato dopo il primo giorno di scambi al New York Stock Exchange è stato fissato a circa 25 dollari per azione. Nell’ambito delle società tecnologiche, è la IPO più alta da quella di Alibaba nel 2014. Buone notizie insomma per Evan Spiegel, il padre dell’app e co-fondatore di Snap assieme a Bobby Murphy.
I teens e i millennials conoscono bene Snapchat. Si tratta di un servizio di messaggistica istantanea in parte simile a WhatsApp, che appartiene a Facebook, ma con qualche importante differenza.
La prima è che i messaggi, e le conversazioni che ne derivano, sono automaticamente cancellati dai server della società dopo 24 ore; la seconda è che Snap è stata la prima ad offrire filtri insoliti per le foto. Filtri che ad esempio modificassero in modo scherzoso un selfie (che è la tipologia di foto più diffusa sulla Rete).
In poco tempo questi due aspetti, soprattutto il secondo, hanno fatto presa sui giovani. Il servizio non è diventato solo un serio concorrente di WhatsApp come Telegram (un’altra app) ma si è guadagnata un posto speciale nel cuore dei teenagers e dei millennials.
Ieri Snapchat è stata quotata a Wall Street, mettendo sul piatto 200 milioni di azioni. Valutata in principio 24 miliardi di dollari, ha chiuso le contrattazioni con un rialzo del 44%. Questo rialzo è stato inferiore solo a quello di Twitter nel 2013 al debutto (che fu superiore al 70%). Oggi il titolo vale già 33 miliardi di dollari.
Evan Spiegel possiede il 21,8% di Snap, come Bobby Murphy. La società quindi rimarrà sotto il loro stretto controllo anche se dovesse cedere altre quote; questo perché la struttura societaria assegna un peso diverso alle diverse classi di azioni. Quelle di Spiegel e Murphy sono ovviamente del tipo che ne garantisce di più; quelle offerte al pubblico non hanno diritto di voto. Spiegel e Murphy avranno ancora l’89% dei diritti a partire da oggi.
L’anno scorso Spiegel ha guadagnato 2,4 miliardi di dollari come CEO di Snap; con un annuncio che ha il sapore della pubblicità, che è comunque l’anima del commercio, ha detto che quest’anno prenderà solo 1$, visto che ormai non ha più problemi di soldi. Non a caso, è esattamente quello che fece Zuckerberg dopo la IPO di Facebook.
Snap (e la sua app) sono e saranno un investimento sicuro? Nessuno può dirlo, ovviamente, visto che nessuno può predire il futuro. Come in ogni cosa, ci sono i favorevoli ed i contrari. I favorevoli vedono una crescita ininterrotta sin dalla fondazione dell’azienda. I contrari dicono che proprio questo è il tallone d’Achille. E, si sa, quando ad una società tech non riesce il mantenimento di una crescita ininterrotta, la discesa è dietro l’angolo. Twitter insegna, tristemente.
Andando più a fondo, il problema di Snapchat è il contenuto, che non è di qualità come quello di Facebook, YouTube, Twitter o altri social. Questo per la concezione stessa della piattaforma; forse anche il fatto che i messaggi scompaiono dopo solo 24 ore rende inutili i contenuti più “di peso”.
In definitiva, Snapchat va benissimo per una comunità di amici che vogliano scambiarsi qualcosa, come alle panchine sul parco. Quindi foto, piccoli video, scherzi, barzellette, e quant’altro. Per i contenuti veri ci sono altre piattaforme.
Riuscirà Spiegel a trasformare questa evanescenza in oro? Auguriamoci di sì, altrimenti “l’effetto Twitter” (o Apple dei primi anni), è dietro l’angolo.
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