Cosa fare con i fondi comuni di investimento? | Q Consulenze

Alcuni consigli su come comportarsi con gli strumenti più venduti dalle banche, ovverosia i famosi fondi comuni di investimento. A cura di Q Consulenze Finanziarie.

Con Paolo Giovanardi parliamo oggi del risparmio gestito. Come si sta muovendo il risparmio degli italiani negli ultimi anni, e qual è la tendenza attualmente in atto?

Allora… il risparmio in generale, come si vede anche nella diapositiva, è in forte aumento in tutti questi anni. Dobbiamo dire che è in prevalenza, oggi, per un fatto di prudenza rispetto ai grandi rischi che troviamo sui mercati, ci sono somme sempre più elevate proprio parcheggiate sui conti correnti. In ogni caso, tra risparmi finanziari e immobiliari, l’italia certamente si conferma, insieme al Giappone, ai vertici mondiali come quantità di risparmi, e anche come percorso di continua crescita.

Quali sono gli strumenti preferiti dai risparmiatori nella attuale epoca?

Sì, dobbiamo dire che se, da una parte continua a essere forte la tendenza all’acquisto immobiliare, visto proprio come bene che la famiglia è bene che detenga, in un certo senso, dall’altra parte, certamente, per quanto riguarda gli investimenti finanziari, la parte del leone la fa l’industria del risparmio gestito cosiddetta, cioè l’insieme di quegli investimenti chevengono proposti dalle banche perché generano un ricavo costante, e quindi anche un utile per le aziende stesse che li propongono.

Quali punti di forza e quali criticità presentano i fondi comuni?

I fondi comuni di investimento, che sono appunto gli strumenti più diffusi all’interno dell’industria del risparmio gestito, cioè di quello che ci viene proposto dalle banche, specialmente in Italia, presentano da tempo due fattori di criticità molto importante. Se da una parte danno il vantaggio di diversificare gli investimenti sui vari
strumenti, dall’altro vediamo un importante livello di inefficienza e un appesantimento dei costi molto forte, e questo è un fattore specifico proprio italiano. Se guardiamo una ricerca che ha fatto un istituto indipendente proprio l’anno scorso su dati relativi al 2018, è emerso che mentre i fondi europei, nel periodo in analisi, hanno portato a un rendimento del 6,15 per cento e commissioni dell’1,79%, da parte italiana il rendimento è stato dello 0,3 e il costo
del 2,6. Si nota anche in questi dati molto semplici come spesso, come dice lo stesso istituto di ricerca, la vendita è stata fatta più per questioni e obiettivi commerciali che non per portare un valore aggiunto ai risparmiatori stessi.

Esistono delle alternative per i risparmiatori, e poi come è bene comportarsi?

Le alternative ai fondi comuni esistono già da tempo. Sono principalmente i cosiddetti etf, che non sono altro che fondi passivi, cioè dove non c’è un lavoro da parte della società emittente, e di conseguenza i costi sono enormemente più bassi. Questi fondi passivi, e anche etf, si sono diffusi ampiamente negli ultimi anni, anche se ad oggi, diciamo, che
l’investimento è fatto soprattutto da chi fa una certa forma di fai da te, perché non è ancora proposto dalle banche che ovviamente privilegiano i fondi tradizionali. C’è da fare comunque molta attenzione, specie in questo contesto, perché anche gli etf vanno scelti con accuratezza e con particolare attenzione ai rischi che possono portare, specialmente nell’attuale fase di mercato dove, ricordiamo, che gli investimenti, azioni e obbligazioni, sono mediamente ai
massimi, quindi anche se si va su uno strumento più efficiente, certamente la prudenza e la conoscenza devono venire al primo posto.

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