Bankitalia. Ignazio Visco al Festival dell’Economia: “l’Italia è un Paese in prospettiva”

Il distacco tra la realtà economica italiana e la percezione che hanno i cittadini sembra approfondirsi ogni giorno. Per mettere le politiche di governo dell’economia nella giusta prospettiva occorre tornare a riflettere sui fatti e le cifre reali, sforzandosi di leggerli in una interpretazione d’insieme. Il Governatore di Bankitalia Visco chiude il Festival dell’Economia di Trento.

Introduzione

Accolto dal presidente della Provincia Autonoma Rossi, il Governatore è un chiaro addetto ai lavori. Ha concluso i lavori di un Festival andato in archivio con numeri e cifre di tutto rispetto. Il primo tema affrontato è stato quello della disoccupazione e della crisi, con la quale le imprese italiane si sono dovute confrontare, e contro la quale stanno ancora combattendo una dura battaglia.

Le parole del Governatore

Le imprese si sono mantenute “competitive” lavorando sui costi, sostituendo le persone che andavano in pensione, e guadagnavano remunerazioni elevate, con giovani con livello di istruzione e scolarità magari più alto, ma pagate molto meno, a tempo definito, in modo precario. Quando c’è una crisi, queste sono le prime persone che scompaiono; noi lo abbiamo visto, con un attuale tasso di disoccupazione giovanile molto alto. Non ci siamo adeguati per tempo“.

Che il lavoro debba essere al centro è un motivo di fondo ed è chiaro. Con la grande crisi dell’ultimo decennio, la crisi più grave della storia d’Italia, perché le imprese non erano capaci di rispondere, non avevano fatto investimenti per tempo, il risultato di questo è stato da un lato il ritorno ad una disoccupazione elevata, dall’altro una crescita economica molto bassa, anzi, negativa“.

Quindi, anche per consentire di ritornare ad uno stato equilibrato, bisogna far crescere l’economia, anche con il cambiamento della domanda ed attraverso questa, l’occupazione“.

Conclusioni

Visco non ha voluto dare ricette, ma spunti concreti. I veri problemi italiani oggi sono la corruzione, l’evasione fiscale, il debito pubblico, una scuola che prepara poco alla complessità degli scenari internazionali, imposte elevate che frenano gli investimenti, una giustizia lenta.

Sollecitato sull’euro e sui populismi in Europa, il Governatore ha detto che parlerebbe piuttosto di “nazionalismi”, visti come reazioni di chiusura a problemi ormai noti. Essi sono migrazioni, scarse garanzie dello stato sociale, tecnologia che erode posti di lavoro, terrorismo.

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