Risparmio e tecnologia: cosa cambia | Mercati Che Fare

La tecnologia cambia le abitudini degli italiani; anche il settore del risparmio è chiamato a rispondere. Obiettivi da centrare: fiducia dei risparmiatori e servizi più efficienti. In studio Maurizio Pimpinella, Presidente Associazione Prestatori Servizi di Pagamento.

Com’è cambiato il mondo che ci circonda?

Ci sono voluti millenni per passare dal baratto a forme più evolute di pagamento. La moneta in metallo fu coniata agli inizi del VI secolo AC; la banconota (inventata di cinesi) non arriverà in Europa prima del 1300.

E’ passato poco più di un secolo per assistere ad una rivoluzione tecnologica che sta generando trasformazioni epocali senza precedenti. Negli anni ’50 vengono introdotte le prime carte di credito da parte degli istituti bancari; in meno di 60 anni si passa dalla banda magnetica al microchip. Adesso basta addirittura avvicinare la carta ad un dispositivo intelligente per eseguire la transazione. Nei primi anni ’80, con Internet, nasce l’online banking, per effettuare pagamenti elettronici attraverso la Rete.

Oggi, per pagare o trasferire denaro, basta uno smartphone, ed il gioco è fatto.

Millenni per scoprire il “fuoco”, pochissimo per dominarlo ed imparare ad utilizzarlo. Cosa sta realmente succedendo?

Siamo di fronte ad una vera rivoluzione tecnologica. La smaterializzazione delle carte di credito ha trasformato lo smartphone in un borsellino. Nel futuro molto prossimo faremo addirittura a meno del cellulare, ma utilizzeremo braccialetti con chip appositamente predisposti per i pagamenti. Saranno addirittura wateproof, per la massima sicurezza. La tecnologia nel mondo dei pagamenti sta diventando un’architrave dell’economia digitale. Questa tecnologia è già pronta anche se per adesso limitata all’ambito vacanziero, come villaggi turistici e navi da crociera.

La vera rivoluzione è naturalmente sui comportamenti d’acquisto. Chiaramente, tutte queste operazioni sono fatte nella massima sicurezza, grazie alla crittografia. C’è da dire che accanto al portafoglio elettronico dobbiamo aggiungere l’educazione finanziaria. L’utilizzo massiccio dello smartphone, anche come agenda, espone a problematiche legate ai furti. Ci vuole quindi maggiore educazione finanziaria per la gestione di tutti i dati sensibili, a partire dalle password.

Per rendere più sicuro il tutto c’è già l’impronta digitale; in un futuro già prossimo ci saranno anche il riconoscimento facciale e l’impronta della retina o dell’iride.

Come va vissuta da chi è rimasto ancorato ad antiche metodologie di pagamento (contate) la rivoluzione che vive il settore, compreso il risparmio?

Si assisterà sempre di più a ciò che sta accadendo da tempo in America, cioè al rifiuto della gestione del contante. Questo sia per questioni di sicurezza generale che personale, per evitare rapine. Non solo, ma questa cosa prenderà sempre più piede, è inevitabile. Già oggi, anche da noi, possiamo pagare con lo smartphone sia dal benzinaio che dal tabaccaio. Si tenderà sempre di più alla digitalizzazione, anche perché i ragazzi di oggi sono molto più digitalizzati di quelli di ieri, cioè dei nostri nonni e genitori.

Piano piano, ma sempre più, il cittadino entrerà a contatto con la tecnologia; lo farà a partire da cose semplici come i bancomat (sempre più diffusi) a cose ancora più semplici come l’utilizzo sempre più massivo dei cellulari di ultima generazione. E questa cosa è sempre più favorita anche dai grossi player tecnologici, come Google, Apple, Facebook.

Lo sviluppo dei sistemi di pagamento

Tutti pazzi per l’IT. Questo è il “titolo” del film che stiamo vivendo. E’ infatti quasi impensabile non passare dalla tecnologia per accedere ad ogni ambito della nostra vita quotidiana. Informarsi, organizzare le vacanze, prenotare un ristorante. Meglio farlo con un click.

Cresce in italia il mercato del commercio elettronico. Secondo i dati del PolMi, quest’anno ha superato i 23 miliardi di euro. Ma la rivoluzione high tech non si ferma, ed irrompe con forza nel mondo dei servizi finanziari. Gli italiani hanno scoperto la comodità dei pagamenti digitali. Quelli con carta sono cresciuti nel 2016 del 9%, a 190 miliardi di euro. Sono più di 140 milioni le transazioni fatte in modalità contactless.

Velocità, semplicità ed efficienza dettano le regole fuori e dentro il mondo finanziario. E per nuove esigenze si fanno spazio nuovi protagonisti nel mercato del credito. Goldman Sachs prevede che 4,7 trilioni di profitti passeranno dai bilanci bancari a quelli dei nuovi player. Questi ultimi sono startup e provider che propongono servizi tecnologici pensati per semplificare operazioni di tipo finanziario.

Bitcoin, crowdfunding, roboadvisor: sono sempre di più i volti del fintech. La rivoluzione è solo all’inizio, e promette di stravolgere completamente il rapporto tra risparmio e risparmiatore. La sfida agli istituti di credito e risparmio tradizionali è stata lanciata.

E’ caduto un meteorite, e le banche rischiano di fare la fine dei dinosauri, se non si adattano al cambiamento. Cosa possono e devono fare i risparmiatori riguardo a questo?

Attualmente, per fare la banca non bisogna più essere una banca. La normativa consente alle imprese che gestiscono enormi transazioni di dati di diventare delle piccole banche. La stessa direttiva pone il cittadino al centro del cambiamento, proteggendolo in caso di contestazioni. Questo, ovviamente, favorisce molto di più l’utilizzo degli strumenti elettronici.

Il meteorite ha portato nuovi operatori, nati social e diventati già delle piccole banche. Amazon, Facebook, Google, PayPal, per fare degli esempi. Costoro gestiscono le transazioni e cambiano i nostri comportamenti.

Questi operatori, però, lavorano sulle transazioni di denaro. Dalla parte della gestione del risparmio la cosa è diversa: il consulente conta ancora…

Le banche devono tornare a fare un lavoro tradizionale. Devono tornare a supportare le aziende e fare credito. E devono assistere il cliente/cittadino al meglio. Probabilmente le banche vinceranno questa battaglia; siamo solo in un momento di trasformazione, e chi non si trasforma scomparirà. Ed il rapporto umano, in questo campo, è ancora fondamentale.

Però aggiornarsi costa, soprattutto dal punto di vista tecnologico, e non è che le banche, dal punto di vista dei ricavi, se la passino benissimo…

Esatto. Si sta quindi chiedendo con forza, a livello europeo, di non avere una sovraregolamentazione. I nuovi player nascono già con un DNA low cost, quindi sono avvantaggiati. E’ vero che non sono banche in toto, ma la loro struttura gli consente di partire avvantaggiati nella gara nei confronti con le banche, sicuramente almeno nel settore dei pagamenti.

La semplificazione parte, come si dice sempre, dalla riduzione degli sportelli bancari. In Inghilterra, per esempio, una banca-roulotte va addirittura a casa del cliente… Bisognerà essere multicanale e multiaccesso. La banca deve però riconquistare la fiducia del cliente, ben sapendo che esso si è evoluto ed è molto più digitale di prima.

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