Italiani e risparmio: come gestirlo in questo contesto di crisi e incertezza per il sistema bancario? I tassi sono a zero, i conti correnti aumentano i propri costi. Eppure, dei 4300 miliardi di risparmi accumulati in vario modo dagli italiani, circa 1400 miliardi sono sui conti correnti. Perché? Leopoldo Gasbarro ne ha parlato con Edmondo Tudini, docente di Banking and Insurance alla SDA Bocconi.
Tutta l’Europa è alle prese con un settore bancario in crisi. A cominciare dall’Italia. A pochi giorni dal via libera di Bruxelles per Montepaschi, per la ricapitalizzazione precauzionale pubblica, resta ancora irrisolta la situazione delle due banche venete. Il ministro Pier Carlo Padoan assicura che il bail-in non sarà preso in considerazione. La situazione però rimane tutta da decifrare. Se da una parte obbligazioni senior e depositi sembrano al sicuro, dall’altra azioni e obbligazioni subordinate potrebbero intervenire a coprire le perdite. Ma per Bruxelles le banche italiane non sono le uniche sorvegliate speciali. C’è stata anche la Spagna, prima con la crisi del Banco Popular salvato in extremis dall’intervento provvidenziale di Santander e ora il possibile crack di Liber bank. La situazione patrimoniale poco rassicurante dell’istituto ha infatti gettato nel panico trader e correntisti, innescando una fuga degli investitori e causando il crollo del titolo in borsa.
La crisi del sistema bancario, insomma, è lungi dall’essere risolta. I rischi sistemici sono ancora rilevanti, sottolinea Tudini. Specie se si pensa a quello che potrà accadere sul mercato interbancario nel momento in cui l’ombrello della BCE dovesse venire meno. Uno scenario che rischia di far crollare sempre di più la fiducia dei risparmiatori. Peggiorando l’effetto negativo della normativa sul bail-in, “studiata male e introdotta con troppa fretta”.
Il risparmiatore italiano è molto prudente e attribuisce ancora un valore rilevante alla relazione personale. Dei 4300 miliardi di risparmi totali, circa 1400 sono sui conti correnti. A remunerazioni bassissime e con costi in aumento. In Italia infatti c’è chi arriva a pagare 318 euro all’anno, contro una media europea di 114 euro. Perché allora i risparmiatori continuano a prediligere la liquidità? La spiegazione sta nella percezione che hanno del rischio di questa operazione. Il conto corrente è infatti ritenuto ancora il massimo della sicurezza.
Guardando al dossier titoli, dei 4300 miliardi complessivi ce ne sono solo 648 miliardi, di cui la metà sono investiti in azioni e obbligazioni bancarie. La ragione? Anche in questo caso bisogna considerare la percezione dell’investitore. La crisi ha dimostrato che le obbligazioni bancarie non sono affatto scevre da rischio, ma il risparmiatore italiano, che è in gran parte anziano, attribuisce ancora un notevole valore al rapporto di prossimità e fiducia con la banca sotto casa.
Senza che gli italiani ne siano perfettamente consapevoli, il rischio è quindi molto concentrato. Occorre aprire gli occhi e controllare meglio la gestione e la concentrazione di rischio dei propri risparmi.
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