PIR, un ponte tra Risparmio e Impresa | Mercati che fare

PIR, un ponte tra Risparmio e Impresa | Mercati che fare

Indirizzare gli investimenti delle famiglie a sostegno delle imprese. Il vantaggio per chi investe? Tasse azzerate sugli utili. Tutte le specifiche da F.Pagani, capo segreteria Ministero Economia e Finanze e fautore dei Piani Individuali di Risparmio(i PIR).

Leopoldo Gasbarro conduce Mercati Che Fare per TGcom24.

Parlaimo dei PIR, i piani individuali di risparmio. Se ne parla tantissimo in queste ultime settimane. Ed anche qui abbiamo trattato l’argomento. Oggi però lo facciamo con il padre putativo dello strumento. Si tratta di Fabrizio Pagani, capo segreteria tecnica del Ministero Economia e Finanze.

Scheda introduttiva

I PIR sono strumenti finanziari studiati dal governo per indirizzare gli investimenti delle famiglie a sostegno delle PMI italiane. Questi i vantaggi fiscali per i sottoscrittori.

  • Azzeramento della tassazione sui redditi generati dall’investimento;
  • Esenzione dalle imposte di successione;

Per godere del beneficio fiscale, il piano deve avere una durata minima di 5 anni. L’importo annuo massimo sottoscrivibile è pari a 30.000 euro. Il valore totale del piano può essere al massimo di 150.000 euro.

Per legge, il portafoglio del PIR dovrà contenere per almeno il 70% strumenti finanziari emessi da aziende italiane od europee con organizzazione stabile in Italia. Di questo 70%, almeno il 30% deve essere investito in titoli non presenti in Borsa Italiana (quindi non quotati).

Una bella idea quella di creare un ponte tra il risparmio e le imprese che hanno fatto grande il nostro Paese

Noi siamo partiti dal concetto che le nostre imprese hanno grande capacità. Grande capacità di trovare nuovi prodotti e nuovi mercati. Hanno capacità di innovazione, di andare all’estero e di essere estremamente competitive. Però hanno qualche debolezza. Una di queste, la principale, è l’assenza di capitale. Sono cioè imprese che rimangono troppo piccole, che non hanno fondi propri sufficienti. Quindi non possono investire né fare acquisizioni per aumentare la propria massa critica.

Tra l’altro, la violenta crisi del sistema bancario non le ha aiutate. Credito nei loro confronti non ne è stato fatto…

Esatto. C’è un tema anche di credito. Ma ce n’è anche uno ancora più importante, più filosofico e concettuale. Spostare il finanziamento dell’impresa dal credito tradizionale a forme più sofisticate di accesso al mercato dei capitali. Le nostre imprese devono andare su questi mercati, quali che siano, per avere i fondi necessari allo sviluppo.

Già avviene, ma non in misura sufficiente. E questo anche perché il nostro mercato dei capitali non riceve sufficienti risorse dal mercato del risparmio italiano. Il risparmio degli italiani è immenso (oltre 4000 miliardi). Fino ad adesso mancava uno strumento che facilitasse, e desse un riconoscimento fiscale, per aiutare questa canalizzazione alle imprese italiane. i PIR sono questo.

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