Vítor Constancio, Vice Presidente BCE. L’intervista

Vítor Constancio, vice presidente della BCE, parla in merito alla Financial Stability Review

Vítor Constancio, intervista nella quale si parla dei rischi alla stabilità finanziaria, delineati dalla BCE nel già citato Financial Stability Review.

Mr. Vitor Constancio nella Financial Stability Review, pubblicata proprio oggi, menzionate un rischio continuo di un riapprezzamento globale di tutte le asset class. Qual è la vostra principale preoccupazione in tal senso?

Avete ragione. Questo rischio è stato presente per un bel po’ di tempo. Ma è stato aggravato di recente, in particolare dopo le elezioni USA. Ed abbiamo visto grosse dislocazioni dei prezzi degli asset, con una caduta del valore die bond, un aumento delle azioni, ed un grosso apprezzamento del dollaro. Tutti questi spostamenti possono condurre a perdite e a problemi per gli investitori e le istituzioni finanziarie. Questo trend continuerà? Naturalmente c’è molta incertezza. In particolare, perché non si sa che cosa accadrà tra l’economia americana ed il resto del mondo.

Noi pensiamo che gli effetti in Europa saranno modesti, e quindi stiamo tenendo lo stessa scenario di sviluppo nell’area euro. Ciò significa una continuazione della ripresa e la normalizzazione dell’inflazione. Crescita ben sopra l’1%, 1,6%, ed anche inflazione sopra l’1%. Disoccupazione per la prima volta in parecchi anni sotto il 10%.

Quindi, ci sono un diverse incertezze politiche che stiamo fronteggiando. Le avete menzionate nella Financial Stability Review. A cosa state guardando in particolare, al di là delle elezioni USA?

Beh, non troppo riguardo a noi, ma ai mercati. I mercati sono preoccupati per l’incertezza politica che si sta manifestando in Europa. C’è il referendum italiano, le elezioni in Francia, in Olanda, ed in Germania il prossimo anno. I mercati sono preoccupati, e questo sta introducendo della volatilità nei prezzi. La BCE deve far fronte a questa volatilità a breve termine, ed essere preparata allo stesso tempo. Preparata, come siamo, se eventi drammatici, provenendo da ciò a cui ho accennato prima, creassero shock economici a cui dobbiamo rispondere. E siamo certamente preparati per farlo, come abbiamo mostrato altre volte.

Nella Financial Stability Review, vi focalizzate anche sulla persistente bassa profittabilità delle banche. Una delle potenziali minacce alla stabilità finanziaria nell’area euro. Ma ovviamente, al di là di quello, abbiamo impedimenti strutturali, come l’overbanking. Le banche hanno costi troppo alti e ci sono molti crediti deteriorati nei loro libri. Su questo fronte, vi aspettate qualche miglioramento per il 2017?

Beh, abbiamo ben presenti questi problemi, perché la bassa profittabilità delle banche in Europa è il risultato di molti fattori. Tra questi i crediti deteriorati, troppe filiali, la non adattabilità delle banche ad un nuovo modello di business. Molti osservatori danno la colpa a questo mondo fatto da interessi bassi, e mi lasci dire che questa situazione non è solo il risultato della politica monetaria. Si tratta anche di una conseguenza di bassa crescita nell’economia reale.

Ma, al di là di questo, se guardiamo a tutte le nazioni europee, vediamo che certamente i bassi tassi di interesse non possono spiegare tutto. Abbiamo, in particolare nelle nazioni nordiche (Svezia), una situazione dove i tassi di interesse sono molti più bassi che nel resto d’Europa. Malgrado ciò, le banche svedesi hanno ritorno sul capitale, un ritorno sull’equity dell’11,6%, comparato al 5% dell’area Euro. Questo, perché accade? 1. Hanno pochi crediti deteriorati. 2. Hanno anche costi più bassi. 3. Hanno adattato il loro modello di business.

Questo per dire che ci sono molte fonti di bassa profittabilità e molte riforme che sono necessarie. La situazione è migliorata un po’ visto che la media degli NPL è decresciuta dal 2013. Ma è ancora molto alta.

Credo che l’Europa necessiti di un’iniziativa comune con un set di politiche concertate. Politiche che si indirizzino, in uno specifico lasso di tempo, verso il grande problema di troppi NPL e eccessiva capacità in molte parti dell’area euro.

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