La nuova Commissione Europea ha indicato l’ambiente, il contrasto alle disparità e la crescita inclusiva tra le priorità del proprio mandato. A metà gennaio ha approvato un piano, ribattezzato “Green Deal”, che tra le altre cose prevede di dedicare un quarto del bilancio a misure di contrasto ai cambiamenti climatici. Le risorse serviranno come leva per attrarre anche investimenti privati e raggiungere l’obiettivo di un’Europa climaticamente neutra entro il 2050. Come si pone Etica Sgr su questi temi? Con quali dei suoi strumenti, con quali fondi ritiene che sia meglio investire sul cambiamento climatico? Risponde Francesca Colombo, Responsabile Analisi e Ricerca.
***********************
“Accogliamo con favore il Green Deal, visto che l’urgenza è affermata anche dagli scienziati. Se non gestiremo in modo efficace il riscaldamento globale, nei prossimi decenni potremmo ritrovarci in un mondo molto diverso da quello che conosciamo, con importanti scompensi economici e sociali. Noi siamo da sempre in prima linea su questo tema, e più in generale sulla dimensione ambientale. Il nostro approccio, tra l’altro, prende sempre in considerazione anche i temi sociali e quelli di governance.”
Negli ultimi tempi vi è stato un vero e proprio boom di soluzioni ESG, cioè investimenti che scelgono i titoli da inserire in portafoglio guardando a temi ambientali, sociali e di governance. Il risultato è che però, spesso, per il piccolo investitore, è complicato scegliere, perché non è facile scegliere tra impegno reale e semplicie marketing di chi propone queste soluzioni, come ci conferma Francesca Colombo, Responsabile Analisi e Ricerca di Etica Sgr.
“Quando la nostra società è nata, nel 2000, eravamo in pochissimi a parlare di sostenibilità. Oggi il tema è sulla bocca di tutti, e sul mercato esistono diverse strategie per investire in modo responsabile. In questo contesto, pertanto, diventa fondamentale la trasparenza nei confronti dei risparmiatori, oltre alla formazione, che svolge un ruolo chiave nella diffusione della cultura relativa agli investimenti sostenibili e responsabili. Nella nostra storia abbiamo da sempre dimostrato un forte impegno su questi aspetti.”
Diverse ricerche dimostrano che gli investimenti sostenibili offrono rendimenti quantomeno in linea con quelli del mercato in generale, con il vantaggio di essere tendenzialmente meno volatili della media. Non si tratta quindi di scegliere tra performance e sostenibilità, ma se coniugare i due obiettivi.
“Possiamo dire, dopo 20 anni di attività, che i due obiettivi si coniugano bene. Scegliere aziende sostenibili, per i propri investimenti, significa selezionare realtà che, nel medio e lungo periodo, portano vantaggi a tutto il contesto di riferimento, compresi gli investitori. Il nostro modello di selezione lo conferma; dapprima, applichiamo dei criteri di esclusione per le aziende coinvolte in attività o settori controversi come, ad esempio, quello petrolifero, estrattivo, o degli armamenti. Quindi, adottiamo il cosiddetto approccio “best-in-class”, scegliendo, attraverso oltre 100 indicatori, gli emittenti con i punteggi ESG più elevati. In ultimo, con un approccio propositivo, stimoliamo le società nelle quali investono i fondi ad adottare strategie sostenibili e responsabili.”
Gli investitori sono sempre più esigenti, e chiedono alle aziende dalle quali acquistano prodotti e servizi di dimostrare che sono davvero attente ai temi della sostenibilità, e non solo a parole. Una tendenza che vale anche per il risparmio gestito.
“Questa è sicuramente un’evoluzione positiva. Noi, ogni anno, infatti, pubblichiamo il report di impatto, un documento che misura, concretamente, i risultati dell’attività di selezione e di dialogo con le aziende. Tutte le analisi sono effettuate prendendo in considerazione i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, che mirano ad affrontare i cambiamenti climatici, ed a perseguire lo sviluppo sociale ed un’economia sostenibile. Tutti siamo chiamati ad impegnarci concretamente.”