Educazione finanziaria: un obbligo con i tassi ai minimi | Mercati Che Fare

Tassi bassi ancora a lungo: bisogna imparare ad allocare i propri risparmi. La liquidità è un costo e il rendimento non è più nei titoli di stato, ma nella sapiente diversificazione del patrimonio. Educazione finanziaria ormai un “must”, o sarà troppo tardi. Ospite Marco lo Conte, giornalista de “Il Sole 24 Ore”.

Sono di qualche giorno le dichiarazioni della Yellen e di Draghi, che i tassi rimarranno bassi ancora a lungo. Almeno fino al 2019, se le condizioni dell’inflazione non cambieranno. Chi aspetta continua ad aspettare…

Attende un mondo che non tornerà più. Non ci saranno più titoli di stato che garantiscano un reddito agli investitori. Le (belle) cedole del passato non si rivedranno per i prossimi anni, o decenni.

Bisogna abituarsi ad allocare il proprio denaro con strumenti che insieme riescano ad ottenere un rendimento. Non ci sarà più un titolo guida soltanto.

I BOT semestrali assegnati in settimana, infatti, hanno avuto rendimento negativo…

Paghiamo per prestare i soldi allo stato italiano a 6 mesi. Può sembrare paradossale, ma è così. In realtà ha un senso: la liquidità ha un costo, e non rende, anzi. I soldi sul conto corrente (troppi, 1400 miliardi) sono improduttivi. E rappresentano un costo inefficiente.

E’ molto meglio allocare il proprio denaro con strumenti di medio, od anche breve termine, ma in maniera diversificata. Il rendimento non è dato solo dal titolo di stato, o da uno strumento principe all’interno del portafoglio. Il rendimento è dato dalla diversificazione.

Negli scorsi giorni, paradossalmente (ma mica tanto) è stato emesso un bond centenario, vero?

L’ha fatto lo stato austriaco. Investimenti come questo si chiamano Matusalem Bond. Viene premiato al 2,1%. Lordo, chiaramente, e dopo 100 anni. Fate vobis…

Non solo. Come paragone, il 2,1% è la stessa cedola dei Treasuries americani, ma a “soli” 10 anni, non certo a 100. Questo vuol dire che non conviene più chiedere questo tipo di investimento. Perché? A parte quanto già detto, l’emittente tende ad andare al di là, nel corso del tempo e del debito, per abbattere il proprio profilo di rischio. Tanto i tassi rimarranno bassissimi a lungo.

Bisogna rivedere totalmente quella che una volta era la divisione tra azioni ed obbligazioni. La loro storica diversificazione ed anticorrelazione non c’è più. Bisogna diversificare sì, ma all’interno dei singoli comparti, non  per diverse asset class. Ed il rendimento deve essere comunque idoneo alle nostre esigenze. Ci vuole quindi una pianificazione adeguata. Il vero rischio, infatti, è di pagare (noi) perché qualcuno detenga il nostro denaro, senza che (esso) ci dia niente in cambio.

In questo mondo dove l’educazione finanziaria sta avendo sempre più peso, stanno per fortuna uscendo analisi che confermano che qualcosa stia cambiando

I giovani sono più preparati dei loro genitori dal punto di vista finanziario. Il dato emerge dall’indagine 2017 sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani del Centro Einaudi ed Intesa SanPaolo. Stando allo studio, il 65% degli intervistati ha consapevolezza dei tassi di interesse. Il 51% comprende correttamente l’inflazione; il 50% comprende cosa sia la diversificazione. A distinguersi per più risposte corrette riguardo alla differenziazione del rischio nell’investire in Borsa, sono le persone tra 18 e 54 anni; queste rivelano una maggior conoscenza dei mercati finanziari.

I millennials del nostro Paese, secondo Standard & Poor’s, raggiungono i livelli più alti di educazione finanziaria rispetto al resto dei cittadini. Il grado di conoscenza diminuisce con l’età. Il 47% delle persone tra 15 e 24 anni ha una buona cultura finanziaria. Si scende al 39% per le persone tra 35 e 54 anni, ed al 35% per quelle oltre i 55 anni di età.

Se guardiamo anche al resto del mondo, un adulto su tre possiede una efficace cultura finanziaria; sono 5 miliardi coloro che ancora non hanno una adeguata conoscenza della materia.

I giovani più preparati dei genitori fa ben sperare per il futuro…

Guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Ma purtroppo sono quelli che non detengono il risparmio. La preparazione è più adeguata, ma fondamentalmente teorica. Gli adulti hanno più esperienza, ma meno basi.

Il tema vero è che se si fa anche un piccolo percorso di alfabetizzazione finanziaria, questo porta risultati. Test di Bankitalia dicono che tra l’inizio e la fine di un corso di educazione finanziaria la percentuale di chi migliora davvero sale fino all’8%. Può non sembrare molto, ma è già qualcosa. Approfondire le conoscenze finanziarie è molto utile; certamente lo è in teoria, ma poi aiuta ad affrontare la pratica.

C’è un’asimmetria molto forte di comprensione delle questioni finanziarie tra giovani e persone avanti con l’età, comunque…

A scuola i ragazzi effettuano una matematica che li aiuta quando si parla di interessi composti e questioni correlate. Gli adulti, invece, hanno più dimestichezza con la gestione dei rischi della vita quotidiana. Per questo hanno più dimestichezza con la diversificazione che con i tassi di interesse.

Bisogna far circolare le idee, e far confrontare giovani ed adulti in merito alla gestione del risparmio. Gioverebbe a tutti.

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