Il Reddito di Inclusione (REI) è sufficiente per affrontare il problema della povertà in Italia? La risposta del Segretario Generale di Prometeia Associazione, Lorenzo Forni.
In occasione del rapporto di settembre, è stata preparata una nota specifica sulla povertà, in particolare sul reddito di inclusione, recentemente approvato dal governo. Questo reddito di inclusione prosegue programmi già in essere, comunque. E’ un passo in avanti importante. Non è ancora attivo, ma verrà avviato da gennaio 2018.
Il momento di riflessione che è stato deciso è stato avviato perché se ne parli; da gennaio 2018 se ne dovrà parlare al meglio. Il governo ha stanziato una cifra limitata, 1,7 miliardi. Probabilmente non è in grado di coprire in maniera adeguata il problema della povertà, aumentato moltissimo con la crisi.
Dal 2007 al 2016 in Italia ci sono stati 2,3 milioni di poveri in più. Questo ammontare di finanziamento va chiaramente aumentato. Le stime di Prometeia sono di 10 miliardi, per coprire tutti gli italiani poveri.
Lo stanziamento approvato non è sufficiente, ma è un buon inizio.
La povertà può essere declinata in modi molto diversi, tra cui assoluta e relativa. Il reddito di inclusione è un tentativo ancora embrionale di affrontare la povertà assoluta. Quindi, un problema molto più aspro e più forte della povertà relativa. Inizialmente riguarderà famiglie molto bisognose, con minori a carico.
La povertà, negli ultimi 15-20 anni, non solo in Italia, ha cambiato età. Da noi è un problema soprattutto minorile, non tra gli anziani.
Il reddito di inclusione, così concepito, vorrebbe intervenire su questo problema. In prospettiva, tutti si aspettano che venga esteso. In termini non categoriali, s’intende, ma a tutti i soggetti poveri. Per definizione, dovrebbe rappresentare uno strumento di universalismo selettivo. Quindi uno strumento subordinato alla verifica della condizione economica, ma da dare a tutti i poveri, indipendentemente da tutto.
Sicuramente è stato una tappa importante. Per la prima volta dopo tante misure una tantum, vuole essere strutturale. Ciò detto, come è strutturato non va bene.
Due elementi lo rendono tale. Il primo è la categorialità. Possono accedere sostanzialmente famiglie con figli, e persone con più di 55 anni. Il secondo riguarda gli importi. Al mese viene dato da poco più di 180 per una persona singola, a poco più di 480 per le famiglie numerose. E’ quindi una misura limitata, da ampliare sicuramente.
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