Paolo Guerrieri Paleotti, docente di economia, commenta la reazione dei mercati alla nota di aggiornamento del DEF, che non è stata propriamente delle migliori per la nazione Italia.
Sul crollo della borsa seguito all’aggiornamento del DEF, è stato intervistato Paolo Guerrieri Paleotti,docente di economia all’Università la Sapienza di Roma e senatore del Partito Democratico nella scorsa legislatura. Definisce la risposta dei mercati è una secca bocciatura dell’orientamento governativo, ed invita l’esecutivo a cambiare rotta affiancando ad alcune misure di welfare destinate ad aiutare i più deboli, un capitolo di investimenti: infrastrutture, ricerca, scuola. Questa la ricetta che potrebbe convincere i mercati. Altrimenti sarà inevitabile, se lo spread continua a salire e la borsa a perdere, l’intervento della BCE.
Per quanto riguarda gli effetti sui costi degli italiani, se andiamo a vedere lo spread e se andiamo a vedere l’andamento dei titoli bancari, una stima di 7-8 miliardi di aggravio complessivo è una stima credibile. Quindi si capisce qual è il problema; da un lato si fa più deficit per avere più risorse, ma poi si bruciano in un giorno perché i mercati si spaventano.
Questo lo dicono tutti i governi che vogliono fare politiche eterodosse… Io ho un timore, che in realtà anche questo 2,4% che è stato presentato sia più un auspicio che un numero saldo, temo che in realtà proprio perché le misure non sono efficaci la crescita sia più debole e quindi il deficit più consistente.
Io dico che la situazione non è ancora così grave come il novembre 2011, quindi ci sono ancora margini, ma questo atteggiamento nei confronti dei mercati dovrebbe trovare dei termini diversi.
Potrebbe esserci una crisi seria; il mercato potrebbe puntare davvero verso il basso per quanto riguarda i titoli, e le azioni e non si potrebbe escludere di ricorrere all’aiuto della BCE per un necessario piano di risanamento, come la Grecia. Una crisi finanziaria ci mette del tempo per esplodere, ma una volta esplosa diventa incontenibile; abbiamo ancora tempo per riportare tutto sotto una certa dimensione controllabile.
Secondo me doveva impostare misure di politiche sociali, perché sappiamo quanto disagio ci sia in Italia, ma accompagnarle con un piano di investimenti veri che potevano, nello spazio di uno o due anni, accompagnare la crescita del Paese: strade, infrastrutture digitali, scuole … c’è l’imbarazzo della scelta. Il problema non è tanto di risorse, ma di capacità di fare degli investimenti.
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