Possiamo dire che purtroppo è una storia che ciclicamente si ripete. Se vediamo queste prime diapositive sono i titoli…
sono dei giornali… proprio settimane fa si parlava, appunto, come vedete, di questionari manipolati o del parente-direttore che ci consiglia, magari, gli investimenti che sono, sicuramente, due situazioni queste molto pericolose, dove ovviamente si fa della manipolazione. Purtroppo c’è della truffa… oppure dove ci sono i consigli cosiddetti interessati del parente che però fa gli interessi della banca. In questo caso, diciamo, i problemi possono venire alla luce. Diciamo che le tutele ci dovrebbero essere Questa normativa Mifid, che risale al 2007, in teoria dovrebbe tutelare i risparmiatori. Uso il condizionale perché
purtroppo non è sempre così.
Certo. Questa normativa, come si dice, è del 2007, ed è quella normativa, per intenderci, che prevede la compilazione di un questionario, cioè la banca, prima di proporci qualunque tipo di investimento, deve fare sottoscrivere con questionari, dove ci sono delle domande sulla base delle quali, sulla base delle risposte che l’investitore fornisce, viene determinato il cosiddetto profilo di rischio, cioè basso, medio o medio-alto, che vuol dire tutto e poco, diciamo. Come vediamo, adesso esiste anche una nuova versione della mifid, dell’anno scorso, esiste una mifid2, quindi una
versione diciamo un po più aggiornata, che dovrebbe tutelare ulteriormente chi ha risparmiato. Ora, in realtà come vediamo, i casi, l’ultimo in ordine di tempo, della Popolare di Bari, ci insegnano che molto spesso o perché vengono manipolati o perché le risposte non vengono date in modo corretto, sta di fatto che spesso il profilo difficilmente non inquadra quella che è esattamente la volontà del risparmiatore.
Tra le tantissime domande, perché soprattutto la seconda versione prevede tante domande, tutta danno un’idea non corretta, una cosa che vediamo è che questo questionario in banca lo troviamo già pre compilato. Questo non andrebbe mai fatto. Dovrebbe essere compilato con il nostro consulente bancario domanda per domanda e spiegazione per spiegazione. Come vediamo in questo articolo, non bisogna aver paura, perché a volte c’è un po’ questo timore di apparire impreparati o di fare troppe domande al consulente; no, quindi non c’è anche poco tempo, mentre invece bisogna dedicare il giusto tempo a questo questionario. Quindi, non aver paura, come si dice in questo articolo, di apparire impreparati, perché non siamo tenuti ad esserlo, non ci viene dato un voto se siamo bravi o meno, ma dobbiamo dire le cose come come stanno e le domande, soprattutto, sono due. Quella su quali siano gli obiettivi, cioè quali sono i nostri obiettivi di investimento e anche la nostra propensione al rischio, non espressa, con il medio basso che vuol dire tutto e niente, proprio numericamente. C’è proprio una domanda che dice: se lei avesse 100mila euro, per fare un esempio, quanto sarebbe disposto a perdere, in un eventuale caso, di questi soldi? 2.000 euro, 5.000 euro, 10.000 euro? Anche no! Io non voglio, non voglio mai vedere una cosa così. Oppure posso accettare di vedere temporaneamente che siano a 97-98 di valore (parlando di obbligazioni). Ecco, questo numericamente, diciamo che i numeri non mentono, e quindi è proprio da un numero che viene desunta la nostra possibilità di veder calare eventualmente i nostri investimenti.
Il consiglio è quello che purtroppo le normative Mifid ci sono, ma non vengono rispettate, però non bastano da sole. Bisogna un po’ metterci del proprio. Brutto dirlo, però diciamo che il risparmiatore deve fare la sua parte, quindi in parte facendo domande e cercando di uscire dalla banca, dall’ assicurazione, in modo che abbia le idee chiare, perché spesso questo non avviene. Il problema che abbiamo in Italia, che abbiamo detto più volte anche in questi incontri, è che purtroppo abbiamo un basso livello di educazione finanziaria. Vediamo in queste ultime diapositive, risulta che il 20 per cento di un campione intervistato di risparmiatori italiani non conosce alcuno strumento, quindi non sa e non conosce, non ha proprio una familiarità con alcuno strumento finanziario, e abbiamo un 57 per cento che non legge i prospetti quindi, se anche la banca ci informa, ma poi non prendiamo visione, ovvio che un po’ di concorso di colpa ce l’abbiamo anche noi risparmiatori.
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