Alla scoperta di uno storico accordo di partenariato economico fra il Giappone e l’Unione europea. Si tratta di molto più di un semplice accordo di libero scambio, dal momento in cui le conseguenze vanno ben al di là della sfera puramente economica. L’accordo commerciale dovrebbe entrare in vigore l’anno prossimo.
Il primo punto è l’eliminazione di quasi tutti i dazi tra le due controparti. Il secondo è l’eliminazione di tutte le restrizioni artificiali che esistono tra Giappone ed UE in agricoltura e prodotti alimentari. Il terzo è una maggior armonizzazione tra i diversi standard di regolamenti, che condurrà a maggiore trasparenza, ma anche a scambi più facili.
Molte aziende europee sono direttamente interessate a questo accordo. Aziende di biotecnologia in Francia, ad esempio, con strettissime collaborazioni con controparti giapponesi, e che ospitano costantemente ricercatori del Sol Levante. Ed anche aziende di dermatologia, aspetto molto considerato sia sul suolo europeo che su quello giapponese.
Non parliamo poi di quelle alimentari. La richiesta di cibo giapponese è in continua crescita in Europa; l’accordo di libero scambio potrebbe triplicarne le vendite, nei prossimi 5 anni. L’interesse verso questo settore è dato dalla sicurezza del cibo giapponese e dall’ampia gamma di prodotti bio.
Il clima imprenditoriale in Giappone è molto propizio per gli investimenti (anche grazie alla Abenomics), cosa di cui tutti, ed in particolare l’UE, in questo momento, hanno bisogno.
Assolutamente vero. Le imprese giapponesi ed europee sono complementari. Sono specializzate in tecnologie diverse ed in aree diverse; questo significa che, quando collaborano, realizzano prodotti migliori. E quando investono le une nelle altre, ci sono più soldi che circolano. Portano R&D, know-how e competenze di mercato.
L’autenticità dei prodotti giapponesi è un qualcosa che dovrebbe risentire positivamente della soppressione dei dazi doganali. Oggi i dazi rappresentano circa il 10% dei prezzi d’acquisto, in Europa; un domani si potranno offrire prezzi migliori, ed essere più competitivi, diversificando l’offerta. Naturalmente, la stessa cosa potrà riguardare i prodotti europei in Giappone.
L’accordo è un impegno per il futuro, per un commercio libero ed equo, per l’apertura, la trasparenza e la non discriminazione negli scambi tra le nazioni.
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