Disuguaglianza. 26 super-ricchi possiedono la ricchezza di metà dei poveri del pianeta

Si allarga la forbice tra ricchi e poveri nel pianeta: fino al 2017 i ricconi erano 43. Cresce la disuguaglianza. Cresciuti del 12% nel 2018 i redditi dei paperoni, a fronte di un calo dell’11% delle ricchezze dei più poveri. Il rapporto annuale dell’ONG britannica Oxfam punta il dito contro le politiche fiscali dei governi.

  • La ricchezza dei miliardari del pianeta è cresciuta di 900 miliardi di dollari nel 2018 (2,5 miliardi al giorno). Sono in 26 a possedere la ricchezza della metà piu’ povera del pianeta (3.8 miliardi di persone)
  • Solo 4 centesimi per ogni dollaro raccolto dal fisco proviene da imposte sul patrimonio. In alcuni Paesi il 10% piu’ povero della popolazione paga in proporzione tasse piu’ alte del 10% piu’ ricco
  • Oggi 262 milioni di bambini non hanno accesso all’istruzione. In Kenya, una bambina ha una possibilità su 250 di accedere alla scuola di secondo grado
  • Ogni giorno 10 mila persone muoiono per mancanza di cure adeguate e sostenibili. L’aspettativa di vità in un quartiere benestante di San Paolo, in Brasile, è di 79 anni, mentre è di soli 54 se ci sposta in un quartiere piu’ povero
  • Gli uomini guadagnano il 50% in piu’ delle donne e guidano l’86% delle aziende. Il lavoro di cura domestica delle donne vale 10 trilioni di dollari l’anno, 43 volte il fatturato di Apple

Oggi nel mondo 26 super ricchi possiedono da soli la ricchezza di 3 miliardi e 800 milioni di poveri. La fotografia scattata dalla Ong britannica Oxfam alla vigilia del Forum finanziario di Davos, è ogni anno piu’ impietosa e individua un trend in costante crescita. Solo l’anno scorso ad accumulare tutte quelle ricchezze erano in 43.

Secondo i dati dell’Ong i bambini esclusi dall’istruzione nel mondo sono 262 milioni, mentre ogni giorno 10 mila persone muoiono per mancanza di cure adeguate. Basterebbe una tassazione dello 0,5% sulle ricchezze dell’1% dei paperoni del pianeta per strappare dalla poverta estrema 117 milioni di persone, ma le politiche fiscali dei governi sembrano andare nella direzione opposta.

Al Forum finanziario di Davos, anche quest’anno i convitati di pietra si chiamano, dunque, redistribuzione della ricchezza e povertà estrema. Se è vero che l’uomo piu’ ricco del pianeta, quel Jeff Bezos proprietario del colosso Amazon, guadagna da solo ogni anno 112 miliardi di euro e che l’1% di questa enorme cifra basterebbe a soddisfare il fabbisogno sanitario di 105 milioni di cittadini eritrei, ad esempio.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Allarma anche la situazione italiana, alle prese con la prossima introduzione di misure come il reddito di cittadinanza. Nel 2018 la forbice tra italiani ricchi e poveri si è allaragata di molto: il 20% più ricco detiene il 72% della ricchezza nazionale contro il 66% di un anno prima, mentre il 60% più povero deve accontentarsi del 12,4%, ancora meno del 14,8% di 12 mesi fa.

POLITICHE FISCALI INSUFFICIENTI

La concentrazione sempre maggiore di una quota enorme della ricchezza globale nelle mani dell’1% piu’ ricco del pianeta è in crescita dal 2011, mentre cala il tasso annuale di riduzione della povertà estrema: se tra 1990 e il 2013 il numero delle persone che vivono con 1 dollaro e 90 centesimi al giorno era calato drasticamente, oggi la riduzione si è fermata. Anzi, tra il 2013 e il 2015, è spuntato un segno meno di fronte al 40% registrato da Oxfam.

Di fronte a un quadro cosi desolante, Oxfam punta il dito contro le politiche dei governi del tutto insufficienti in termini di redistribuzione della ricchezza e fiscalità generale.

«Non dovrebbe essere il conto in banca a decidere per quanto tempo si potrà andare a scuola o quanto si vivrà – ha detto Winnie Byanyima – Eppure è proprio questa la realtà in gran parte del mondo, spesso anche grazie a trattamenti fiscali privilegiati».

Secondo l’Ong britannica, solo 4 centesimi per ogni dollaro raccolto dal fisco (dato aggiornato al 2015) proviene da imposte sul patrimonio, compresa la tassa di successione. A fronte di cio’, Sanità e Istruzione continuano ad essere settori gravemente sotto finanziati, con la conseguenza che i poveri sono di fatto esclusi dai servizi di base.

Nei Paesi ricchi, in media, l’aliquota massima dell’imposta sui redditi delle persone fisiche è passata dal 62% nel 1970 al 38% nel 2013 (nei Paesi definitivi in Via di Sviluppo l’aliquota è al 28%). Per 90 grandi corporation mondiali l’aliquota effettiva sui redditi d’impresa è crollata, tra il 2000 e 2016, dal 34 al 24%. Qualche esempio paradossale: in Paesi come il Brasile o il Regno Unito il 10% dei più poveri paga, in proporzione al reddito, più tasse rispetto al 10% più ricco. Ecco perché in molti paesi un’istruzione e una sanità di qualità sono diventate un lusso.

E non solo: nei Paesi in via di sviluppo un bambino di una famiglia povera ha il doppio delle possibilità di morire entro i 5 anni rispetto a un suo coetaneo benestante. Fenomeni non estranei alle città europee dove, come ad esempio a Londra, l’aspettativa di vita in un quartiere povero è inferiore di 6 anni rispetto a uno agiato.

LA DISUGUAGLIANZA DI GENERE

Disugualglianza nella disuguaglianza, le donne sono quelle che pagano il conto piu’ alto. A livello globale gli uomini possiedono oggi il 50% in piu’ della ricchezza netta delle donne e controllano l’86% delle aziende. Le donne lavoratrici, poi, guadagnano il 23% meno dei colleghi uomini, un dato che non tiene conto peraltro del lavoro di cura che le donne svolgono tra le mura domestiche. Calcola Oxfam che se il lavoro di cura delle donne fosse appaltato a una sola azienda nel mondo, questa realizzerebbe un fatturato di 10mila miliardi di dollari all’anno, 43 volte quello di Apple, la più grande azienda al mondo.

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