“Il business è fottuto se non sistemiamo il cambiamento climatico”, dice l’economista Rebecca Henderson. In questo discorso audace, descrive come il capitalismo incontrollato destabilizza l’ambiente e danneggia la salute umana – e fa sì che le aziende si facciano avanti e aiutino a risolvere la crisi climatica che stanno causando. Sentite come potrebbe apparire un capitalismo rivisitato, in cui le aziende pagano per i danni climatici che causano.
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Io abbraccio gli alberi. Ho passato gran parte della mia infanzia su un grosso ramo, il più basso di un enorme faggio rosso, principalmente a leggere e a guardare il cielo attraverso i suoi rami. Mi sentivo sicura e protetta e in sintonia con qualcosa infinitamente più grande di me. Pensavo che gli alberi fossero immortali, che sarebbero esistiti in eterno.
Ma mi sbagliavo. Gli alberi stanno morendo. I cambiamenti climatici stanno uccidendo i cedri del Libano e le foreste dell’Ovest americano. E non solo gli alberi. Dal 1988, un calore eccessivo ha ucciso più di 160.000 persone e ii cambiamenti climatici incontrollati potrebbero ucciderne ancora milioni. Come siamo arrivati a questo punto?
Ci sono molti motivi, ovviamente, ma uno dei più importanti è l’aver permesso al capitalismo di trasformarsi in qualcosa di mostruoso. Sono una convinta sostenitrice del capitalismo quando è al meglio. Dopotutto, sono un’economista e insegno in una scuola di business. Sono convinta che i mercati liberi ed equi siano una delle grandi invenzioni della nostra specie. Ma ecco l’inghippo: i mercati funzionano a meraviglia solo quando i prezzi rispecchiano i costi reali. E, al momento, i prezzi sono fortemente sproporzionati. Lasciamo che le imprese che vendono combustibili fossili, e, senza dubbio, chiunque emette gas serra, causino un danno enorme del quale non sono tenute a rispondere. E questo non è per nulla corretto.
Immaginate per un istante che le mie mani stiano stringendo una nube di elettroni del valore di 10$ di elettricità, prodotta dal carbone, che potrebbe alimentare il vostro cellulare per oltre 10 anni. Probabilmente sembra un buon affare. Ma è così a buon mercato solo perché non state pagando il danno che provoca. Bruciare carbone immette nell’aria veleni come il mercurio e il piombo, aumentando le spese sanitarie di miliardi di dollari e causando la morte di centinaia di migliaia di persone ogni anno. Emette anche enormi quantità di anidride carbonica. Quindi, un’altra parte del costo reale del carbone è il danno al clima che causerà e che sta già causando.
Le fiamme hanno distrutto oltre 400.000 ettari quest’estate in California ed enormi inondazioni hanno sommerso un terzo del Bangladesh. Centinaia di studi hanno provato a calcolare questi costi. La mia percezione di questo lavoro, e qui mi affido ai miei colleghi della School of Public Health e ai miei amici economisti, è che generare 10$ di elettricità prodotta dal carbone provoca almeno 8$ di danno alla salute umana e almeno altri 8$ di danni climatici, e forse molto di più. Quindi, il costo reale di questa manciata di elettroni non è pari a 10$. È molto più vicina a 26$.
I costi nascosti del bruciare petrolio e gas e del consumare carne bovina sono altrettanto enormi e iniqui. Tutti coloro che stanno tentando di costruire un’economia pulita devono competere con imprese fortemente sovvenzionate dalla distruzione della nostra salute e dal degrado del nostro clima. Questo non è il capitalismo a cui ho aderito. Questo mercato non è né libero, né equo. Quindi, che cosa facciamo?
La risposta “facile” è che i governi dovrebbero insistere affinché chiunque emette gas serra paghi il danno che provoca. Tuttavia, al momento, non sembrano esserci segnali che i governi siano disposti a farlo, in parte perché le aziende di combustibili fossili negli ultimi 20 anni hanno usato i loro profitti, pesantemente sovvenzionati, per negare la realtà dei cambiamenti climatici e coprire di denaro i politici che dovrebbero regolamentarle.
Quindi, ecco la mia folle idea. L’imprenditoria dovrebbe farsi avanti. L’imprenditoria dovrebbe sanare il capitalismo. Lo so. Alcuni di voi probabilmente stanno pensando: “Come no!” Non ho appena detto che le imprese sono quelle che negano la scienza, distorcono il mercato e fanno pressione sui politici? L’ho detto. Ma sanare la situazione francamente è nell’interesse del settore privato. La verità è che l’imprenditoria non ha speranza, se non saniamo il cambiamento climatico. Sarà difficile guadagnare quando le grandi città costiere saranno sott’acqua e milioni di persone esasperate migreranno verso nord se non ci saranno raccolti. Sarà difficile mantenere viva la libera impresa, se la maggior parte della gente penserà che i ricchi e i bianchi la stanno usando per distruggere il pianeta a proprio vantaggio.
Lasciate che vi spieghi com’è la situazione, in pratica. Il mio amico Erik Osmundsen ha lasciato un lavoro sicuro in un’impresa di fondi privati per diventare il CEO di un’azienda di raccolta rifiuti. Sembra un’idea un po’ bizzarra, ma Erik voleva cambiare le cose, e gestire i rifiuti in maniera diversa potrebbe ridurre le emissioni di miliardi di tonnellate. Si è scontrato subito con un problema enorme: il settore era completamente corrotto. Le aziende tagliavano i costi smaltendo rifiuti illegalmente, i regolamenti erano a mala pena fatti rispettare e le multe per le violazioni erano minime.
Erik ha annunciato che avrebbe operato in modo corretto e avrebbe alzato i prezzi per coprire i costi per farlo. Molti dei suoi vertici pensavano che fosse impazzito. Metà di loro se ne sono andati. Lo stesso hanno fatto molti suoi clienti. I suoi concorrenti lo hanno denunciato per aver screditato il settore, e ha iniziato a ricevere minacce personali. Ma la corruzione funziona al meglio quando è nascosta.
Appena Erik ha reso pubblica la situazione, le persone hanno iniziato a farsi avanti. Qualche cliente era disposto a pagare di più. I suoi investitori hanno capito che fare la cosa giusta avrebbe portato dei vantaggi. Ai dipendenti che erano rimasti è piaciuta l’idea di prendere posizione e hanno trovato tutti i modi legali per ridurre i costi. Erik ha convinto parecchi concorrenti a unirsi a lui nel rifiuto di smaltire rifiuti illegalmente ed è diventato molto più difficile per le autorità di regolamentazione, restare in disparte. Oggi, l’azienda di Erik, la Norsk Gjenvinning, è una delle maggiori imprese di riciclo della Scandinavia.
Lasciatemi generalizzare. Questi sono i quattro pilastri del cambiamento: costruire attività che stabiliscano il giusto prezzo e rimangano redditizie, persuadere i concorrenti a fare lo stesso, assicurarsi che gli investitori capiscano che c’è un profitto in tutto ciò e spingere i governi a stabilire, per legge, il giusto prezzo, così che i parassiti non possano sopravvivere. Non sto dicendo che siamo a cavallo. La situazione è alquanto disperata. Ma ci sono migliaia di imprenditori come Erik e ci sono milioni di persone come noi, e noi siamo clienti, dipendenti, investitori e cittadini.
Invece di abbandonare il capitalismo, risaniamolo, assicurandoci che i mercati siano realmente equi e liberi e che nessuno possa scaricare rifiuti su di noi e andarsene senza pagarne le conseguenze. Abbiamo le risorse e la tecnologia per risolvere il problema dei cambiamenti climatici. Insieme possiamo salvare gli alberi e salvarci a vicenda.
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