Da taglio delle tasse a dazi, la ricetta economica di Trump.
Milioni di posti di lavoro, un colpo di mannaia alle tasse e ai dazi, investimenti infrastrutture e difesa. La ricetta economica di Trump è roboante e forse un po’ utopica. Lo ha detto anche lui, promettendo di raddoppiare la crescita e creare (mantenere) la più forte economia del mondo. Un programma che necessita di molti soldi pubblici, ma che al contempo promette di ridurre il debito.
Temi forti economici annunciati in campagna elettorale, andando dritto alla pancia del ceto medio. A partire da fisco per leggero per le aziende, per ridare occupazione. Riduzione delle tasse in maniera drastica, dal 35 al 15% per le imprese, grandi e piccole. Ci sarà una crescita di lavoro come non si vedeva dai tempi di Reagan. Meno tasse anche ai lavoratori, con tagli delle imposte sia per i poveri che per i ricchi. Guerra agli accordi commerciali che, secondo Trump, danneggiano gli Stati Uniti, a partire dal NAFTA.
Ce n’è anche per l’Asia e la Cina. Le sue merci a valanga e la sua valuta, artificiosamente bassa, costituiscono concorrenza sleale. Trump minaccia di introdurre dazi al 45% contro le merci dall’Estremo Oriente. Un ritorno al passato che riguarda anche la politica energetica. Da parte investimenti per “clean energy”, sotto col petrolio. E poi 1000 miliardi di dollari per infrastrutture che non graverebbero sul debito pubblico. I fondi proverrebbero infatti in parte dai privati, in parte da finanziamenti a tassi a zero, come adesso. Questi ultimi, però, sono gli stessi che Trump critica perché drogano il mercato.
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