Obbligazioni. 3 domande al gestore | Arca Fondi SGR

Il mercato delle obbligazioni è in una fase peculiare: i tassi sono molto compressi su un insieme non trascurabile di titoli emessi non solo da paesi sovrani, ma anche su molti titoli corporate.

Oggi parliamo di obbligazioni e fondi obbligazionari, e lo facciamo con Giovanni Radicella, responsabile investimenti obbligazionari. Giovanni, ci sono tante notizie che gravitano attorno al mondo delle obbligazioni. Oggi si parla tanto di tassi molto compressi o addirittura sotto zero, una situazione del tutto nuova per tutti i libri di testo accademici. Che cosa possiamo commentare sull’attuale contesto dei mercati obbligazionari?

Buongiorno. Sì, grazie Claudio. In effetti il mercato obbligazionario è in una fase molto peculiare. I tassi sono molto compressi o addirittura negativi su un insieme non trascurabile di titoli emessi o da emittenti sovrani, come il Giappone, a cui siamo abituati da un po’, ma anche Germania e altri paesi europei dell’area core, ma anche da un sempre maggior numero di corporate, cioè di aziende di elevato standing creditizio, di elevata qualità, su scadenze medio-brevi. Sulle cause di questo c’è poco da aggiungere a quello che già è stato ampiamente detto dai vari mezzi di informazione, vale a dire una crescita economica asfittica, un’inflazione che non riesce a risalire, e politiche fiscali che non si rimettono in moto nei paesi in cui la leva fiscale potrebbe essere utilizzata. C’è solo da aggiungere, sul futuro, se è lecito aspettarsi che questo paradigma costituisca una nuova normalità, un new normal, e purtroppo questo nessuno lo può dire con certezza. Quello che si può dire è che però bisogna stare attenti, perché i mercati ci mettono poco a cambiare idee, aspettative. Per esempio, anche nel corso di quest’anno si pensava che i tassi al di là dell’atlantico, negli Stati Uniti, dove sono ancora ampiamente positivi, dovessero convergere verso lo zero perché era l’unica fonte alternativa di rendimento. Poi questo non è successo, e il mercato si è fermato anche al di là dell’Atlantico, a testimonianza appunto del fatto che bisogna essere pronti ad adeguarsi sempre alle nuove condizioni di mercato.

Giovanni, il mercato ci mette poco a cambiare idea, siamo d’accordo, però vorrei da te un commento; come guardare l’investimento obbligazionario in questo momento.

Esatto, questo è effettivamente un buon punto, perché in questo contesto, come bisogna quindi approcciarsi all’investimento obbligazionario? Io vorrei fare un ragionamento che cerca in qualche modo di proteggerci da trappole derivanti dall’essere un po’ troppo superficiali, e o dall’utilizzo di slogan fatti. E’ vero che il livello generale dei tassi entra nell’equazione per determinare le attese di performance da un investimento obbligazionario; tuttavia la relazione non è di stretta causalità, e non è così deterministica. Ci sono anche esempi del passato in cui i rendimenti erano ampiamente positivi ma poi, per esempio, il rendimento di un portafoglio obbligazionario è stato di entità inferiore a quel livello positivo. Ma ci sono anche situazioni in cui a fronte di situazioni di tassi compressi si può estrarre una performance positiva da un investimento obbligazionario su un orizzonte temporale appropriato.

Giovanni, scusami, hai parlato di rendimenti positivi per i portafogli in un contesto di tassi molto compressi. Penso che questa sia un’affermazione molto interessante per molti dei nostri clienti, e che meriti un approfondimento.

Certo, assolutamente, è una possibilità. Io ho detto che effettivamente non esiste un nesso di causalità stretta, però cerchiamo di capire come può succedere che anche in un contesto di tassi compressi si possa assistere, eventualmente, su un orizzonte temporale appropriato, ad una performance positiva da un investimento obbligazionario. Ecco, questo può succedere quando la curva dei rendimenti, anche se è a livelli molto bassi, tuttavia mantiene un’inclinazione positiva e, nello stesso momento, si applica una gestione attiva di portafoglio. Cosa voglio dire? Voglio dire che quando effettivamente la curva è inclinata positivamente, anche se non si muove, tuttavia il titolo scivola verso il basso della curva dei rendimenti, rotola, quello che in gergo si chiama roll dow dei titoli… questo permette quindi di generare un guadagno in conto capitale, e la gestione attiva può aggiungere valore al rendimento del portafoglio in quanto, vendendo questi titoli che nel frattempo sono diventati, al rendimento, ancora più compressi o negativi, può reinvestire le cedole che nel frattempo ha incassato, e i proventi di questa vendita in profitto, in titoli che hanno di nuovo una scadenza uguale a quella iniziale. A tutto questo aggiungiamo anche che la gestione attiva, anche di portafogli con benchmark, può non replicare esattamente il benchmark, e quindi, per esempio, può evitare sin dall’inizio di mettere in portafoglio dei titoli che abbiano un rendimento negativo, cosa che un qualsiasi risparmiatore già di suo non farebbe, perché prestare soldi, denaro ad un’azienda, per quanto di elevato standing creditizio, a tasso negativo è contro intuitivo. Quindi, in questo contesto, una situazione all’apparenza negativa o pessimista, diventa comunque un’opportunità per aggiungere valore grazie alla gestione attiva, che permette ad un portafoglio obbligazionario di adeguarsi sempre nel continuo alle migliori opportunità presenti sul mercato.

Giovanni, sintetizzerei il tuo intervento sottolineando l’importanza della gestione, della buona gestione attiva, se mi consentite, che consente di superare, di attraversare con maggiore serenità tutti i contesti di mercato, anche quello attuale.

Altri post che potrebbero interessarti

Ottimizzato da Optimole