Ventotene, vertice tra Renzi, Merkel, Hollande. Cosa chiede il premier alla Germania

Non c’è dubbio che l’incontro di Ventotene sia stato importante, almeno dal punto di vista dei contenuti. Si spera anche degli interventi. Renzi si è giocato la sua partita: più flessibilità per l’Italia, una partita a scacchi con Merkel soprattutto.

Il Ministero dell’Economia ha bisogno di 10 miliardi per mettere a posto i conti pubblici italiani. Anche perché, come ha certificato l’Istat, la crescita del PIL continua a deludere.

Da parte sua la Germania, ligia alle regole, ha risposto tra le righe al primo attacco renziano: “Il patto di stabilità dice Merkel – contiene già molta flessibilità. Va usata in modo saggio”.

Renzi a Ventotene ha un’arma in più: alla Cancelliera non conviene bacchettare l’Italia e anzi rafforza il premier italiano ed elogia il Jobs act: “un’ottima riforma” (forse è una frecciatina al presidente Hollande?). Bacchettare Roma non è conveniente: le elezioni tedesche sono alle porte e c’è bisogno di stabilità in Europa.

Però la Germania non può smettere di fare la Germania, anche dopo Brexit. Renzi lo sa benissimo, ma sta preparando il terreno per giocarsi tutto in commissione europea. Sebbene, bisogna dirlo, Berlino resta sempre un peso massimo in quel consesso.

La clausola che rende elastico il patto di stabilità è legata alle riforme.

L’Italia ha già avuto qualche margine grazie al Jobs Act (forse gli elogi della Merkel avevano questo significato: “abbiamo già dato” o “avete già avuto” a seconda dei punti di vista). Oppure voleva dire “il governo sta facendo bene, anche se i risultati non si vedono subito”.

Ognuno si faccia la sua opinione.

Com’è noto Ecofin considera la clausola applicabile una tantum e l’Italia ha già sparato il la sua cartuccia. Ma al ministero dell’Economia la pensano diversamente. Ed è per questo che viceministro del Tesoro Enrico Morando ha pronta un’altra riforma “da fare subito”. Il governo punta a introdurre la revisione del modello contrattuale attraverso la detassazione dei contratti di secondo livello, quelli aziendali. Insomma, una nuova riforma economica, in grado di sbloccare i soldi, di convincere l’Unione e la Germania.

Tra l’altro è uno strizzare l’occhio ai cugini tedeschi perché proprio la riforma dei contratti firmata da Schroeder e Fischer, che prevedeva sconti fiscali fortissimi per le trattative condotte azienda per azienda, ha reso la Germania il paese che è oggi.

La partita di Ventotene è: la Germania non può dire di no a se stessa, al modello che ha disegnato per prima. Quindi ci verrà incontro.

Staremo a vedere. Intanto Renzi deve risolvere un piccolo problemino interno: il referendum costituzionale.

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