Turchia: cosa è successo? Quali saranno gli effetti economici e politici?

Dopo un crollo del 6% della lira turca registrato venerdì scorso, le quotazioni di ieri erano al rialzo. Segno che sui mercati è tornata la normalità, o quasi, dopo il fallito colpo di stato dell’esercito turco e il ritorno al comando (più forte di prima) di Recep Tayyip Erdoğan. Quello che interessa di più, forse, ai mercati finanziari è la stabilità politica del gigante euroasiatico.

Ecco cosa è successo.

Nella notte tra venerdì 15 e sabato 16 luglio alcuni pezzi dell’esercito turco (il secondo più importante della NATO per numero di soldati, dopo quello USA) hanno tentato un colpo di stato contro il governo e il presidente Erdoğan. Sarebbe stato il quinto della storia del paese.

Questa volta, però, il golpe è fallito. Le notizie giunte da Ankara (la capitale) e Istanbul (la città più popolosa e importante) sono state spesso confuse e approssimative. Il New York Times ha elencato una serie di punti per capire meglio la situazione del paese sospeso tra Europa e Asia.

I protagonisti

  • L’esercito turco.
    In Turchia l’esercito è sempre stato il garante della laicità dello stato, fin dai tempi dal fondatore dello stato turco moderno: Mustafa Kemal Atatürk. Dagli anni Sessanta a oggi, i l’esercito ha realizzato con successo diversi colpi di stato, ripristinando sempre la Democrazia e cedendo il potere al popolo.
  • Il presidente Recep Tayyip Erdoğan
    Il discusso (in occidente) presidente turco è membro del Partito per la giustizia e lo sviluppo (AKP), di orientamento conservatore e islamista. All’interno del paese è molto apprezzato e potente (vince le elezioni con percentuali bulgare) ma è anche fortemente osteggiato dai suoi oppositori, che lo accusano di governare in modo dittatoriale e di voler “islamizzare” la Turchia e la società turca (tendenzialmente laica).
  • L’avversario Fethullah Gülen
    È un religioso islamico ed ex alleato di Erdoğan. Allontanato dal presidente e accusato in più occasioni di essere nemico della Turchia, vive da diversi anni in esilio autoimposto negli Stati Uniti. Gülen è promotore di una visione più liberale dell’Islam e, secondo Erdogan, è lui il vero mandante del golpe. Gülen dal canto suo ha negato qualsiasi coinvolgimento nel colpo di stato.

Conseguenze

Sabato mattina Erdoğan è tornato a Istanbul (più forte di prima): ha parlato dall’aeroporto della città e ha accusato “una minoranza di membri delle forze armate” di avere tentato un colpo di stato, aggiungendo che i responsabili “l’avrebbero pagata a caro prezzo”. In precedenza aveva sostenuto che venerdì i golpisti avevano tentato di ucciderlo mentre si trovava a Marmaris, una città costiera sul Mediterraneo. Nel tardo pomeriggio Erdogan si è di nuovo fatto vedere a Istanbul.

Almeno 265 persone sono morte negli scontri: di questi, 161 sono civili, e 104 sono definiti “golpisti” (quindi probabilmente soldati). Anche 20 dei civili morti sono definiti “golpisti” dal comunicato. Quasi tremila membri dell’esercito sono stati arrestati, e oltre 2.700 giudici sono stati rimossi dal loro incarico.

Angel Merkel ha dichiarato: se la Turchia reintroduce la pena di morte, può dimenticare di entrare in Europa.

Caos sicuramente per un po’ di tempo. Il che non fa bene alla regione mediorientale. Nè all’Europa.

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