Italia: la grande bellezza | Mercati Che Fare

L’ Italia di cui essere orgogliosi c’è: creativa, versatile, capace di produrre ricchezza puntando su qualità e innovazione. Il mercato chiede un cambio di passo e aumenta la consapevolezza che, per crescere, bisogna pensare in grande. Ospite Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison.

La buona notizia della settimana è il PIL italiano che, nel trimestre, continua a crescere. C’è veramente fermento nel paese?

Rispetto alle previsioni di soli pochi mesi fa delle organizzazioni internazionali, i risultati sono in miglioramento. Come minimo, al momento, ci si attende un 1,5% annuo nel 2017, ma le previsioni sono incoraggianti anche per di più. Infatti, l’1,5% è già stato acquisito con 3 trimestri soli.

Tradotto in soldoni, per tutti, questo cosa significa?

Il PIL fotografa una situazione già in evoluzione, sia per la domanda che per l’offerta. La produzione industriale sta andando fortissimo; nell’ultimo trimestre è stata la migliore tra i grandi paesi europei. Questo significa una grande ripresa dell’industria.

C’è poi anche una dinamica molto positiva dei servizi; basti pensare al boom del turismo, sia esterno che interno. E non è dato, per esempio, solo dal fatto che gli attentati in altre nazioni abbiano spostato il turismo in Italia. C’è proprio un aumento dell’offerta turistica, unito ad un grosso boom delle città d’arte. Inoltre, c’è attenzione crescente per l’enogastronomia, e per i viaggi ad essa collegati.

Insomma, si sta ridando all’Italia il ruolo che deve avere: vivere delle sue tipicità quali turismo, cultura ed impresa capace di lavorare bene.

Ma come stanno evolvendo le aziende italiane? Sono pronte per la Borsa? Una cosa come il progetto Elite, recentemente presentato in Borsa Italiana, è piaciuto? Servirà? Riusciranno le imprese a sganciarsi, almeno un po’, dal sistema bancocentrico italiano?

Piazza Affari chiama, le imprese rispondono. A Palazzo mezzanotte si sente parlare una lingua nuova, più internazionale. Amplificata da un imponente battage mediatico, si sta diffondendo anche al di fuori delle mura di Borsa Italiana.

“E’ giusto guardarsi attorno ed evolversi. E, se ci sono degli altri mezzi, sfruttarli. Ed andare sui mercati esteri.” “L’idea che piccolo è bello, come negli anni ’80, oggi non funziona.” “Bisogna guardare ad un panorama imprenditoriale e ad un mercato molto più ampio.” “C’è la necessità di lavorare in squadra, confrontarci, ed avere un processo di osmosi tra le informazioni che arrivano. Oggi, avere informazioni significa poter accelerare i processi decisionali nelle aziende.”

Il  mercato è cambiato, parola di imprenditori italiani, e queste erano solo alcune delle voci presenti alla presentazione del progetto Elite. Alle PMI è richiesta una specializzazione sempre maggiore; al contempo, una capacità crescente di pensare in grande, di rivedere la propria idea di governance aziendale. Per farlo, è necessario andare oltre il sistema di finanziamento tradizionale.

“L’accesso a fonti alternative di finanziamento è fondamentale, e noi puntiamo a questo.” “Siamo curiosi di vedere quali siano questi finanziamenti; siamo qui per imparare.” “Quotazione, bond, minibond… vogliamo accedere alla finanza straordinaria.” “Il mercato azionario della Borsa è il più veloce, ed il principale.”

Per accompagnare le aziende verso il mercato dei capitali, è quindi operativo da 5 anni il programma Elite. Vi hanno aderito già 600 realtà imprenditoriali tra le migliori del Paese. Elite serve a supportarle nel loro percorso di crescita. Questo significa non solo dargli un’idea di quelli che sono gli strumenti finanziari che hanno a disposizione per crescere, ma anche supportarle ogni giorno nel loro fare business.

Le aziende che seguono il programma Elite arriveranno, se vorranno quotarsi in Borsa, ad essere più attrezzate a gestire la relazione col mercato. Lo scopo è farle crescere più rapidamente, farle diventare più competitive cl mercato globale, che non aspetta nessuno.

Il mercato non aspetta nessuno, appunto. Le imprese italiane devono diventare più in grado di competere con le omologhe straniere…

Senza dubbio la crescita dimensionale è un fattore vincente. Ma è una cosa che sta accadendo da tempo. Le imprese medio-grandi stanno crescendo verso l’alto, e lo stesso stanno facendo le PMI. L’export italiano di prodotti industriali è secondo in Europa solo alla Germania. E se si levassero le microimprese, saremmo comunque secondi. Quindi, le PMI, come struttura di base, funzionano. Le grandi imprese italiane, quelle con più di 250 addetti,d a sole esportano più di tutta l’industria spagnola. E la stessa cosa fanno tutte le PMI italiane.

Questo processo, quindi, è già in corso, Certamente, nuovi strumenti finanziari e di credito sono importanti. E lo sono perché il settore del credito è abbastanza in difficoltà in Italia, e ci saranno anche restrizioni all’erogazione del credito, secondo le direttive, ancora incomplete, della vigilanza bancaria europea. Ma, se piove di quel che tuona, le restrizioni al credito potrebbero essere severe. Speriamo che le istituzioni facciano quadrato su questo punto. E’ sciocco essere punitivi sui titoli di stato detenuti dalle banche quando ancora non si è fatto niente sui derivati detenuti dalle banche.

E’ bene ricordare che i titoli di stati italiani sono più che onorabili. Ovviamente, grazie all’avanzo statale primario cumulato, il più grande d’Europa. Si tratta di 700 miliardi di euro prima degli interessi. Possiamo quindi pagare cash gli interessi agli investitori stranieri. Molte altre nazioni non possono.

Oltre tutto, se le banche hanno i denari per comprare bond, è perché hanno i depositi delle famiglie. Quindi le banche possono comprarne molti. Non si capisce, perciò, perché penalizzare i titoli di stato quando i derivati non sono presi in considerazione.

Tornando alle imprese italiane, la burocrazia è ancora decisamente troppa, come dice la CGIA di Mestre. Nonostante tutto, continuano a crescere ed a far bene. L’Itala è una nazione di distretti, oltretutto

Girando per i distretti si ha modo di respirare la loro aria. E la Fondazione Edison ha realizzato un film sulla realtà manifatturiera italiana. Lo ha fatto perché la divulgazione video è più immediata di libri e convegni.

Nei distretti si vede l’ingegnosità e la creatività della manifattura italiana. Si possono apprezzare le tradizioni, prima artigianali, adesso industriali. Si può apprezzare lo sforzo di innovazione. Il piano industria 4.0, infatti, sta cambiando faccia alle fabbriche. Una volta completati gli investimenti, sgravati fiscalmente dal piano, molte industrie avranno cambiato faccia. Anche le PMI. Gli sgravi fiscali previsti dal piano arrivano fino al 250% degli investimenti.

Questi incentivi molto importanti hanno stimolato la domanda di beni di investimento e di tecnologia. Quindi, con i dati completi annuali, dovremmo vedere che gli investimenti avranno contribuito molto alla crescita del PIL. L’onda lunga dovrebbe proseguire anche agli inizi del 2018.

Per le imprese significa addirittura far interfacciare le macchine tra di loro. Saranno quindi richieste nuove figure professionali. Non è quindi detto che la digitalizzazione consumi posti di lavoro ma, anzi, dovrebbe e potrebbe crearli. Di conseguenza, ci deve essere uno sforzo formativo nel creare forze professionali per un sistema manifatturiero moderno.

Quindi, in definitiva, bisogna essere sempre più ottimisti su questo Paese?

L’economia reale della nazione è una delle più vitali al mondo. L’italia ha la seconda manifattura in Europa dopo quella tedesca. In agricoltura la posizione è al top per valore aggiunto; abbiamo decine di prodotti in cui siamo primi o secondi produttori europei. Ben 844 prodotti sono Made in Italy, da podio mondiale dell’export.

L’ottimismo c’è perché, a questi elementi di forza si aggiunge un turismo che è in nettissima crescita. L’Italia, infatti, è nella top list delle destinazioni desiderate.

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