Fondi immobiliari in crisi a causa delle Poste

Parliamo di sicurezza del risparmio a partire dalla vicenda dei quattro fondi immobiliari collocati una decina di anni fa sul mercato da Poste Italiane. Allo studio un possibile risarcimento.

Cosa è successo

Prima la crisi e lo scandalo delle banche. Ora tocca ai fondi immobiliari. Non trovano, insomma, pace i risparmiatori, sempre più traditi da forme d’investimento considerate sicure e poi rivelatesi a rischio. Scoppia la vicenda di 4 fondi immobiliari. Alfa, Europa Immobiliare Uno, Obelisco e Invest Real Security. Fondi venduti da Poste ed altri collocatori nel periodo 2002 – 2005. A fare investimenti ad altissimo rischio senza saperlo, non solo piccoli risparmiatori e pensionati, ma anche i dipendenti postali, con perdite che arrivano anche all’80% dell’investimento.

Il crollo dei fondi è dovuto soprattutto alla crisi che ha investito il settore immobiliare, e che ha coinvolto i fondi immobiliari che hanno come obiettivo di raccogliere denaro attraverso la vendita di quote ai risparmiatori, e con il ricavato finanziare, comprare, ristrutturare immobili di vario tipo, per poi venderli per macinare guadagni e girarli anche ai risparmiatori. Tutto ciò però non è avvenuto. In pratica sono stati venduti prodotti che non sarebbero dovuti finire nel portafoglio di piccoli risparmiatori perché ad alto rischio.

Una ulteriore vicenda che scuote il mondo del risparmio, ma che chiama in causa non solo coloro che hanno collocato le quote di fondi immobiliari, ma soprattutto coloro che in questi anni dovevano vigilare sul mercato, come Banca d’Italia e Consob.

I titoli sono illiquidi, scarsamente vendibili, a lunghissima scadenza. Essendo fondi immobiliari hanno ‘un’oscillazione molto forte. Sicuramente il piccolo risparmiatore questo non lo vuole  (o non lo voleva). Sono fondi di quando c’era un’altra normativa, ma la questione e più complessa. Il rinvio della normativa sulla maggior trasparenza dei fondi è sbagliato.Ed è sbagliato perché l’Europa non trova l’accordo al suo interno. Anche il rinvio al 2018 della direttiva MIFID II da parte europea è sbagliato.

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