*************
Esistono infatti diverse tipologie di titoli di stato. Innanzitutto ci sono quelli più noti, quelli più diffusi , i BTP, cioè dei titoli a tasso fisso che pagano ogni sei mesi una cedola, e che hanno durate che possono arrivare anche a 50 anni.
Quando compro questi titoli so che ricevo una cedola fissa, ma so anche che il prezzo può variare nel corso del tempo.
Ma lo stato emette anche titoli a breve scadenza, che non hanno cedole, che pagano solo un differenziale di prezzo, come i BOT o gli zero coupon, i CTZ, oppure emette anche dei titoli a cedola variabile, cioè titoli che pagano semestralmente una cedola che varia nel tempo
E in particolare, negli ultimi anni, sono diventati gran moda i titoli collegati all’inflazione, sia quella europea sia quella italiana.
Il più noto è il BTP Italia; l’ultimo arrivato invece è il BTP futura, ovvero un titolo che paga una cedola che cresce nel corso del tempo in base a come crescerà il PIL dell’Italia stessa.
]]>I btp cosa sono ovviamente lo sai, e non te lo racconto io, ma ci soffermeremo su due aspetti importanti della questione. Conviene investire in btp e quali rischi ci sono dietro a un acquisto di un titolo di stato.
Partiamo dal rendimento. E’ notizia recente che i btp, almeno quelli decennali, hanno una performance che va dal 2 al 2 50 per cento; poi l’oscillazione cambia giorno per giorno in base allo spread eccetera, però più o meno siamo in quel range lì. Ora, in un altro contesto di mercato questi rendimenti sarebbero stati ridicoli. Oggi sono abbastanza alti se pensi che, come vedremo più avanti in questo stesso video, il bund per esempio rende 0, ma ci sono dei rischi da non trascurare. Uno di questi è il cosiddetto default, o downgrade meglio, implicito. Cosa significa questa espressione?
La scorsa settimana Moody’s ha confermato il rating dell’Italia, quindi di fatto non l’ha declassata. Noi oggi siamo a livello poco superiore al junk bond, quindi a titoli spazzatura. Non ci siamo ancora arrivati e spero che non ci arriveremo mai, ma il mercato ci tratta già come se fossimo junk bond, come se i btp fossero carta straccia. Vuoi una prova? La vedi questa slide? Praticamente il rendimento del btp è doppio rispetto a quello di un titolo spagnolo o di un titolo portoghese. Quindi, sostanzialmente, è come se avessimo avuto, appunto, una sorta di downgrade virtuale.
Ciò nonostante direi che un tasso del 2 per cento, del 2 e mezzo per cento è interessante, quindi vale la pena, forse, di acquistare btp, e una parte dei miei soldi sui btp li metterei per quattro ragioni che ora ti illustro.
Il primo motivo è l’atteggiamento ultra prudente da parte delle banche centrali. La BCE l’ha già detto: tutto il 2019, e forse anche oltre, i tassi saranno mantenuti ai livelli attuali, quindi sostanzialmente a zero. La fed ha detto che probabilmente, se l’economia americana dovesse rallentare nel 2020, ci sarà un ribasso dei tassi di interesse, una cosa che fino a poco tempo fa era veramente assurda da immaginare, quindi questo atteggiamento ultra espansivo delle banche centrali favorisce ovviamente l’investimento che rende un po’ di più, perché se i tassi sono a 0, uno qualche alternativa la deve pur trovare.
Il secondo aspetto riguarda il rendimento dei bund. Il bund è un titolo risk free, però è anche un titolo return free, nel senso che ormai ha un rendimento veramente bassissimo. Io credo che sia un controsenso che le persone investano per conservare il capitale. La protezione del capitale è un elemento fondamentale, ma poi bisogna avere un rendimento. Ora, se il bund è in quella situazione lì, è difficile pensare che gli investitori accettino di non guadagnare nulla dai propri soldi, e magari perderci anche se si ha un minimo di inflazione, per cui i soldi si sposteranno verso attività finanziarie più redditizie, e tra queste magari i treasuries americani, che però per noi hanno rischio di cambio, ma soprattutto i btp.
Poi abbiamo ancora due aspetti, il cosiddetto flight to quality, cioè la ricerca della qualità da un investimento. Qualità che ovviamente il btp non garantisce al cento per cento, se no non avrebbe una resa così alta rispetto a quello che offrono gli altri bond. Però il flight to quality fa sì che gli investitori si spostino in una zona grigia. Da un lato abbiamo il bund che non rende niente; dall’altro lato abbiamo le azioni, ma anche i bond spazzatura, gli high yield, e queste cose qua che rendono molto, ma hanno anche dei rischi di default notevoli. Il btp va a raccogliere tutti quegli investitori che da un lato vogliono la certezza di una cedola, ma non vogliono nemmeno correre delle avventure finanziarie troppo spinte, per cui tutto lo scenario che abbiamo visto spinge verso l’acquisto di btp.
L’ultimo elemento di cui voglio parlarti è l’inflazione. I btp patiscono la cosiddetta inflazione in attesa, cioè se domani mattina scoppiasse l’inflazione, il btp perderebbe, perché per effetto dell’equazione di fisher, i tassi di interesse risalirebbero per compensare l’inflazione, e questo farebbe scendere il prezzo dei btp.
Ora, siccome l’ambiente inflazionistico è controllato non solo perché l’obiettivo delle banche centrali è di contenere l’inflazione, ma anche perché l’inflazione non c’è, od è comunque molto bassa, direi che tutto questo depone sicuramente a favore di un investimento in btp.
Come persona indipendente nei suoi giudizi è anche mio dovere, però, metterti in luce dei possibili rischi. Il principale riguarda il fatto che il rapporto debito/pil è altissimo. Noi siamo il secondo, anzi il terzo paese al mondo per rapporto debito/pil. Davanti a noi ci sono solo il Giappone e la Grecia, quindi quali possono essere i rischi per chi investe in btp? Beh, direi 2.
Il primo si chiama haircut. Vuol dire che lo Stato non è in grado di rimborsare completamente il debito, e quindi ne taglia una parte. Tanto per scendere nel pratico, tu immagina di aver investito 100mila euro in btp e di averne indietro novantamila, oppure 80.000, perché una quota viene decurtata in quanto lo Stato dice “io sono in una situazione di asfissia finanziaria, non riesco più onorare i debiti che ho, l’impegno che ho preso con te”. Questa è l’ipotesi secondo me più probabile, che magari non si verificherà mai, però è bene metterla in conto, perché se la situazione dovesse peggiorare, e la liquidità che oggi si riversa sui btp dovesse mancare, lo Stato dovrebbe ricorre verosimilmente a una di queste ipotesi.
La seconda riguarda l’allungamento delle scadenze. E’ una scelta che altri stati hanno fatto. Penso ad esempio all’Argentina nel 2001-2002, quando con concambiò i titoli che sarebbero scaduti di lì a pochi anni con titoli nel 2033, 2038, adesso non ricordo bene la data, ma comunque una durata veramente molto, molto estesa.
Come ti dicevo, io credo che se le cose dovessero andare male, l’haircut è più probabile, perché questo permetterebbe comunque di mantenere in piedi un debito decurtato, e perché oggi per lo stato è un po’ un problema andare ad allungare le scadenze, nel senso che l’ha già fatto. Tu considera che la durata media, nel 2018, secondo le fonti del MEF, del debito pubblico italiano, era di 6 anni e 9 mesi. Quindi lo Stato già fatto un bel lavoro preventivo. Tra l’altro, oltre ad aver allungato la durata dei titoli, ha cercato di sostituire i btp ai cct, in modo tale da non avere un debito agganciato alla dinamica dei tassi di interesse a breve termine, quindi di dare più stabilità.
Quali possono essere i consigli per un investimento efficace in btp? Beh, anzitutto qualche btp in portafoglio mettilo. Ora io non so quali sono i tuoi obiettivi d’investimento, qual è la tua tolleranza al rischio e così via, però una quota di btp in portafoglio sicuramente la puoi avere, magari crea un mix tra btp normali e btp indicizzati all’inflazione, non tanto perché è probabile che esploda un fenomeno inflazionistico, quanto piuttosto perché rendono di più. Se tu vai un po a googlare, troverai di btp e/o i btp Italia che rendono parecchio. Quindi, perché non approfittarne?
Stai su durate medie, non andare a comprare btp molto lunghi, perché più allunghi la scadenza, più ti metti in casa una certa volatilità, ed esiste un punto critico, che secondo me sta tra i 3 e 5-7 anni, superato il quale il rendimento non compensa lavorativi la volatilità che ti metti in tasca, quindi è vero che tu aumenti il rendimento, ma aumenti anche la rischiosità, un po’ come quando viaggi in automobile… superato una certo livello di velocità, il rischio di bocciare supera il beneficio che si ha in termini di tempo risparmiato per arrivare a destinazione.
Ultima cosa… magari scegli degli Etf cosiddetti misti. Gli Etf misti sono quelli che all’interno hanno sia dei titoli di stato sia anche, per esempio, delle obbligazioni societarie.
Lo emette il Tesoro, quindi è una tranche del debito pubblico italiano. Ne viene effettuata una emissione più o meno ogni sei mesi. Questo ha la durata di otto anni, con cedola semestrale. Rispetto al BTP classico, a cedola fissa, questo ha una cedola base più un’incremento in base all’andamento dell’inflazione italiana.
Entrando nel particolare, la cedola base è dello 0,4% lordo, leggermente superiore all’emissione di novembre 2017 (ma molto inferiore ad emissioni passate, ndr). Poi c’è la componente legata all’inflazione, che la BCE sta cercando di aumentare per favorire la ripresa dell’economia. Chiaro che la componente inflattiva si riscuote se vi è un aumento rispetto alla data di emissione e di stacco della cedola. Chi lo sottoscrive in emissione non ha costi legati alla medesima. Il bonus per chi non lo vende mai per tutta la durata del BTP è dello 0,4 per mille (4 euro si 10.000 investiti, per dare l’idea).
Come tutti gli investimenti, ha dei pro e dei contro. I vantaggi sono che è indicizzato al costo della vita quindi, al di là dei rendimenti, non perde valore nel tempo, non essendo eroso dall’inflazione. Con questa caratteristica, tra l’altro, la protezione del capitale è maggiore anche in caso di disinvestimento anticipato, perché la componete inflattiva protegge parecchio anche da eventuali ribassi di mercato. Il capitale, perciò, rimane sempre abbastanza stabile.
Riflettendo sul nostro debito pubblico, acquistare BTP (Italia o normale) significa prestare soldi allo Stato. Lo stato italiano è il terzo maggior debitore al mondo dopo USA e Giappone, ma non è la terza potenza economica mondiale. Questo discorso deve far riflettere sul rapporto rischio/rendimento di questo strumento. A parte questo, non ci sono criticità particolari.
Non ci dovrebbe essere fretta ad acquistarlo perché il rendimento non è stellare, e le successive emissioni, che non potranno contare sugli acquisti della BCE, dovrebbero rendere di più per essere più attraenti sul mercato.
La risposta è stata buona, finora. Ed è una cosa positiva, perché finché lo Stato riesce a collocare il proprio debito, è una cosa positiva per i cittadini. Si tratta anche di uno strumento molto utilizzato, anche dai fondi comuni di investimento, quindi dagli istituzionali, che lo utilizzano per gestire la liquidità. Lo è molto anche dai risparmiatori, soprattutto italiani, ovviamente, Italia che una volta offriva rendimenti notevoli sui titoli di stato.
Un altro vantaggio è la tassazione agevolata, al 12,5% del capital gain, mentre gli altri asset sono tassati al 26%.
]]>