Le previsioni di crescita economica globale sono state riviste al rialzo. Per il 2018 c’è stato un rialzo; siamo al 3,3% rispetto al precedente 3%. Questo fatto segna una leggera accelerazione rispetto dal 2017; ancora più importante, una crescita record dal 2011.
Il rialzo è dettato dalle aspettative di una politica fiscale più morbida negli USA, ma anche di più forti relazioni commerciali a livello globale. Sfortunatamente, una crescita maggiore comporta un’inflazione accelerata, con un 2018 che probabilmente sorprenderà al rialzo dopo un 2017 più debole delle aspettative. Le pressioni sui prezzi aumenteranno man mano che le scorte verranno erose dalla crescita, e prezzi del petrolio più alti porteranno a costi per l’energia più elevati.
Di conseguenza, riguardo alle politiche delle banche centrali, ci si aspetta un anno leggermente più restrittivo rispetto al 2017. Dovrebbero esserci tre rialzi da parte della FED negli USA; la BCE esaurirà probabilmente il suo programma di QE; la Bank of Japan altrettanto probabilmente dovrà ridurre i propri acquisti QE nel corso dell’anno rispetto a quanto prospettato in precedenza.
]]>Janet Yellen ha annunciato che la FED introdurrà la nuova politica del Quantitative Tightening (stretta quantitativa). Essa è molto diversa dal Quantitative Easing, la creazione di nuova moneta da parte della Federal Reserve. Nel QE, la FED ha creato circa 3,5 trilioni di dollari per l’acquisto di strumenti finanziari, principalmente titoli di stato, per comprimere i tassi di interesse nell’intera economia.
La riduzione dei tassi d’interesse avrebbe spinto a chiedere prestiti, dato il costo inferiore del denaro. Il tutto avrebbe dovuto aumentare la capacità di spesa ed il denaro in circolazione, con un risultato generale positivo per l’economia.
In realtà, a seguito della crisi finanziaria, abbiamo avuto sin troppo debito; infatti, la richiesta di prestiti non è mai avvenuta, indipendentemente dai livelli dei tassi d’interesse. 3,5 trilioni di dollari sono davvero tanti soldi.
Per capirci, pensiamola così. Si pensi di spendere 20$ al secondo, ogni secondo di ogni giorno, ogni giorno di ogni mese e così via. Quanto tempo ci vorrebbe per spendere 3,5 trilioni di dollari? Circa 5.500 anni. Quindi, per terminare adesso, avremmo dovuto iniziare nell’anno 3500 A.C. Un bel po’ di tempo.
Ora che abbiamo concluso con il QE, Janet Yellen ha dichiarato che passeremo al Quantitative Tightening. Invece di immettere moneta nell’economia, la si ritira perché le cose vanno piuttosto bene. La disoccupazione è bassa, e la crescita è discreta. Ha detto che lo farà in modo così lento che sarà come vedere la vernice asciugarsi. Circa 10 miliardi al mese per i prossimi 2-3 mesi; poi 20, poi 30, quindi 40 e 50, e così via.
Se si conviene sul fatto che il QE abbia spinto in alto i prezzi degli investimenti, ora andremo verso uno scenario leggermente diverso.
]]>L’obiettivo di investimento del fondo è quello di offrire agli investitori un attraente rendimento totale; lo fa investendo in titoli immobiliari globali quotati con forti fondamentali, offrendo un reddito sostenibile e un potenziale di dividendo progressivo.
Sappiamo che le città non sono tutte create allo stesso modo. Ci sono certe città che nel futuro saranno sicuramente più forti ed importanti di altre. Ma, all’interno di questo discorso, ci sono sicuramente elementi del settore immobiliare che, anch’essi, non sono creati allo stesso modo.
Un’area che sta rivestendo un particolare rilievo, e che viene guardata con interesse, è quella dei centri dati. Sappiamo che la domanda e la creazione di dati è un trend che sta crescendo molto. Infatti, ogni due o tre anni, l’ammontare di dati prodotti attraverso le nuove tecnologie raddoppia.
Questi dati, quindi, necessitano di essere ospitati e trasferiti attraverso i centri dati. Questi ultimi, a loro volta, necessitano di essere localizzati sia all’interno che alla periferia delle città più forti ed importanti.
Quel che si osserva è una domanda molto forte da due industrie in particolare. La prima è l’industria del gioco d’azzardo; la seconda, quella che fa riferimento all’HFT, cioè il trading ad alta frequenza, o High Frequency Trading.
C’è una marcata riduzione nella latenza della risposta tra due computer, e c’è la necessità di avere a disposizione le super-autostrade dell’informazione. Queste sono le istanze che stanno guidando la domanda di dati. Di logica conseguenza, bisogna essere posizionati nelle città più grandi ed importanti. Ma, come evidenziato, bisogna essere posizionati all’interno dei settori che contano, e che conteranno, nelle città del futuro.
]]>Gli investimenti sostenibili sono diventati più importanti negli ultimi anni per le persone che investono, ovunque. Ma c’è ancora parecchio da fare prima che la maggioranza riconosca gli investimenti sostenibili come un efficace mezzo per avere un impatto positivo sul mondo.
Questo è uno dei takeaways generali del Global Investor Study di quest’anno. Le tendenze qui identificate indicano che gli investimenti in fondi sostenibili continueranno a crescere. L’ulteriore crescita può essere incoraggiata chiudendo il divario attuale della conoscenza intorno a come questi tipi di investimenti possono ottenere due cose: un profitto potenziale ed un impatto positivo.
Le percezioni circa gli investimenti sostenibili stanno cambiando. Più di tre quarti (78%) delle persone si sentono di investire in modo sostenibile per loro; quasi due terzi (64%) hanno aumentato gli investimenti sostenibili rispetto ai cinque anni fa.
L’investimento sostenibile deve ancora entrare pienamente nella coscienza pubblica come mezzo per realizzare un impatto positivo. In tutto il mondo, le persone mostrano comportamenti sostenibili nella vita quotidiana. Si va dal 72% di chi spesso riduce o ricicla i rifiuti domestici, al 44% di chi spesso acquista cibo biologico; l’investimento sostenibile, però, sembra essere meno compreso. Solo il 42% degli intervistati sceglie fondi di investimento sostenibili rispetto ad altri tipi di fondi per contribuire a una società migliore.
I Millenials hanno maggiori probabilità di valorizzare e investire in fondi di investimento sostenibili. Il 52% dei Millennials spesso o sempre investe in fondi di investimento sostenibili. Lo fa rispetto al 40% della Generazione X e al 31% dei Baby Boomers.
I paesi che mostrano comportamenti più sostenibili sono anche più propensi ad investire in fondi sostenibili. I primi cinque paesi in base al tasso di persone che esibiscono comportamenti sostenibili mostrano una media del 65% di investitori in modo sostenibile, mentre gli ultimi cinque mediamente una media bassa del 27%.
Le persone desiderano migliorare le loro conoscenze sugli investimenti che hanno un impatto positivo. L’area più elevata è quella degli investitori che vogliono saperne di più (31%).
Le persone provenienti dalle Americhe hanno maggiori probabilità di investire in maniera sostenibile, meno quelle europee. In media, circa la metà delle persone americane (47%) spesso o sempre investono in fondi di investimento sostenibile, contro solo il 37% delle persone provenienti dall’Europa.
L’intero report di Schroders è scaricabile qui.
]]>Abbiamo recentemente pubblicato l’ultima edizione dell’indice Schroders Global Cities, e hanno introdotto un nuovo fattore, cioè le università.
L’indice utilizza un certo numero di fattori per identificare le città più economicamente vibranti del mondo. Per esempio, la popolazione di età superiore ai 15 anni; il reddito disponibile disponibile mediano; la classifica universitaria; le vendite al dettaglio e la produttività. Le città sono quindi classificate nell’indice per fornire una panoramica su dove si trovano alcune delle più grandi opportunità immobiliari mondiali. Circa 160 città formano l’indice completo.
Per chi vuole investire nel settore immobiliare, le 10 migliori opportunità mondiali sono Los Angeles, Londra, Boston, Chicago, New York, Hong Kong, Houston, Melbourne, Singapore, Shangai.
Si pensa che sia essenziale che si abbiano università di classe mondiale nelle città, contribuendo così alla vivacità e alla crescita dell’economia della città medesima.
L’ultima edizione della graduatoria vede una serie di città asiatiche molto forti, come Shanghai e Hong Kong, che continuano ad essere tra le prime dieci. Poi ci sono altre città forti in Occidente; le città costiere negli Stati Uniti, come Los Angeles e Boston, stanno davvero dominando le posizioni migliori. In termini di prospettiva, si continua a credere che sia che le città orientali che quelle occidentali possano dominare lo Schroders Global Cities Index
Ciò è dovuto sia alla dimensione che alla scala di queste città dal punto di vista demografico; ma anche alla ricchezza che viene generata in queste città. Questo è ciò che si pensa sia fondamentale per la crescita immobiliare, che è veramente il nirvana per l’investimento immobiliare.
]]>I fattori ESG sono quelli ambientali (Environmental), sociali (Social) e di governo (Governance). L’acronimo ESG è composto da queste tre parole, che a loro volta racchiudono tre distinti universi di sensibilità sociale. Il primo è quello dell’ambiente. Quindi, rischi quali i cambiamenti climatici, le emissioni di CO2 (biossido di carbonio), l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, gli sprechi e la deforestazione. Il secondo include le politiche di genere, i diritti umani, gli standard lavorativi e i rapporti con la comunità civile. Il terzo è relativo alle pratiche di governo societarie, comprese le politiche di retribuzione dei manager, la composizione del consiglio di amministrazione, le procedure di controllo, i comportamenti dei vertici e dell’azienda in termini di rispetto delle leggi e della deontologia.
E’ stato scritto ben poco riguardo l’integrazione dei fattori ESG con l’investimento in bond sovrani. Hanno provato a colmare questo gap ricorrendo all’esperienza dei loro team di investimento, ed hanno trovato delle chiare conclusioni. Per la precisione, ne hanno trovate 3. Eccole.
Viste le sfide che il mondo deve affrontare oggigiorno, integrare l’analisi dei fattori ESG negli investimenti in bond sovrani non è mai stato così importante.
]]>Negli ultimi anni, la crescita economica si è estesa e consolidata. Contrariamente a quanto ci si potesse aspettare però, non è stata accompagnata da un fenomeno inflazionistico. Questa circostanza insolita, secondo Marcus Brookes, Head of Multi-Manager di Schroders, è stata responsabile dell’alterazione dei rendimenti di diverse asset class nel mondo.
Il concetto “più bassi più a lungo”, sottolinea Brookes, vale per l’inflazione come per la crescita. Quindi anche per i tassi d’interesse. L’inflazione tuttavia sta riprendendo a salire, quindi questa politica “dovrà cambiare”. Lo hanno dimostrato le decisioni della Federal Reserve, in ottica di allontanamento dal programma di Quantitative Easing. E lo prova anche l’aumento dei tassi.
Ma basta passare da “più bassi più a lungo” a “un po’ più alti, un po’ prima”? Secondo Markus Brookes è necessario cambiare strategia d’investimento. Strutturare il portafoglio in modo da posizionarsi nei mercati emergenti piuttosto che in quelli sviluppati. E approfittare dell’aumento dell’inflazione con un’esposizione a componenti che ne possono beneficiare. Un esempio? Le materie prime.
]]>L’80 della ricchezza mondiale proviene dalle città, ma ognuna di esse ha una storia diversa.
Alcune, come quelle post-industriali, con una forte base manifatturiera, hanno meno potenziale. Nonostante siano grandi in termini di dimensione e popolazione, la loro crescita economica non ha più traini.
Il rovescio della medaglia sono città come Seattle sulla costa ovest degli USA, che rappresentano ciò che si sta cercando. Essa ha un centro di innovazione molto potente, quello che viene normalmente definito come “area dei cervelli”. Lì, istituti di ricerca e tecnologia si incontrano, e portano avanti la new economy. Si crea così un circolo virtuoso; la creazione di posti di lavoro genera attività economica, il che attira nuovi talenti in città, e ne potenzia ulteriormente l’economia.
Per dare un’idea, il PIL di una città come Seattle è stato di 231 miliardi di dollari nel 2010, e quello diviso per abitanti (pro capite) è stato pari a 74.700 dollari nel 2013. Il raffronto con gli States nel loro complesso è a favore della città dello stato di Washington. Negli USA, infatti, il PIL pro capite è di 55.836 dollari (e nel 2015).
Ancora, per dare un’idea della dinamicità di una città come Seattle, essa è la sede di aziende importanti, che tutti conoscono e che lì sono nate. Amazon, Starbucks, Microsoft (quest’ultima è a Redmond, che è un sobborgo di Seattle).
Seattle è un perfetto esempio di global city. Dove la vecchia e la nuova economia vanno di pari passo; dove c’è un ambiente perfetto per lo sviluppo di start-up, l’età media della popolazione è decisamente giovane e dove il business è incoraggiato.
]]>Quest’anno, il rischio politico si è in qualche modo affievolito, in particolare con l’elezione di Macron a Presidente della Francia. E’ un centrista, pro Unione Europea. Un grande passo in avanti ed una battuta di arresto per la populista Marine Le Pen. Ovviamente, i mercati hanno accolto positivamente questo risultato, che era quello che avrebbero maggiormente gradito prima che avvenisse. Il rischio politico, tuttavia, c’è ancora.
L’Italia, per esempio, dovrà andare incontro alle elezioni entro maggio 2018 con un Movimento 5 Stelle molto forte. Molto più nell’immediato, ci sono le elezioni alle porte nel Regno Unito.
Molti commentatori ritengono che le elezioni ridurranno il rischio perché rafforzeranno Theresa May come primo ministro, che spingerà per una soft Brexit. Giova però ricordare che ci sono circa 60 membri del partito Conservatore che sono favorevoli ad una hard Brexit. Quindi per il Primo Ministro May sarà necessaria una maggioranza superiore a 60 per avere il controllo su questo particolare aspetto.
Nel frattempo, negli USA, Donald Trump sta fronteggiando la sua dose di problemi con il presunto impeachment sia dal suo coinvolgimento con la Russia. Ciò ha evidentemente portato ad un dollaro americano più debole. Quest’ultima, questa debolezza, è qualcosa che si stava cercando da tempo. Perché? Perché si ritiene che la crescita sia stata eccessiva negli ultimi due anni. Nonostante ciò, la FED alzerà comunque i tassi, ma si pensa che il dollaro tenderà ad indebolirsi ancora in futuro.
Ciò potrebbe creare qualche problema all’euro ed allo yen, ma è certamente positivo per i mercati emergenti.
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